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Hi-Tech e ambiente, l’importanza del riciclo

Si chiamano Neodimio, Cerio, Ittrio. Nomi sconosciuti ai più ma fondamentali per realizzare smartphone, Led, pc pannelli fotovoltaici e molto altro. Sono…

Pubblicato il 18 Giu 2012

economia circolare

Si chiamano Neodimio, Cerio, Ittrio. Nomi sconosciuti ai più ma fondamentali per realizzare smartphone, Led, pc pannelli fotovoltaici e molto altro.

Sono le Terre rare, un gruppo di minerali che al 97% si trovano in Cina, che possiede in questo modo un’arma di ricatto importante. Se ne è accorto un po’ di tempo fa il Giappone quando la Cina per una settimana ha bloccato le esportazioni mettendo in ginocchio l’economia del Paese. Per questo motivo anche l’Europa è interessata al problema visto che le stime indicano un crescente consumo di questo tipo di materiali.

«Oggi la produzione di Terre rare è pari circa a 133.600 tonnellate all’anno, ma la domanda globale potrà raggiungere le 210 mila tonnellate entro il 2015», ha spiegato Danilo Bonato, direttore generale di ReMedia il consorzio per la gestione dei Raee in un convegno organizzato a Milano. Anche la richiesta di metalli preziosi è in crescita. Nel 2011 la domanda globale di oro è aumentata dal 6%, salendo a 4.067 tonnellate, mentre quella di argento ha superato tutti i metalli preziosi.

Francia e Germania sono molto attente al tema, mentre l’Italia, ha spiegato Mattia Pellegrini, capo dell’unità per i metalli preziosi della Commissione europea, fino a oggi si è dimostrata assente. Particolarmente attiva è l’Unione europea che punta su accordi bilaterali con i paesi strategici, a un migliore sfruttamento delle materie prime del Vecchio continente (la Toscana potrebbe diventare il secondo produttore mondiale di antimonio, ma esiste un problema di licenze e impatto ambientale) e sul riciclo.

E-waste lab, il laboratorio creato da Remedia con Politecnico di Milano, Stena Technoworld e il patrocinio di Regione Lombardia, è uno dei protagonisti italiani di questo settore che al convegno milanese ha presentato i primi risultati della sua attività.

«Il recupero – ha spiegato Giovanni Azzone, rettore dell’ateneo milanese – è un driver fondamentale per lo sviluppo della domanda e dei prezzi di metalli preziosi e terre rare. Ha un intrinseco valore economico in termini di risparmio, previene gravi danni ambientali e crea nuove opportunità di occupazione».

Occorre però sviluppare le tecnologie per il riciclo visto che oggi l’efficienza delle tecnologie legate al recupero è di circa il 30%. Selezionando le varie componenti (schede madri, hard disk, display) si ottengono già rilevanti arricchimenti dei metalli. Attraverso un processo di macinazione si passa alla separazione delle diverse componenti da conferire poi ai processi chimico-fisici di recupero.

Spendendo di più all’inizio, è la convinzione degli esperti di E-waste lab, si aumenta l’efficienza globale del processo e si possono usare processi mirati solo al recupero dei materiali desiderati. Però non servono mega impianti che hanno un alto impatto ambientale. La strada è quella delle piccole imprese che hanno il compito di disassemblare e inviare i materiali a settori industriali specifici.

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