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L’introduzione dei braccialetti RFId all’Ospedale Buzzi di Milano rende più sicuro il match madre-bambino e agevola le relazioni con le partorienti straniere

A un anno dall’introduzione della tecnologia RFId, l’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano non solo ha reso più sicuro il…

Pubblicato il 24 Nov 2009

L’introduzione dei braccialetti RFId all’Ospedale Buzzi di Milano rende più sicuro il match madre-bambino e agevola le relazioni con le partorienti straniere
A un anno dall’introduzione della tecnologia RFId,
l’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di
Milano non solo ha reso più sicuro il match madre-bambino, ma ha
anche sortito l’importante risultato di agevolare le
relazioni con le partorienti straniere, che hanno in genere
notevoli difficoltà a farsi comprendere dal personale sanitario.
È quanto ha affermato Antonio Bonaldi, Direttore sanitario
dell’Ospedale, intervenendo di recente al Congresso
Nazionale AIDOS "Documentare in sanità: modelli stranieri e
per stranieri", che si è tenuto a Pordenone.

Il Buzzi è uno dei principali riferimenti cittadini per
l'assistenza pediatrica ed ostetrico ginecologica: ogni anno
supporta la nascita di oltre 3.500 bambini, e fornisce assistenza
a quasi 400 neonati patologici, a fronte di un tempo di ricovero
medio delle puerpere di 2 giorni. Questi numeri rendono la
corretta associazione tra madre e neonato particolarmente
significativa. Da questa considerazione è stato deciso di
introdurre, dallo scorso anno, un sistema di identificazione
tramite tecnologia RFId: lo scopo dell’applicazione è
gestire l’associazione tra madre, neonato e relativa
cartella clinica attraverso l’ausilio di
braccialetti corredati di un tag RFId, che
indossati dalla puerpera prima dell’ingresso in
sala parto e dal bambino alla nascita
memorizzano il
codice identificativo della struttura e un numero progressivo
identificativo. In questo modo è possibile tracciare e
controllare ogni contatto tra madre e neonato e garantire la
corretta associazione con la relativa cartella clinica
cartacea
, che non sempre segue immediatamente il
trasferimento del paziente dalla sala parto al nido o al reparto
di patologia neonatale.

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