Analisi e ricerche

Internet of Things, boom delle startup trainato dalla Smart Home

Un’analisi dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano nel mondo e in Italia evidenzia il raddoppio degli investimenti istituzionali, molte acquisizioni e nuovi incubatori. Sale l’interesse per wearable e piattaforme di integrazione, mentre le realtà italiane soffrono la difficoltà d’accesso ai finanziamenti

Pubblicato il 11 Ago 2015

Il mondo delle startup Internet of Things è in forte crescita, sia a livello mondiale che in Italia, e per avere un quadro preciso della situazione l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano – insieme a Osservatorio Startup e PoliHub – ha effettuato un’analisi su 200 startup a livello globale, di cui 152 finanziate da investitori istituzionali negli ultimi tre anni.

La maggior parte delle iniziative – avviate sia da giovani imprenditori sia da manager con esperienza in grandi aziende ICT – ha sede negli USA (67%). In Europa è il Regno Unito a ospitare il maggior numero di startup, ma anche in italia non mancano casi di successo (l’analisi cita per esempio Empatica, ParkSmart, Neuron Guard, Alyt).

Gli investitori istituzionali nutrono un crescente interesse verso l’IoT, come dimostrano l’aumento degli investimenti (+88% nel 2013, +100% nel 2014) e la nascita nel 2014 di nuovi incubatori e acceleratori dedicati. Negli USA Microsoft Ventures Accelerator ha dato vita – insieme ad American Family Insurance – a un acceleratore per il mondo Smart Home. Nel Far East SparkLab ha annunciato investimenti per 35 miliardi di dollari in questo settore.

Ma anche in Italia non si sta a guardare: per esempio Nice e Digital Magics hanno avviato un programma triennale di investimenti in ambito Smart Home & Building, e Reply ha creato un incubatore (Breed Reply) dedicato all’IoT, che ha già investito in soluzioni di Smart Home ed eHealth, basate anche su Wearable.

Oltre agli investitori, anche le grandi aziende manifestano interesse per le startup IoT con molte acquisizioni: le considerano un’opportunità di innovazione esterna che riduce i tempi di sviluppo e i rischi associati. Tra gli esempi recenti vi sono SmartThings (piattaforma per la Smart Home) da parte di Samsung, Nest (che ha sviluppato un termostato “smart”), Dropcam (videosorveglianza per la casa) e Revolv (integrazione di oggetti domestici smart) da parte di Google, ThingWorx (piattaforma software) e Axeda (fornitore di connettività e cloud) da PTC, 2lemetry (piattaforma software) e Neul (fornitore di connettività) rispettivamente da Amazon e Huawei.

Il “fascino” delle reti: mezzo miliardo per due startup

Se fino al 2013 le startup iot offrivano prodotti e servizi prevalentemente per il mercato business (B2b), nel 2014 ben il 49% delle realtà censite si rivolge al consumatore finale (B2c). L’ambito applicativo più dinamico è la Smart Home (34% dei casi individuati, +42% rispetto al 2013), coerentemente con l’interesse dei grandi player verso questo settore. Non è un caso che delle prime 10 startup Smart Home per finanziamenti raccolti ben 4 siano state acquisite (Nest, Dropcam e Revolv, SmartThings) e una (Quirky) abbia stipulato una partnership con General Electric.

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Sono inoltre molte le startup che, facendo leva sulla diffusione del Bluetooth Low energy, vendono Wearable (14%, +53% rispetto al 2013) a supporto di applicazioni per la salute (ad esempio Empatica, che ha sviluppato un braccialetto per monitorare l’epilessia), il fitness (ad esempio oMsignal, che vende una maglietta che controlla respirazione, frequenza cardiaca e calorie bruciate) e la localizzazione di oggetti (ad esempio trackR).

Negli ultimi due anni è aumentato del 28% il numero di startup che offrono piattaforme software IoT ad aziende (B2b) o developer (B2d). Si tratta di ambienti di sviluppo di applicazioni IoT che supportano varie famiglie di dispositivi hardware tramite interfacce di programmazione di alto livello (aPi) con funzionalità come cloud storage, data analytics e reportistica integrata (ad esempio Ayla Networks, ThingWorx).

Sta anche crescendo l’attenzione (cioè i finanziamenti) verso startup che realizzano reti e infrastrutture condivisibili tra più applicazioni. Un caso di successo è Silver Spring Networks, startup USA che ha ottenuto oltre 350 milioni di dollari: fornitore di reti per le Smart Grid, si sta ampliando a soluzioni di Illuminazione intelligente in chiave Smart City. Altro esempio eccellente è SigFox, startup francese che ha raccolto 148 milioni di dollari negli ultimi 3 anni, proponendo una soluzione basata su rete low-power di nuova generazione (su frequenza 868 MHz).

Startup italiane, nessuna oltre i 2 milioni di finanziamenti

Quanto alla composizione dell’offerta, il 70% delle startup offre soluzioni che includono lo sviluppo hardware, a cui si aggiunge spesso una componente software (62%) e a volte anche di servizio (8%). L’hardware, plug&play e dal design accattivante, è difatti un elemento di particolare importanza nelle applicazioni IoT, ma comporta alti investimenti iniziali di sviluppo.

Questo, vista la difficoltà d’accesso ai finanziamenti nel nostro Paese, è una delle principali ragioni del numero limitato di startup IoT italiane. In effetti tutte le startup italiane censite nella ricerca dell’Osservatorio hanno ricevuto finanziamenti inferiori a 2 milioni di euro, mentre ben il 63% delle startup finanziate all’estero ha ricevuto importi di maggior valore.

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