Risorse umane

Talenti, i sette trend che porteranno al Recruiting 4.0

Nell’era della digital transformation cambiano le modalità e gli strumenti di ricerca di lavoro, tra social media, analytics realtà aumentata, dematerializzazione. PageGroup, la società che specializzata in ricerca e selezione di personale che opera attraverso tre noti brand (Michael Page, Page Personnel e Page Executive), traccia le principali tendenze in atto

Pubblicato il 21 Nov 2017

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Fino a vent’anni fa la carta stampata era il mezzo principe per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Poi è arrivato Internet con le job board e infine i social media. Ma come cambierà il mondo del recruiting domani? PageGroup, specialista nella ricerca e selezione di personale (attraverso i brand Page Executive, Michael Page e Page Personnel), ha analizzato le principali tendenze che caratterizzeranno il Recruiting 4.0, identificando sette trend. Eccoli:

Recensioni e informazioni in tempo reale

Anche nel mondo del lavoro cambia il concetto di fiducia, che non è più una prerogativa dell’azienda nei confronti del dipendente: la Generation Z ha aspettative molto elevate nei confronti dell’azienda e, di conseguenza, del CEO che la rappresenta. La reputazione delle aziende sarà quindi sempre più un punto cardine nel mercato del lavoro digitalizzato, per attrarre e trattenere i talenti. Il candidato in cerca di lavoro vuole verificare in tempo reale, attraverso un’unica piattaforma le recensioni aziendali, i futuri colleghi, il tempo di percorrenza per raggiungere il luogo di lavoro, la descrizione degli spazi e del luogo di lavoro. Sono già attivi in molti Paesi siti in cui si può interagire con il management e le persone che effettivamente lavorano in quell’azienda, accedendo alle recensioni che mettono in evidenza in modo trasparente punti forti e di miglioramento delle aziende.

Competenze e valori si valutano con un algoritmo

Già oggi, grazie ai big data, si stanno affermando sistemi evoluti in grado di elaborare informazioni infinite e complesse relative alle aziende e ai comportamenti degli utenti. Il recruiting sarà una questione di matching tra candidati più in linea con la ricerca sulla base di algoritmi e parole chiave che renderanno possibile valutare l’aderenza ai valori aziendali. Sono innumerevoli le informazioni rielaborabili su necessità di aziende e comportamenti degli utenti. Il “sourcing passivo” viene riconosciuto come un’attività distinta nell’ambito della selezione, sostenuto da un’intera categoria di nuovi strumenti e tecnologie. Le maggiori innovazioni di questo periodo sono i motori di ricerca che aggregano i dati del profilo delle persone da tutto il web. Entrare in contatto con professionisti specializzati altrimenti introvabili sui siti che frequentano, in base ai loro reali interessi e azioni è la nuova sfida delle società di ricerca e selezione.

L’ufficio non è più fisico

Il lavoro sarà sempre più indipendente da un luogo fisico e svolto in autonomia per ciò che riguarda tempo e spazio. L’ufficio come vissuto oggi non esisterà più a favore di spazi in affitto oppure on demand a seconda dell’esigenza.

I talenti sono delocalizzati

Le nuove assunzioni si focalizzeranno solo su competenze, specializzazione e caratteristiche personali coerenti al ruolo. La postazione fissa entrerà in disuso per lasciare alla collaborazione di talenti da tutto il mondo.

Cresce il coinvolgimento con la realtà aumentata

La digitalizzazione introdurrà nel mercato del lavoro la sperimentazione della realtà aumentata in maniera sempre più coinvolgente. La possibilità per l’azienda di condividere con il candidato delle esperienze interattive in grado di valorizzare i servizi grazie a un coinvolgimento sensoriale completo e ad una esperienza capace di divertire, informare e dettagliare le caratteristiche del brand.

Il CV non sarà più il primo contatto

Non si chiederà più il curriculum vitae in prima istanza ma solo dati di contatto sufficienti per coinvolgere il candidato. Solo in fase avanzata, grazie al CRM proprietario, si richiederà l’eventuale invio del CV.

L’Head Hunter è ancora un ruolo centrale

Sarà sicuramente più facile avvalersi delle nuove tecnologie per organizzare delle shortlist di candidati, ma la valutazione finale dovrà essere fatta comunque da esperti in grado di comprendere tutto ciò che un algoritmo non è in grado di analizzare e dalle informazioni inserite nel proprio profilo. La comprensione dei bisogni e delle caratteristiche della personalità – ancora essenziali per un’efficace corrispondenza di una persona a un ruolo – deve essere fatta necessariamente in un meeting avvalendosi di specifiche competenze e specializzazione, altra parola chiave per la sopravvivenza del settore.

«Il recruiting è un servizio professionale che si basa fortemente sulle relazioni costruite nel tempo», osserva in una nota Tomaso Mainini, Managing Director di PageGroup. «Fino a quando non verrà ideata una tecnologia in grado di cambiare e adattarsi a seconda di ciò che accade, o di interagire empaticamente con l’essere umano, la professione del recruiter avrà senso di esistere».

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