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Tibco, una business intelligence che si adatta all’utente

All’evento JasperDirections il vendor ha ribadito il modello open source e i principi di evoluzione della soluzione JasperSoft, articolata per livelli di fruizione, dai report statici all’analisi self-service. «Lavoriamo su integrazione e facilità d’uso per far sparire ogni distinzione dagli applicativi Web», spiega Giulio Toffoli, chief architect e co-founder Jaspersoft

Pubblicato il 27 Ott 2016

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«Se domandiamo alla gente una definizione di Business Intelligence, ognuno darebbe una risposta diversa, ma tutte ugualmente valide – spiega Giulio Toffoli, chief architect and co-founder Jaspersoft di Tibco -. In realtà è un concetto ampio, composto da processi, strumenti e gestione dei dati. Persone con incarichi differenti la usano in modo differente».

Se sul lato utente quello che conta è l’affidabilità dei risultati messi a disposizione e la facilità nell’ottenerli, tutto quanto c’è dietro è un mondo pieno di questioni da affrontare, risolvere e rinnovare a ciclo continuo. «C’è qualcosa che però accomuna tutto – prosegue Toffoli -. Parliamo sempre di un sistema di informazioni a supporto delle decisioni. Fondamentale quindi, rimuovere il guess factor, le ipotesi inconsistenti tali da rendere azzardate previsioni e relativi investimenti».

Sono i principi intorno ai quali Tibco ha impostato la tappa milanese 2016 di JasperDirections, l’ormai abituale appuntamento con gli addetti ai lavori per una giornata di confronto, dimostrazioni e aggiornamenti sul settore. «I punti fermi sono attualmente quattro – interviene Georges Carbonnel, sales manager, southern Europe di Tibco -: flessibilità, modularità, leggerezza e apertura al cloud. Sono esattamente le basi della nostra strategia, già visibili nella versione di JasperSoft 6.3, tra i cui vantaggi più importanti emerge il costo decisamente inferiore rispetto alle soluzioni alternative, frutto anche della politica open source».

Più che in base al settore di riferimento, la BI viene suddivisa per livelli di utilizzo, gli stessi sui quali è stato costruito l’ultimo aggiornamento del software. L’utente di base si limita a consultare report sostanzialmente statici. Per lui non servono quindi strumenti particolarmente sofisticati, se non una grafica intuitiva e curata.

Con l’esperienza, inizia ad aumentare la volontà di andare a fondo nelle analisi. Si passa quindi a report interattivi, con possibilità di risalire più a monte verso la sorgente dei dati, ma sempre in modo intuitivo e sostanzialmente drag&drop. Successivamente entra in gioco la collaborazione. Report e grafici devono poter essere condivisi, non solo a livello visivo, ma anche con la possibilità di applicare modifiche o salvare scenari legati a previsioni. Aspetto importante, a questo livello è fondamentale prevedere anche diverse opzioni in materia di visibilità. A seconda dell’utente, alcuni dati può essere opportuno siano accessibili solo in parte. Infine, il livello con la massima libertà d’azione, dove è indispensabile conoscere alcuni aspetti più tecnici. Anche se non si parla di programmazione, per ricavare i cruscotti desiderati i principi di base legati a database, data warehouse e SQL sono praticamente indispensabili.

«Ci muoviamo esattamente secondo questa visione – assicura Carbonnel -. Partiamo dall’offrire grandi volumi di report, ottimizzati anche per contesti mobile, ai quali aggiungiamo l’interattività necessaria a costruire dashboard, anche fortemente personalizzate. Quindi, con il semplice requisito di un browser, senza alcun plug-in, mettiamo a disposizione strumenti di analisi self-service. Infine, siamo in grado di connettere qualsiasi piattaforma e le più svariate sorgenti di dati. Il tutto in poche settimane, non mesi».

Di fronte a uno scenario di impiego particolarmente variegato per contesto, modalità e livello di utilizzo, a un altro aspetto viene attribuita la capacità di fare la differenza. «L’utente non deve più curarsi delle connessioni tra business intelligence e le singole applicazioni – sottolinea Carbonnel -. Riusciamo a presentare i dati direttamente nelle schermate dei programmi utilizzati. Inoltre l’applicazione resta direttamente collegata al repository e ogni aggiornamento viene riportato in automatico».

I 1500 clienti attivi in modalità cloud attraverso la piattaforma Amazon AWS, e 195mila installazioni, rafforzano la convinzione Tibco di aver scelto la strada giusta. A condizione però, di guardare sempre avanti. «Nei prossimi due anni sarà fondamentale prima di tutto dedicarsi maggiormente alla produzione di API – conclude Toffoli -. A oggi manca ancora un sistema di interfaccia per cui una serie di procedure di BI possa essere sfruttata da applicativi esterni. Dobbiamo spingere ancora oltre l’integrazione e lavorare sempre sulla facilità di utilizzo. Bisogna arrivare a un livello dove sparisce ogni distinzione con un applicativo Web».

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