Digitalizzazione del Retail

PitShop ribalta lo showrooming: prima si sceglie online, poi si compra in negozio

Dalla startup pugliese un modello che sfida la tendenza della prova in negozio con acquisto sul web. Obiettivo: rilanciare il commercio al dettaglio. «Il consumatore sfoglia un catalogo di offerte nel raggio richiesto e opziona il prodotto scelto: tramite geolocation gli verrà indicato il negozio più vicino dove trovarlo», spiega il financial & project manager Nicola Vernaglione

Pubblicato il 22 Nov 2015

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Nicola Vernaglione, financial & project manager di PitShop

Prima ancora che l’eCommerce sia in grado di garantire l’auspicata stabilità agli investitori online, sono invece già evidenti le ricadute negative sui punti vendita tradizionali. «Secondo i dati Netcomm, il 40% degli acquirenti nel settore abbigliamento e scarpe va in negozio a provare l’articolo scelto per poi comprarlo online dove in genere costa meno (il cosiddetto “showrooming”, ndr) – spiega Nicola Vernaglione, financial & project manager di PitShop -. Questo è esattamente il problema su ci siamo concentrati, arrivando a una soluzione che riteniamo sia in grado di riportare i clienti in negozio e al tempo stesso garantire prezzi concorrenziali».

La sfida di combinare gli aspetti vantaggiosi per tutti gli attori in campo nell’eCommerce, senza trascurare il tornaconto personale, è certamente ambiziosa. La startup di Bari tuttavia è certa d’aver trovato la quadratura del cerchio, applicando un principio molto semplice. In pratica, invertendo il ragionamento sul lato utente. «Il commerciante propone una serie di articoli a prezzi inferiori, anche se di poco, alle migliori offerte sul Web – prosegue Vernaglione -. Il potenziale cliente può così sfogliare un catalogo di offerte vantaggiose nel raggio da lui richiesto. In questo modo, potrà opzionare il capo scelto e sfruttando la geolocalizzazione gli verrà indicato il negozio più vicino dove trovarlo ed eventualmente acquistarlo, dopo tutte le verifiche del caso”.

Dal canto suo, PitShop garantisce il funzionamento e l’accessibilità all’intero meccanismo. L’esercente si registra per poter mettere in vendita la merce, potendo contare su un’interfaccia lineare e un palcoscenico al momento limitato alle città di Bari e Milano ma con grandi ambizioni di crescita. Inoltre, la prospettiva di aggregare svariati negozi in una sorta di marketplace digitale locale, ambisce a rilanciare i ricavi dei punti vendita. «Siamo certi di poter produrre un importante impatto sociale – ribadisce Vernaglione -. Con l’appoggio dei Distretti Urbani del Commercio, diventa possibile attivare dinamiche per rilanciare i negozi e i centri città».

Nel modello economico di PitShop anche il ritorno per l’ideatore è garantito. «All’atto della prelazione, l’acquirente versa 3,70 euro a titolo di caparra, per bloccare l’articolo – sottolinea Vernaglione -. Quell’importo rappresenta in pratica la nostra commissione. L’unica, perchè è importante sottolineare, Associazioni di categoria e negozianti non devono invece versare niente a noi. Anzi, nel caso la vendita non fosse perfezionata in negozio entro la scadenza indicata, la cifra resta disponibile all’utente in qualità di buono sconto da utilizzare nello stesso negozio».

Rivolgendosi preferibilmente alle boutique, nell’intento di garantire una qualità medio-alta dei prodotti proposti, Pitshop intende fare leva anche sulla possibilità per l’esercente di accedere all’eCommerce senza preoccupazioni, se non la selezione e l’inserimento dei prodotti. «Investire, mantenere e promuovere un sito Web non è un’operazione alla portata del singolo negozio – osserva Vernaglione -. Oltre a farci carico di questi aspetti, offriamo ai Distretti uno strumento utile a favore l’aggregazione e quindi la competitività».

La semplicità della procedura, sia sul lato offerta sia in fase di acquisto, dovrebbe in definitiva rivelarsi l’arma utile a convincere anche i più diffidenti su entrambi i fronti, instradando in pratica l’utente verso il negozio scelto senza possibilità di errore. «Appena confermata la prenotazione, il negoziante riceve la notifica e accantona il prodotto – conclude Chiara Giacopino, chief marketing officer di Pitshop -. Solo a quel punto, viene comunicato il nome del punto vendita dove recarsi, perchè l’intero catalogo è presentato sotto una veste unica».

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