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Lo stato del Fashion Tech: verso customer experience personalizzate con l’AI

Crescono gli investimenti in tecnologia digitale da parte delle aziende di moda, con l’Intelligenza Artificiale in grado di creare esperienze su misura quale chiave per attrarre nuovi clienti e sviluppare relazioni durature. I 5 ambiti tecnologici sui quali puntare per essere competitivi e sviluppare resilienza nel settore del fashion, secondo McKinsey

Pubblicato il 31 Mag 2022

Fashion Tech

Le aziende di moda che ora incorporano l’Intelligenza Artificiale (AI) nei propri modelli di business potrebbero vedere un aumento complessivo del 118% del cash flow entro il 2030. Al contrario, quelle più lente a investire nella tecnologia digitale rimarranno indietro e potrebbero vedere un calo relativo del 23%. Lo rivela lo State of Fashion Technology Report 2022 di McKinsey che si pone l’obiettivo di indagare come il settore della moda si sta evolvendo sotto la spinta della digital transformation, quali le sfide da vincere e le opportunità da cogliere.

La customer experience digitale al centro del fashion business

Anche il settore della moda non può esimersi da questo nuovo imperativo: bisogna offrire una customer experience omnicanale, personalizzata e coinvolgente, e per farlo c’è bisogno di investire nel digitale.

Durante la pandemia, spiega McKinsey, il coinvolgimento digitale dei consumatori è aumentato esponenzialmente. Con spesso l’e-commerce quale unica possibilità dove comprare, le persone si sono abituate a utilizzare i canali online per fare shopping o acquisire informazioni sui prodotti d’interesse. I ricercatori mostrano infatti come la pandemia sia stata indicata quale causa del passaggio allo shopping online nel 2021 dal 48% dei clienti della moda, il 27% ha citato la convenienza e l’11% ha citato la disponibilità e le promozioni dei prodotti. La pandemia ha anche rafforzato le relazioni digitali con i marchi, con il 72% dei clienti che ha riferito di aver interagito con i marchi online nel 2021. Nell’anno a venire, pronostica McKinsey, con la fine delle restrizioni, le interazioni digitali si stabilizzeranno probabilmente a circa il 66% in media.

Così, se nel 2021 le aziende di moda hanno investito tra l’1,6% e l’1,8% dei loro ricavi in tecnologia, lo studio rivela che, entro il 2030, tale cifra dovrebbe salire tra il 3,0% e il 3,5%. A giustificare questa previsione di aumento c’è la convinzione diffusa tra molti che la tecnologia potrebbe creare un vantaggio competitivo nelle attività a contatto con i clienti, dove le aziende si sono concentrate fino ad oggi, e, sempre più anche nelle operations.

Le priorità del Fashion Tech

Tecnologie come robotica, advanced analytics e applicazioni in-store, in aggiunta a creare una customer experience eccezionale, possono aiutare a semplificare i processi e supportare la sostenibilità. In queste direzioni McKinsey individua cinque temi chiavi sui quali intervenire per aiutare il settore a superare alcune delle sfide più urgenti e sbloccare potenziali opportunità: controllo del Metaverso, iperpersonalizzazione, negozi connessi, end-to-end upgrade e tracciabilità.

Controllo del Metaverso. Saper valutare le effettive opportunità del Metaverso per generare nuovi flussi di entrate da quell’ambiente virtuale è verso dove devono puntare i marchi della moda. La spesa globale per beni virtuali ha raggiunto oltre 100 miliardi di dollari nel 2021, con circa il 30% dei ricavi attribuibili al settore del Fashion Tech. Tra la domanda di prodotti come virtual fashion e NFT, le aziende di moda focalizzate sull’innovazione e la commercializzazione del Metaverso potrebbero generare oltre il 5% dei ricavi dalle attività virtuali nei prossimi due o cinque anni. Il compito dei decisori, tuttavia, sarà quello di concentrarsi su opportunità specifiche.

Iperpersonalizzazione. I marchi hanno accesso a un numero sempre più ampio di strumenti e tecnologie per personalizzare le relazioni con i clienti. La grande opportunità nel Fashion Tech oggi è offerta dall’uso dei big data e dell’intelligenza artificiale per fornire esperienze one-to-one che costruiscano una fedeltà a lungo termine. Basti pensare, suggerisce McKinsey, a come la tecnologia potrebbe trasformare l’e-commerce basato sulla ricerca in una scoperta personalizzata di prodotti e stili.

Negozi connessi. L’inesorabile ascesa dell’e-commerce ha costretto i fashion player a ripensare al ruolo dei negozi fisici. Parallelamente alla personalizzazione, il prossimo anno vedrà probabilmente molti marchi investire in funzionalità ed esperienze in negozio, colmando il divario tra i canali online e offline attraverso la creazione di applicazioni che mettono in relazione i due mondi. Le app di clienteling all’interno del negozio, per esempio, potrebbero offrire un modo semplice per i dipendenti di servire i clienti, mentre altre app in-store possono essere progettate per aumentare l’engagement.

Evoluzione end-to-end. Gli strumenti digitali e l’analisi hanno trasformato singole parti chiave della catena del valore della moda. Adesso ciò che ci vuole è una visione più ampia di sistema che spinga ad intraprendere un’integrazione della catena del valore end-to-end per creare modalità operative più efficienti e redditizie, dalla previsione della domanda sino alle operazioni di trasporto. Le aziende lo sanno: il 60% dei dirigenti della moda ritiene che la creazione di processi digitali integrati sarà tra le prime cinque aree d’intervento nel percorso di digitalizzazione in vista del 2025. Adottando soluzioni per la catena del valore abilitate digitalmente, i marchi potrebbero vedere una riduzione del 50% del time to market, un aumento dell’8% del sell-through a prezzo pieno e un calo del 20% dei costi di produzione, mostra l’analisi McKinsey.

La tracciabilità prima di tutto. I software di tracciamento ed i big data aiuteranno i marchi di moda a comprendere l’intero ciclo di vita dei loro prodotti, un fattore chiave per le road map della sostenibilità: oltre il 50% dei decision maker in materia di moda afferma che la tracciabilità sarà uno dei primi cinque fattori abilitanti per la riduzione delle emissioni nelle loro supply chain, ma molti marchi attualmente hanno visibilità solo sui rapporti diretti con i fornitori. Poiché mirano a ridurre le emissioni e raggiungere i loro obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG), i marchi potrebbero beneficiare di un linguaggio di dati comune per consentire la comparabilità, nonché di nuovi standard di etichettatura e software di monitoraggio.

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