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Speciale Apple, quando e se il brand diventa religione

Da poche ore si sono spente le luci della attesissima World Wide Developer Conference 2014 di San Francisco. L’ennesima Messa cantata di casa Apple che, questa volta, ha un po’ deluso i fanatici del “nuovisimo”. Nessun nuovo hardware. Una vera festa del software insomma. Ma al di là della nuda cronaca a stupire è ancora il seguito “religioso” che questo brand è in grado di scatenare a ogni latitudine. Su questo tema e sulle possibili contaminazioni con il nostro modo di pensare il business, ecco una preziosa presentazione sviluppata da Fabio Lalli, Ceo di IQUII e nuova risorsa ad alto valore aggiunto di ICT4Trade

Pubblicato il 03 Giu 2014

I puristi del “nuovismo”, non senza qualche ragione, parlano già di delusione. Alla fine, dopo il solito e in parte stucchevole tam tam di anticipazioni, video e foto rubate, dal cilindro della WorldWide Developer Conference 2014 di San Francisco, l’ennesima Messa cantata di casa Apple, (per la prima volta trasmessa in streaming, per chi si fosse perso qualcosa qui il video integrale), non è uscito il tanto atteso iPhone 6 o ancora l’iWatch o altro. Insomma niente “ferro” e, anche in piena era software-centrica, senza hardware niente festa…

A far festa però sono gli sviluppatori che, da oggi, hanno tra le mani una infinità di nuovi strumenti e nuove release di grande impatto. A San Francisco infatti sono andati in scena i lanci in serie delle nuove release di Os X (10.10, battezzata Yosemite), iOs (versione 8) e di un nuovo linguaggio di programmazione Swift. I nuovi sistemi operativi saranno disponibili, entrambi gratuitamente, dal prossimo autunno. Tornando agli sviluppatori, veri protagonisti della serata (e lo stesso Tim Cook ha più volte richiamato l’attenzione su di loro), avranno ora accesso a nuovi kit di Api pensati per casa intelligente, salute e giochi e, come detto, potranno utilizzare un nuovo linguaggio di programmazione chiamato Swift.

In mezzo a mille novità e annunci, qui la tambureggiante diretta twitter il concetto, il cuore pulsante su cui i manager della Mela morsicata sono tornati più volte è proprio quello di integrazione ed ecosistema Mac, iPhone, iPod e iPad saranno sempre più integrati, complementari e lavoreranno insieme. Da qui, per esempio, la possibilità, ora, di lavorare sulla stessa pagina web o sullo stesso messaggio di posta elettronica passando dallo schermo di un dispositivo a quello di un altro con un semplice gesto. Non solo, Mac e iPad potranno anche essere utilizzati per rispondere alle chiamate telefoniche ricevute sull’iPhone o per comporre un numero di telefono e iMessage diventa una sorta di WhatsApp con possibilità sempre più estesa di condividere immagini, video, luoghi…

Molti i messagi importanti lanciati dal gran cerimoniere in persona. Tim Cook, Ceo di Apple, oltre a puntare spesso sul valore degli sviluppatori ha voluto sottolineare come la base installata di Mac abbia raggiunto gli ottanta milioni di macchine, facendo registrare nel 2013 un incremento di vendite del 13 per cento. In questo senso non è poi mancata la consueta frustatina agli “amici” di Microsoft, «In u anno Os X Mavericks ha raggiunto i 40 milioni di copie installate, il 51 per cento dei Mac esistenti, Windows 8 si è fermato al 14 per cento in due anni…»

Ma al di là della nuda cronaca a stupire è ancora e sempre il seguito “religioso” che questo brand è in grado di scatenare a ogni latitudine. Su questo tema e sulle possibili contaminazioni con il nostro modo di pensare il business, ecco una preziosa presentazione sviluppata da Fabio Lalli, Ceo di IQUII, uomo della Rete e grande esperto di comunicazione.

Un nuovo contributor ad alto valore aggiunto di ICT4Trade

Fabio Lalli, Ceo at IQUIIEsiste un marketing della religione?

E’ possibile associare una religione ad un brand?
E se sì, cosa hanno in comune?

Tutto è partito da queste domande e dopo uno studio di qualche mese, passato ad analizzare diverse religioni e filosofie, ho dato vita a “How to be a Religion“.

Poi ho provato ad estrarre dalle religioni una serie di caratteristiche che le contraddistinguono e le hanno fatte sviluppare e crescere nei secoli, per poi associarle e confrontarle – in questa presentazione – ad un brand e al suo potere comunicativo, alla sua forza di persuasione e attivazione di comportamenti.

In particolare ho messo a confronto la religione cristiana ed un brand importante come quello di Apple. Queste slide sono solo un estratto delle varie letture fatte e sono la sintesi di alcuni ragionamenti. Ritengo ci sia molto da imparare dalle religioni a livello di marketing, branding e community management: possono esser ispirazione per la costruzione di un brand e di un prodotto importante.

How to be a Religion – O meglio, cosa fare per trasformare un brand in una religione [ITA] from Fabio Lalli Se poi ci vogliamo imbarcare in un confronto senza fine, provate a domandarvi se un brand possa mai diventare una religione. A mio avviso no, e la risposta l’ho messa nella presentazione. Buona lettura.

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