Innovazione nella Pubblica Amministrazione

Pagamenti digitali verso la PA, 36 enti pronti alla scadenza di fine anno

Uno degli obiettivi dell’Agenzia per l’Italia digitale per il 2015 è consentire a cittadini e imprese di pagare in modo elettronico le istituzioni (scuole, ospedali, enti locali e regionali e via dicendo). Una parte del percorso è già stata compiuta e le Regioni sono una colonna portante: Veneto, Toscana e Marche hanno già iniziato a erogare i servizi. Maria Pia Giovannini fa il punto della situazione

Pubblicato il 12 Feb 2015

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Maria Pia Giovannini, Agenzia per l’Italia Digitale

Sono a quota 36 gli enti che aderiscono al nodo dei pagamenti SPC dell’Agenzia per l’Italia Digitale, la nuova piattaforma tecnologica che connette Pubbliche Amministrazioni e Prestatori di servizi di pagamento: cittadini e imprese potranno effettuare i pagamenti digitali a favore di 70.000 istituzioni pubbliche – scuole, ospedali, enti locali e regionali, ecc. – in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.

Come riferisce l’Agenzia per l’Italia digitale al nostro sito, l’ultima ad arerire è stata la Provincia di Trento, ma questo mese è salita a bordo anche l’Istat, mentre il 5 febbraio la Regione Marche ha cominciato a erogare i primi servizi attraverso il nodo. Bisogna infatti sapere che una cosa è l’adesione, un’altra- il passo successivo- è l’effettivo utilizzo: finora l’hanno compiuto solo le Regioni Veneto e Toscana, oltre alle Marche.

Le altre Regioni che hanno (solo) aderito sono Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Liguria, Piemonte, Basilicata, Emilia Romagna. «Piemonte ed Emilia-Romagna dovrebbero essere le prossime a partire con i servizi», spiega Maria Pia Giovannini, che si occupa di questo settore per l’Agenzia.

Le Regioni sono una colonna portante del nodo. Non solo per i servizi che possono erogare (limitati, nell’immediato), ma anche perché aiuteranno i Comuni a fare questo passo. Gli aderenti sono al momento i Comuni di Ciriè, Feltre (pionieri), Lissone, Padova, Qualiano, Rossano Veneto, San Sebastiano Curone, Vedano al Lambro, Vobbia, l’Unione dei Comuni dello Scrivia. Completano l’elenco la Provincia di Roma e quella di Trento (le sole Provincie), i ministeri Miur, Mise, Politiche Agricole, Difesa, Giustizia, Lavoro, Affari esteri. L’azienda ospedaliera di Bologna, l’Inail, l’Istat, l’Aifa (Agenzia del Farmaco), il Corpo Forestale dello Stato, la Corte dei Conti, il Parco dell’Antola.

Come si vede, un quadro variegato quanto incompleto. Un primo momento di controllo, sulla “tenuta” del nodo, sarà quando saranno attivi i servizi più utili al cittadino e quindi più richiesti.

«L’Istat si appresta a perfezionare l’adesione con l’invio del piano di attivazione dei servizi. Per quanto ci hanno anticipato, i servizi riguarderanno il pagamento di pubblicazioni e quello di forniture di dati specifici», dice Giovannini.

Sul fronte dei servizi, la differenza la faranno i Comuni. Ma qui si prospettano anche le maggiori difficoltà, visto che i Comuni sono tra gli enti meno avvezzi- finora- a digitalizzare i propri pagamenti.

Dall’ultima ricerca dell‘Osservatorio eGov del Politecnico di Milano risulta che appena il 28 per cento dei Comuni (su un campione di 247) ha attivato canali digitali di pagamento (antecedenti al nodo centralizzato).

Meno dell’1% di loro ha realizzato un’unica piattaforma per la gestione di tutti i servizi di pagamento e, se il 31% sta valutando di adottarne una, circa i due terzi non considerano questo un tema prioritario.

Il momento della verità è più vicino di quanto ci si possa immaginare. Il nodo dei pagamenti è una delle novità digitali, ad alto impatto sulla vita del cittadino, previste per il 2015. Entro fine anno, infatti, secondo la normativa, i cittadini dovranno essere in grado di pagare le amministrazioni pubbliche su molti canali, fisici e digitali, e attraverso diversi sportelli, attraverso il nodo.

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