Il lavoro che cambia

Econocom, Intesa Sanpaolo, Lavazza e Philips: ecco gli ‘Smart Place’ del 2018

La prima edizione di “Copernico SmartPlaces Awards” ha premiato quattro progetti che si sono distinti per la capacità di reinterpretare in chiave innovativa e ‘smart’ gli uffici. «Gli spazi di lavoro stanno diventando delle ‘piattaforme abilitanti’ di relazioni, condivisione e creazione di valori», sottolinea Mariano Corso, Responsabile Scientifico di P4I – Partners4Innovation

Pubblicato il 07 Giu 2018

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In Italia cresce la popolarità dello Smart Working, e comincia a diventare familiare anche il concetto di Smart Place, ovvero di spazi di lavoro che favoriscono la condivisione e la collaborazione. L’attenzione cresce, in particolare, nelle grandi aziende che cominciano a ripensare in modo “intelligente” le modalità di lavoro e progettare gli spazi in logica ‘smart’: secondo le ultime rilevazioni dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il 56% ha già avviato progetti strutturati e una su due ha avviato o sta per avviare un progetto di Smart Working.

Di come stia cambiando l’organizzazione del lavoro e di quanto si stiano trasformando gli spazi fisici si è parlato al “Copernico SmartPlaces Awards”, l’iniziativa lanciata da Copernico, la holding che gestisce realtà immobiliari dedicate all’hospitality sia per il business sia per il tempo libero, in collaborazione con P4I – Partners4Innovation, la società del Gruppo Digital360 che offre servizi di Advisory e Coaching a supporto dell’Innovazione Digitale e Imprenditoriale. Con l’obiettivo di condividere le esperienze di chi ha già intrapreso un percorso di trasformazione e metter a fattor comune con una community di manager le strategie ‘smart’, l’edizione 2018 ha premiato Econocom, Intesa Sanpaolo, Lavazza e Philips per i loro progetti innovativi di Smart Place.

«Il lavoro sta cambiando e sta diventando molto più intelligente: finalmente dopo anni di ritardo l’innovazione sta vivendo un’accelerazione», ha sottolineato Mariano Corso, Direttore Scientifico di P4I – Partners4Innovation e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. «Da una parte ci sono le persone, per cui è sempre più importante avere anche sul lavoro la flessibilità di cui godono nella vita privata, soprattutto grazie al digitale; dall’altra ci sono le imprese, che hanno capito che rendere autonome e responsabili le persone ripaga in termini di produttività, motivazione ed engagement al cambiamento e all’innovazione. Oggi grazie allo Smart Working sono 305mila le persone che hanno recuperato motivazione, orgoglio della propria professionalità e voglia di essere fautori del successo dell’organizzazione per cui lavorano».

Adottare lo Smart Working non vuol dire soltanto lavorare da casa e utilizzare le nuove tecnologie: è anche, e soprattutto, rivedere il modello di leadership e l’organizzazione, rafforzare il concetto di collaborazione e favorire la condivisione di spazi. Secondo Corso, «gli uffici stanno cambiando, stanno diventando delle ‘piattaforme abilitanti’ di relazioni, condivisione e creazione di valori. È questo il momento di puntare sullo Smart Place, perché oggi fa una grande differenza, dando identità e valore».

E il cambiamento non sta avvenendo in modo isolato: «Su cento aziende che hanno progetti strutturati, circa la metà sta ripensando fortemente gli spazi. Si è attivato un meccanismo virtuoso di influenza reciproca che comincia ad avere anche ripercussioni sul tessuto urbano». E Milano sta diventando l’epicentro del cambiamento: circa la metà delle aziende che fanno Smart Working sono in Lombardia, il 44% solo nel capoluogo. «Quella di Milano è un’esperienza straordinaria che sta cambiando anche il tessuto della città, fa emergere modelli di servizio e business diversi: non è un caso che qui stiano nascendo la maggior parte degli spazi di co-working», ha concluso Corso.

«L’ufficio tradizionale è categoricamente morto: non parla più la nostra lingua, non riusciamo più a comunicare con lui. Abbiamo una tecnologia che confonde sempre più uomo e macchina e si devono trovare nuovi modi di collaborare», ha ribadito Jacopo Muzina, Head of Business Development & Strategic Partnership di Copernico. «Alcuni studi mostrano che nel 2030 il 40% della forza lavoro seguirà le logiche smart. Inoltre, secondo McKinsey, nel 2030 la popolazione mondiale sarà di 8 miliardi e mezzo, e di questi 4 miliardi popoleranno le metropoli. Si spiega così il trend ‘back to town’ che riporta le grandi aziende nelle città (ad esempio, Microsoft e Samsung). Stiamo assistendo a un cambio di paradigma che possiamo definire “From Space to Place”: il concetto di ufficio diventa ‘aperto’, il vero spazio lavorativo è quello che favorisce la creatività delle persone, genera relazioni che oltrepassano i confini aziendali, stimola nuove idee e quindi nuovo business».

Econocom, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Philps: quattro modi di interpretare lo Smart Place

Econocom ha concepito la nuova sede, l’Econocom Village, secondo i principi della smart collaboration e dell’open innovation, per mettere a disposizione delle persone uno spazio moderno e co-creativo. Il Village interpreta, infatti, il fenomeno della digital transformation che parte da un cambiamento culturale e riflette il posizionamento di Econocom come ‘digital transformation designer’: la logica è quella di riconoscere in se stessi quello che si propone al mercato. Oltre agli spazi dedicati ai dipendenti, la struttura comprende infatti un’area dedicata al co-working, e laboratori di digital experience, dove sperimentare e toccare con mano le applicazioni: si tratta di soluzioni tecnologiche diffuse ma non invasive, che rendono gli spazi più fruibili e funzionali semplificando le attività quotidiane degli utenti, la collaborazione e la condivisione.

Hive – Il futuro al lavoro’ è il progetto pilota di Intesa Sanpaolo, che ha previsto il rinnovo del quarto piano del complesso di Piazza della Scala a Milano, sede della Direzione Global Transaction Banking, e il coinvolgimento di 150 persone. Per ripensare la people experience, design e tecnologia sono stati messi al servizio delle persone per far evolvere il patto tra azienda e dipendenti in una logica win-win, verso un modello di lavoro flessibile. Tre le leve utilizzate: quella fisica, con il superamento della postazione assegnata; quella organizzativa e tecnologica, con l’introduzione di strumenti che favoriscono il lavoro flessibile e la programmazione activity based della mobilità e dell’uso di sale e attrezzature; quella motivazionale, per responsabilizzare le persone nell’uso degli spazi condivisi e far leva sull’orgoglio di essere parte integrante di un modello da condividere con il resto della Banca.

La Nuvola Lavazza è stata disegnata come una piazza aperta, studiata per il benessere dei dipendenti nel rispetto dell’ambiente e per favorire esperienze di condivisione culturale, sociale e di business. La nuova sede della nota azienda produttrice di caffè tostato è un quadrilatero polifunzionale di oltre 30mila metri quadrati nel cuore di Torino progettato in ottica Smart Place. La disposizione degli uffici permette alla aree di dialogare tra loro, e gli spazi, organizzati in modo flessibile, sono configurabili secondo le diverse esigenze: oggi le scrivanie a disposizione sono il 50% rispetto al numero di dipendenti, il 60% degli spazi è dedicato alla collaborazione, c’è la flessibilità d’orario e la mobilità sostenibile.

Sarca 235 è la nuova sede italiana di Philips. Progettata per favorire lo Smart Working e la flessibilità, rappresenta l’apice del processo di profonda trasformazione intrapreso quattro anni fa dalla multinazionale passata dall’elettronica di consumo all’Health Technology. La nuova organizzazione del lavoro segue il principio della Work Place Innovation, per promuovere flessibilità e condivisione: viene superato il vecchio concetto di ufficio chiuso, in favore di spazi strutturati in working corner, composti da isole con postazioni lavorative libere. In questo modo le persone si muovono all’interno della struttura in base alle attività e ai team con cui lavorano; ci sono meno spazi dedicati al singolo e più aree aperte che favoriscono concentrazione, creatività e collaborazione.

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