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Coop sociali bolognesi, un progetto IoT per la teleassistenza

Con il sistema UpCare, basato sull’Internet of Things, è possibile assistere presso la propria abitazione persone anziane bisognose e persone diversamente abili in sicurezza e con un programma di gestione di patologie esistenti

Pubblicato il 10 Apr 2014

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Le cooperative sociali dell’area bolognese hanno sperimentato un sistema di teleassistenza e telemedicina basato sull’Internet of Things.

UpCare è il nome del sistema adottato, sviluppato da StageUp, associata di Legacoop Bologna, in collaborazione con il “Centro di Ricerca Avanzata sui Sistemi Elettronici – ARCES” dell’Università di Bologna.

Il progetto, che si rivolge ad anziani e soggetti fragili, prevede attraverso l’utilizzo di piccoli sensori posti nell’abitazione per l’invio di allarmi verso la famiglia e/o un centro servizi qualora si rilevino: cadute o immobilità sospette; allagamenti, incendi, fughe di gas, fuoriuscite di monossido di carbonio; scostamenti tra abitudini e comportamenti dell’assistito; comportamenti potenzialmente pericolosi; eccessi di calore, freddo, umidità, superamento di soglie critiche rispetto a parametri fisiologici (come ad esempio peso, pressione, saturazione del sangue, glicemia).

«Attraverso la prevenzione e l’assistenza su situazioni critiche e malattie, con questo progetto migliora la qualità e la durata della vita con importanti riduzioni di costi per i Sistemi Socio-Assistenziali. Per capire le potenzialità sul nostro territorio basta pensare che le oltre 22 mila persone anziane che vivono sole a Bologna (276 mila in Regione) potranno essere assistite con riduzioni di costi che toccano il 40% rispetto ad oggi», ha sottolineato il presidente di StageUp, Giovanni Palazzi.

La sperimentazione – che per 6 mesi ha visto il coinvolgimento di alcune tra le principali cooperative sociali del territorio all’interno di un progetto di Legacoop Bologna sostenuto dal fondo mutualistico Coopfond – aveva principalmente due obiettivi: avviare un rinnovamento del servizio nel comparto della cooperazione sociale in sintonia con la visione prospettica del welfare proposta dal Governo Italiano, dall’Unione Europea e dalla Regione Emilia-Romagna; e contribuire alla realizzazione della Bologna del futuro individuata dal “Piano Strategico Metropolitano”.

A tal proposito la vicepresidente di Legacoop Bologna, Rita Finzi, ha dichiarato: «Anche le cooperative sociali fanno ricerca e innovano. Con il Comune di Bologna, così come con gli altri enti pubblici, non vogliamo essere semplici fornitori di servizi. Inoltre abbiamo colto la sfida lanciata dagli Enti Locali con il Piano Strategico Metropolitano: era stato chiesto alle associazioni di fare la propria parte sui temi dell’innovazione e del welfare – ha concluso Finzi – noi abbiamo raccolto la sfida e fatto la nostra parte. Ci auguriamo che tutti gli altri partecipanti al Psm, pubblici e privati, facciano lo stesso».

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