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L’impatto dell’AI sul Video Marketing: sperimentare di più, con meno risorse



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L’integrazione tra video marketing e AI rappresenta una delle trasformazioni più significative per il B2B così come per il B2C. Ridurre drasticamente tempi e costi di produzione, un tempo appannaggio solo di grandi aziende, consente oggi a piccoli team di competere e rafforzare la presenza digitale

Pubblicato il 18 set 2025



video marketing e AI

Per lungo tempo, il Video Marketing è stato sinonimo di produzioni complesse. Creare un contenuto significava organizzare troupe di ripresa, pianificare giornate di shooting, gestire tempi lunghi di post-produzione e affrontare costi elevati. Anche per aziende strutturate, questo approccio limitava la frequenza dei contenuti e li relegava a momenti particolari, come i lanci di prodotto.

In una delle puntate del suo podcast, The Exit Five CMO – The Unfiltered Truth About Video Marketing and AI, Dave Gerhardt – esperto di marketing B2B ed ex CMO di Drift, startup americana specializzata in Conversational Marketing – ha ricordato come la produzione video fosse spesso un freno più che un’opportunità: «Per realizzare un video servivano settimane di lavoro e risorse dedicate. Ora il processo può essere radicalmente diverso».

L’introduzione dell’AI nei flussi di lavoro segna un cambio di paradigma. Dove prima si parlava di montaggi manuali e lunghe attese, oggi i marketer possono contare su strumenti che accelerano e semplificano le operazioni. La tecnologia non elimina la fase creativa, ma automatizza molte delle attività più tecniche, liberando tempo per la progettazione dei messaggi.

Il ciclo di produzione video si accorcia

Uno dei vantaggi principali dell’integrazione tra video marketing e AI è l’accorciamento dei cicli produttivi. Holly Xiao, responsabile B2B marketing di HeyGen, ha sottolineato come «scrittura, produzione e registrazione possano essere semplificate al punto da liberare energie ed energie da dedicare alla creatività».

In passato, come ha spiegato Gerhardt, la realizzazione di un video di lancio poteva richiedere sei-otto settimane di lavoro. Un arco di tempo che spesso portava a risultati deludenti, perché la lentezza impediva di adattarsi al feedback del mercato. Oggi, invece, è possibile ridurre drasticamente la distanza tra l’idea e la sua esecuzione, trasformando la produzione in un processo agile e iterativo.

Questa rapidità consente di adottare logiche più vicine a quelle dei social media, dove i contenuti devono essere continui e adattabili. Non si tratta di abbassare la qualità, ma di moltiplicare le occasioni di contatto, creando un flusso costante di interazioni con il pubblico.

CapCut, HeyGen e i tool usati dai marketer

Il cambiamento si concretizza soprattutto attraverso l’uso di strumenti accessibili. Gerhardt ha citato l’esperienza di CapCut, app di editing che permette di montare rapidamente video registrati anche con uno smartphone, aggiungendo testi, sottotitoli e animazioni. Per molti professionisti del marketing, questo tipo di tool rappresenta la possibilità di pubblicare contenuti efficaci senza bisogno di un team tecnico.

Allo stesso tempo, piattaforme come HeyGen consentono di trasformare testi già disponibili in video professionali. È possibile partire da un articolo o da uno script e generare contenuti pronti per i canali digitali. Xiao ha evidenziato come questa capacità sia particolarmente utile per aziende che possiedono archivi di testi ma non hanno le risorse per convertirli in contenuti visivi.

Il risultato è un panorama in cui i marketer possono testare più idee e più formati senza dover affrontare le barriere economiche che un tempo frenavano la produzione.

Piccoli team, grandi risultati

La democratizzazione del Video Marketing, grazie all’integrazione di strumenti di AI, è evidente in esempi concreti. Xiao ha raccontato il caso di un’azienda di Toronto con un team di meno di quattro persone, che grazie a HeyGen è riuscita a produrre video in grado di competere con i contenuti dei grandi brand.

La differenza rispetto al passato è sostanziale. Un piccolo reparto marketing, che un tempo poteva produrre uno o due video al mese con un investimento significativo, oggi può generare decine di contenuti, declinarli per diverse piattaforme e adattarli a target differenti.

Questa capacità di “punch above their weight”, come ha detto Gerhardt, permette ai piccoli team di sfidare concorrenti più grandi sul piano della quantità e della frequenza dei contenuti, due fattori decisivi nell’economia digitale.

Come testare, scalare e migliorare i contenuti

L’altra grande trasformazione legata al rapporto tra Video Marketing e AI è la possibilità di sperimentare e migliorare in modo continuo. Gerhardt ha spiegato che i contenuti di successo nascono dalla logica dei «reps and sets», cioè dalla continuità e dalla reiterazione. «Non basta un video ben prodotto ogni sei mesi», ha osservato, «servono tanti tentativi, aggiustamenti e test».

Con i nuovi strumenti di generazione automatica, questa filosofia può diventare prassi quotidiana. È possibile produrre una grande quantità di contenuti a basso costo, analizzare le metriche di engagement e ridefinire rapidamente la strategia editoriale.

Gerhardt ha citato l’esempio dei creator di YouTube che hanno costruito la propria audience nel tempo: i loro primi video avevano poche visualizzazioni, ma la costanza e la capacità di imparare dai feedback hanno portato, con il tempo, a centinaia di migliaia di visualizzazioni. Questa stessa logica, resa più accessibile dall’AI, può essere applicata al Marketing B2B.

Impatti su budget e risorse nel Marketing B2B

La diffusione del video marketing ha conseguenze dirette sulla pianificazione delle risorse. Se prima la produzione video era una voce di budget rilevante, destinata solo a progetti specifici, oggi diventa parte della comunicazione quotidiana.

Per i piccoli team, significa poter mantenere il controllo creativo senza dover esternalizzare ogni fase. Per le grandi aziende, vuol dire poter destinare risorse a una produzione costante, alimentando canali social, siti web e piattaforme con contenuti sempre aggiornati.

In entrambi i casi, il valore non è solo nell’efficienza economica, ma nella possibilità di sfruttare l’AI per concentrare gli sforzi sulla parte che rimane insostituibile: la creatività. Come ha affermato Gerhardt, «la creatività sarà sempre il fattore decisivo per il successo di un contenuto».

L’AI, in questo scenario, non sostituisce le idee umane, ma rende più agevole trasformarle in video, riducendo barriere economiche e logistiche. La tecnologia diventa quindi un alleato per amplificare la portata della comunicazione, lasciando al marketing il compito di mantenere il legame con il pubblico attraverso autenticità e storie significative.

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