Strategia

HP si mette alla guida della rivoluzione “software-defined”

All’HP Performance Tour di Stresa, la casa di Palo Alto ha delineato la visione sui cambiamenti tecnologici che trasformeranno per sempre l’IT e l’economia tradizionale: il digital business sta scuotendo dalla fondamenta in modo dirompente tutti i settori industriali

Pubblicato il 14 Lug 2015

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Stefano Venturi, Amministratore Delegato Gruppo Hewlett-Packard in Italia e Corporate Vice President di Hewlett-Packard Inc.

Per cogliere davvero tutte le opportunità d’innovazione del business che la trasformazione digitale mette sul piatto, ci vuole il coraggio di scardinare dalla mente gli stereotipi. È scientifico: da sempre il cervello crea ’scatole’, categorie per organizzare la realtà. Ma tali schemi mentali, che solitamente servono a delimitare una ’comfort zone’ nella nostra testa, infondendo sicurezza e abbassando lo stress, oggi, in un mondo tecnologico in così rapida evoluzione, rischiano di trasformarsi in pericolose gabbie del pensiero e delle idee, perché la nostra capacità di categorizzare è più lenta rispetto all’innovazione. Riccarda Zezza, Ricercatrice e Docente, nonché Fondatrice e CEO di PianoC.it, fa questo ragionamento introduttivo parlando all’HP Performance Tour 2015 di Stresa, per cercare di convincere i manager presenti in platea a interpretare i netti cambiamenti che la tecnologia digitale sta producendo a ogni livello come opportunità di miglioramento, e non solo come nuovi, preoccupanti problemi da risolvere. Il suo discorso introduce le parole di Stefano Venturi (foto), Amministratore Delegato Gruppo Hewlett-Packard in Italia e Corporate Vice President di Hewlett-Packard Inc.

IT ’liquida’ a portata di tutti: «Bellezza e pericolo»

L’information technology diventa sempre più ’liquida’, non è più solo roba da professionisti, ha impatto sulle vite di tutti. Venturi esemplifica: nel 2017, il 50% del commercio digitale diventerà Mobile, nel 2018 le macchine intelligenti ridurranno i costi operativi del business del 30%; per il 2020 ci saranno un trilione di App. Dopo le prime due fasi ’disruptive’, ossia il World Wide Web (WWW) e il successivo Web 2.0 (social networking), nel XXI secolo la rivoluzione digitale abilitata da internet continua a disintermediare anelli tradizionali della catena del valore. Ed ora, con la terza fase, cioè la progressiva diffusione del Cloud Computing e delle tecniche di analisi dei Big Data, non solo le grandi aziende dotate di una massa critica sufficiente in termini di capacità finanziaria, ma anche le startup possono accedere a livelli di tecnologia e potenza computazionale fino a ieri inimmaginabili.

Riprendendo il concetto di ’Idea Economy’ espresso dal CEO di HP Meg Withman, Venturi sottolinea: nell’economia delle idee abilitata dall’IT liquida, ciò che fa la differenza, segna il reale limite fra un’azienda e un’altra e porta al successo, non sono le dimensioni, ma la capacità di trovare e concretizzare in valore un’idea innovativa prima della concorrenza. Le startup, i nuovi entranti, se veloci e capaci di mettere a rete le conoscenze e le idee, possono lanciare sfide decisive anche alle grandi imprese con business consolidati. Infatti, spiega, se la bellezza del digitale è ’democratizzare’ l’accesso alla tecnologia, il rovescio della medaglia è che chi per primo sa usare bene Cloud Computing e Big Data acquisirà i ’superpoteri’ per ottenere un vantaggio competitivo.

Il messaggio di Venturi è rivolto soprattutto alle aziende classiche, con business già avviati: non è più il momento di giocare in difesa. «Questa è la last call». È arrivato il momento di aprire, o addirittura di rompere, le ’scatole’, le vecchie categorie mentali dentro le organizzazioni, per abbracciare le nuove opportunità che il digitale offre per rimettere in pista la propria organizzazione. «Se non si sarà capaci di far questo, qualche altro concorrente lo farà al nostro posto» avverte Venturi, che alla fine però non vuol allarmare gli ascoltatori, ma stimolarli: le opportunità del digitale sono enormi, in tutti i settori.

Gli esempi portati da Mike Shaw, Director of Solutions Marketing di HP software, vanno dai nuovi modelli di trasporto e car sharing (Uber, Enjoy) alla digitalizzazione del retail banking (Bitcoin), a quella dei contenuti audio e video (Spotify, NetFlix, Apple Music), alla domotica (Google Nest), al settore turistico (Airbnb, TripAdvisor), al fitness (Fitbit), al mondo medicale, alla trasformazione dei data center (SDDC – software-defined data center). E in tutti i casi il software può diventare il motore d’innovazione, l’elemento in grado di creare differenziazione nei prodotti e servizi.

Di fronte alla rigidità dei tradizionali sistemi IT ’core’ presenti nelle organizzazioni, che porta alla formazione della cosiddetta ’Shadow IT’ – i dispositivi, i software e i servizi che sfuggono al controllo dei responsabili dei sistemi informativi – la risposta, sottolinea Shaw, è il modello di IT bimodale proposto dalla società di ricerche Gartner: ossia la capacità di sviluppare, in parallelo alla classica funzione IT (Core IT) che privilegia criteri di scalabilità, efficienza e sicurezza, un’altra funzione IT focalizzata sull’agilità e la velocità dei processi (Fluid IT). In particolare, per Gartner, IT fluida e IT core devono saper cooperare in cinque aree chiave: service brokering e hybrid cloud, strategie DevOps di continua innovazione nello sviluppo del software, creazione di una ’customer experience’ di sempre maggior livello sui dispositivi mobile, raccolta e analisi dei Big Data e, infine, protezione di tutte le informazioni gestite.

Ottimizzazione a tutto campo

Nello scenario descritto, l’impegno di Hewlett-Packard è prima di tutto lavorare con i clienti per ottimizzare l’esistente, precisa Venturi, perché, proseguendo con la metafora, le scatole è meglio aprirle che romperle. «Abbiamo qualcosa che oggi sta già funzionando? Cerchiamo di ottimizzarlo per farlo funzionare meglio, e di farlo abbassando i costi». HP, dice, ha investito molto, sia a livello di funzionalità software molto sofisticate, sia nell’ambito dei sistemi esistenti, per renderli più flessibili, e portarli verso il nuovo, verso quello che sarà il nuovo stile dell’IT, più agile e fondata sul Cloud.

Un esempio è la strategia per far migrare velocemente le aziende verso il modello open source del software OpenStack, attraverso la piattforma HP Helion OpenStack. Quest’ultima fornisce accelerazione nello sviluppo e rilascio delle applicazioni, portabilità, ed elimina i vincoli di dipendenza da specifici fornitori. Venturi auspica che grazie a OpenStack possa aprirsi un mercato delle applicazioni standard anche in ambito enterprise, «perché l’offerta delle App non dev’essere solo limitata agli smartphone». La visione di HP è che il mercato delle App molto presto sarà, grazie a OpenStack, anche nei data center, con la possibilità per tutti di scegliere un ventaglio molto più ampio di applicazioni, di abbattere i costi e aumentare la snellezza di tali infrastrutture, grazie alla capacità di federare i data center software-defined e di condividerne la potenza su base normale, e non solo quando si devono gestire picchi dei workload.

Focus costante sulla security

In tutta questa trasformazione, un tassello che HP non dimentica è la protezione dell’azienda digitale. Frank Mong, Vice President e General Manager Security Solutions Enterprise Security Products di HP Software, chiarisce subito: la sfida della cyber-security oggi diventa proteggere in modo proattivo, e nell’intero ecosistema, le interazioni tra utenti, applicazioni e dati in qualunque luogo e su qualsiasi dispositivo.

E, da questo punto di vista, di certo trend come il Cloud e il BYOD (bring your own device) introducono nuove sfide di security in termini di visibilità e controllo, generando difficoltà, complessità e costi di gestione. Ecco perché diventa importante, spiega Mong, sviluppare meccanismi di security e threat intelligence integrabili direttamente all’interno delle applicazioni, e in grado di seguirle ovunque esse si spostino nel mondo, attraverso infrastrutture on-premise e servizi Cloud ibridi. Le fondamenta sono fornite dalla piattaforma CAS (Cloud Access Security), con cui HP vuol aiutare le organizzazioni e risolvere il complesso problema di ottenere una maggior visibilità, governance e protezione per le applicazioni Cloud e l’IT liquida. Ma altri mattoni essenziali sono, ad esempio, le tecnologie di cifratura dei dati sensibili e di protezione mutuate da società come Atalla e Voltage Security. La prima fornisce soluzioni di protezione e crittografia dei dati sensibili archiviati, in transito e in uso per tutto il loro ciclo di vita, in ambienti cloud, on-premise e in mobilità. Voltage Security applica un approccio ’data-centrico’ per proteggere i dati a livello end-to-end, rispettando i più stringenti requisiti di compliance con gli standard (PCI-DSS, NIST, ANSI) e le varie normative del settore.

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