Indagini e ricerche

PMI italiane, per il 60% le soluzioni data analytics sono una priorità per trovare nuovi clienti

Crescita, export e innovazione di prodotto risultano più facili per chi investe in questi software, e metà delle piccole e medie aziende intende farlo nei prossimi 12 mesi, spiega una ricerca Microsoft-Ipsos Mori, che illustra i 3 principali usi dei dati nelle PMI. Il caso di Bruno Farmaceutici

Pubblicato il 27 Mag 2016

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Le piccole e medie imprese italiane (PMI) si dividono in due gruppi: quelle con competenze e tecnologie adatte a gestire e analizzare i propri dati, che possiamo definire “data ready”, e quelle che invece non sono in grado di aggregarli e interpretarli. E le prime sono quelle che trainano la ripresa economica dell’Italia, perché sono due volte più ottimiste sulle proprie prospettive di sviluppo e crescita a 12 mesi (46% contro 25%), e tre volte più propense a lanciare nuovi prodotti o servizi (46% contro 17%) e a operare all’estero (43% contro 17%).

Questa la tesi principale dell’indagine “PMI e nuove tecnologie: il valore dei dati”, commissionata da Microsoft a Ipsos MORI ed estesa a 6200 persone che lavorano in PMI in oltre 20 Paesi europei, con un focus sull’Italia incentrato su più di 300 dipendenti e decisori di PMI del nostro Paese che utilizzano device mobili o computer per il loro lavoro.

I dati sull’Italia sono in linea con il quadro europeo, in cui le PMI più attente ai dati risultano anche le più propense all’innovazione di prodotto (45% contro 27%) e all’internazionalizzazione (32% contro 18%).

Rispetto all’Europa, spiega un comunicato, l’Italia si distingue nel complesso per una buona capacità di gestire i dati: il 60% dei decisori delle PMI italiane crede che i dipendenti della propria azienda siano attrezzati per gestire dati e insight che emergono dai vari reparti. E i dipendenti concordano: il 66% ritiene di avere competenze e strumenti per poter beneficiare di insight aziendali, e di essere in grado di accedere in modo immediato alle informazioni e agli insight di business per rispondere alle esigenze dei clienti.

Dai dati emerge anche che il 50% delle PMI italiane ha intenzione di investire ulteriormente in data analytics, dalle soluzioni di misurazione in real-time al consolidamento dei dati trasversali a più reparti. Il 60% dei decisori aziendali reputa gli analytics una priorità per individuare nuovi clienti.

I 3 scenari: miglior rapporto con i clienti, reattività al mercato, personale “information driven”

In generale dalla ricerca Microsoft-Ipsos Mori emergono tre scenari tipici di utilizzo dei dati da parte delle PMI:

1.Attrazione di nuovi clienti e consolidamento della relazione con quelli esistenti. Costruire e mantenere la relazione con i clienti è cruciale, ma conquistarne di nuovi è la sfida più grande (49%) a cui le PMI devono far fronte nei prossimi 12 mesi. I dipendenti delle PMI italiane “data ready” si sentono molto più in grado di entrare in contatto con nuovi clienti e guadagnare nuove opportunità di business (65% contro 25%), consolidare il rapporto con i clienti esistenti (66% contro 42%), migliorarne il grado di fidelizzazione (64% contro 33%) e accedere immediatamente a informazioni e insight trasversali per rispondere meglio alle loro esigenze (77% contro 33%).

2. Creazione di team preparati per affrontare l’attuale scenario di mercato. Garantire ai team le risorse adeguate a supportare la crescita è un aspetto prioritario per il 63% dei decisori aziendali. Il 56% delle PMI “data ready” utilizzano e beneficiano della tecnologia per supportare la produttività del team di vendita, contro il 17% di quelle che non sono “data ready”. I dipendenti concordano (74%) nel ritenere che la tecnologia abbia migliorato le capacità interne. Nel complesso quindi nelle PMI “data ready” le risorse sono più preparate ad affrontare le sfide di un mondo mobile-first, cloud-first.

3. Capacità di cogliere opportunità prima della concorrenza. In generale nelle PMI in cui la spesa IT e l’attenzione alle nuove tecnologie è scarsa c’è meno confidenza e competenza nella gestione dei dati, mentre nelle aziende in cui gli investimenti IT sono adeguati è più probabile che i dipendenti siano in grado di gestire i dati (49% contro 8%). In particolare i dipendenti delle PMI “data-ready” hanno molto più accesso a informazioni e insight dalle varie aree aziendali per individuare e sfruttare nuove opportunità di business rispetto a quelli delle PMI non “data ready” (75% contro 33%).

«Azzerati i costi delle attività ripetitive, e ridotti drasticamente quelli di logistica»

La tesi di fondo dell’indagine, quindi, è che in uno scenario di continua proliferazione dei dati, anche per una PMI sia strategico gestirli, analizzarli e trasformarli in informazioni accessibili in tempo reale. Come esempio il comunicato cita Bruno Farmaceutici, azienda di Roma che produce e commercializza 41 prodotti in 10 aree terapeutiche, impiega 180 dipendenti circa e nel 2015 ha venduto 20 milioni di confezioni.

L’azienda ha puntato sulla Business Intelligence, collaborando con il Partner SMS Engineering, per adottare la soluzione di analisi dei dati di Microsoft, SQL Server e la piattaforma di collaborazione SharePoint.

L’obiettivo era far confluire dati di vendita, ordini e invii ai grossisti in un sistema di immediata consultazione, semplificando la fruizione delle informazioni, in precedenza critica per la scarsa sincronizzazione tra i diversi sistemi e la lentezza nel reperire dati chiave. L’azienda ha creato un punto unico di accesso alle informazioni e ai servizi aziendali, realizzando una Intranet basata su SharePoint il cui elemento chiave è proprio la BI per l’analisi delle vendite e l’analisi previsionale degli ordini, con successiva distribuzione di quest’ultimi sui vari magazzini di logistica.

Ora quindi l’azienda può gestire meglio il patrimonio informativo aziendale e i dipendenti possono consultare i dati in tempo reale e agire in modo ragionato e tempestivo. «In pochi anni l’overhead dovuto alle attività lavorative ripetitive, sia di calcolo che di procedure interne, è stato quasi completamente azzerato. Ora tutto il personale interno, dall’amministrazione al management, è focalizzato al controllo e alla gestione, garantendo così un effettivo e valido supporto alla rete di informazione medico scientifica – dichiara nel comunicato Francesco Altomare, Product Manager Bruno Farmaceutici -. Con l’analisi dinamica sulle vendite, siamo in grado di prendere decisioni sul nostro business in modo molto più tempestivo. Inoltre abbiamo ridotto in modo drastico i costi di logistica e dello scaduto».

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