Big Data e territorio

Localizzazione e mappe digitali, il vero ago della bussola per l’IoT

Che si tratti di trasporti e veicoli autonomi, utility e smart metering, Industry 4.0 e sicurezza, o anche solo di marketing di prossimità, è ormai indispensabile conoscere lo spazio – visibile e invisibile – in cui operano strutture e servizi. L’Amministratore Delegato di Esri Italia Emilio Misuriello spiega l’evoluzione del settore e anticipa i temi della conferenza che
il gruppo terrà a Roma il 10 e l’11 maggio

Pubblicato il 12 Apr 2017

business-technology-navigation-170412104026

Emilio Misuriello, CEO di Esri Italia

Si parla tanto di identità digitale e di servizi on line all’utente forniti attraverso applicazioni di realtà aumentata e virtuale basati sulla geolocalizzazione. Ma forse non si è ancora diffusa la consapevolezza che tutto ciò è possibile grazie a un processo di acquisizione ed elaborazione dati che non si limita a replicare le caratteristiche del territorio e degli spazi fisici, dematerializzandoli: è in atto una vera e propria riscrittura delle mappe, da cui stanno scaturendo gli ambienti stratificati in cui macchine e informazioni si muoveranno per sostenere l’Internet of Things. A svolgere questo lavoro ci sono imprese come Esri, che dal 1969 si occupa di applicazioni per la gestione di database geolocalizzati. Emilio Misuriello, Amministratore Delegato di Esri Italia – l’azienda italiana di soluzioni geospaziali, geolocalizzazione e Sistemi Informativi Geografici -, spiega l’evoluzione dell’offerta e anticipa i temi di scena alla conferenza annuale che il gruppo terrà all’Ergife di Roma il 10 e l’11 maggio.

Qual è l’impatto della trasformazione digitale per un gruppo come il vostro?

Quello di Big Data è un concetto che si sposa bene con la vastità delle informazioni che riguardano il territorio. Stiamo cavalcando l’ennesima delle rivoluzioni informatiche. Desktop prima, Web poi e Industry 4.0 oggi – con l’esplosione delle app e delle smart city – hanno affinato le specificità di un settore che continua a crescere: la posizione è diventata una commodity fondamentale per rendere efficaci i servizi IoT, indipendentemente dal fatto che si parli di trasporti, utility o marketing. E la grande mole di dati stimola le capacità analitiche, indispensabili per supportare i nuovi sistemi di rilevazione.

Stiamo investendo, ad esempio, sulla piattaforma GNSS (Global Navigation Satellite System) Galileo, che a differenza del GPS offre una precisione centimetrica rispetto alla localizzazione degli oggetti. Non si può pensare alla mobilità automatica o anche solo a una vera smart mobility se non si adottano tecnologie simili. In ambito GNSS abbiamo avviato uno spin off con il Politecnico di Milano per tenere sotto osservazione grosse infrastrutture, come la rete autostradale e quella ferroviaria. Basta pensare cosa può succedere ai viadotti e ai binari dell’alta velocità all’indomani di un terremoto. Ma anche solo il monitoraggio dei normali micro-spostamenti delle strutture dovuti a variazioni di temperatura e pressione può garantire una migliore manutenzione. Lo stesso discorso vale per il controllo effettuato dai droni, ambito rispetto al quale Esri ha sviluppato l’applicazione Drone2Map for ArcGIS, che permette di trasformare i dati grezzi acquisiti dai droni in mappe 2D e 3D. E poi c’è tutto il mondo della realtà immersiva, che approfondiremo in occasione della Conferenza Esri Italia 2017. La Regione Toscana sta per esempio legiferando su ottenere e sfruttare informazioni e immagini tridimensionali per migliorare l’avanzamento dei lavori e la sicurezza all’interno delle cave, per “osservare” gli ambienti sotterranei con un visore e verificare con simulazioni come modificarli, e quali impatti hanno sul territorio.

Stiamo organizzando, inoltre, incontri su mobilità e trasporto, tenendo ben distinti, per quanto riguarda la PA, gli ambiti locale e centrale. Ma parleremo anche di tecnologie di goolocalizzazione nei settori portuale e aeroportuale. Con gli aeroporti di Roma e con SEA stiamo studiando la possibilità di sviluppare applicazioni per la mobilità di servizio, grazie alle tecnologie GIS “indoor”. C’è tutta una parte delle facility di uno scalo a cui i passeggeri non hanno accesso, ma che è cruciale per la mobilità interna e per la sicurezza. In questo caso si tratta di raccogliere e analizzare informazioni cartografiche indoor per migliorarne la gestione. Tra le partnership citeremo anche quella siglata con ACEA e SAP, un’alleanza che permette alla società di multiutility di affrontare in maniera completamente nuova la pianificazione degli interventi di manutenzione sul territorio. Ci saranno inoltre le sessioni speciali dedicate a difesa e law enforcement. Più in generale si parlerà di tecnologie geografiche per la trasformazione digitale.

Punterete al mondo enterprise e alle PMI?

Sicuramente sì, se parliamo di servizi assicurativi legati alla smart mobility o anche di proximity marketing. Che si tratti di eCommerce o di negozi fisici, inoltre, oggi è impensabile riuscire a vendere se non si analizzano i movimenti delle persone o delle merci. Penso poi all’agricoltura e alle applicazioni di precision farming. Drone2Map è una delle soluzioni di Esri per questo settore, che sta evolvendo, come sottolinea anche la legislazione comunitaria e nazionale sulle sovvenzioni alle imprese agricole.

Chi sono i vostri competitor? Google costituisce una minaccia?

No, in quanto si occupa di delivery di dati. Noi facciamo analisi, tant’è vero che il nostro motto è “The Science of Where”. Oggi il nostro principale competitor è l’open source, il cui uso è stato spesso frainteso in Italia. Quella dell’Open Source, talvolta, sembra più una “moda” politica che una efficace risposta a un problema vero. Io sto constatando che alcuni dirigenti degli enti pubblici iniziano a comprendere che l’efficienza si ottiene con una tecnologia “solida”. Si sta sempre più affermando che il risparmio non si valuta sul “valore economico” della licenza ma sulla capacità di risolvere e dare una risposta efficace alle richieste tecniche. Alcuni dirigenti pubblici si stanno rendendo conto che dopo aver adottato una piattaforma open source per l’analisi cartografica, le spese non sono diminuite, sono anzi aumentate. Tali applicazioni possono risultare vincenti in certi ambiti, ma in altri, dove si lavora con sistemi complessi, servono adattabilità e soluzioni consolidate, capaci di fornire risposte efficaci senza dover sviluppare funzionalità ad hoc troppo personalizzate. Insomma ci si “libera” dalla licenza software ma si diventa prigionieri dell’azienda o dello sviluppatore che ha congegnato il sistema. Inoltre stiamo puntando sul Cloud, che per noi è il futuro. Offriamo già alcune soluzioni in ambito editoriale e giornalistico: per esempio le mappe interattive delle zone colpite dai terremoti sono prodotte con applicazioni Esri fornite via Cloud.

Prospettive per l’immediato futuro?

Nel momento in cui non si vendono più prodotti, ma soluzioni, e che l’innovazione va fatta su ambiti specifici, è necessario conoscere a fondo le realtà a cui ci si rivolge. Per questo abbiamo deciso di sostenere una struttura dedicata alle startup, GEOsmartcampus, diretto da Marco Ratti, attraverso cui assegneremo progetti in outsourcing del valore di 1,2 milioni di euro. Puntiamo su pacchetti di lavoro anziché fondi, insieme a un piano di assunzioni che farà crescere del 10% le risorse interne (107 a cavallo delle sedi di Roma e Milano, ndr). Chi cerchiamo? Giovani laureati che conoscano i GIS e la programmazione.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3