Digitalizzazione del Made in Italy

Industria 4.0, IBM “sposa” il Piano Calenda e schiera 700 specialisti: «Adesso è il momento giusto»

L’AD Enrico Cereda ha presentato il report “Ripensare il Made in Italy nell’era del digitale”: «Misure del Governo, Quantitative Easing della BCE e maturità delle tecnologie creano condizioni irripetibili. Abbiamo già decine di casi, un fattore di successo è l’approccio “Thing Big, Start Small, Scale Fast”, ma fare sistema è fondamentale»

Pubblicato il 19 Gen 2017

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Enrico Cereda, Amministratore Delegato di IBM Italia

Le imprese manifatturiere italiane, e in particolare le PMI, hanno un’irripetibile opportunità per diventare più competitive investendo in tecnologie digitali. E IBM si propone per accompagnarle nel percorso verso Industria 4.0 grazie alla sua offerta di soluzioni, servizi, competenze, e alla conoscenza del tessuto industriale dovuta a 90 anni di presenza sul territorio italiano.

«Il nostro è il secondo paese manifatturiero in Europa e il quinto al mondo: non può perdere questa opportunità e deve cambiare marcia da subito. È il momento giusto, perché convergono tre condizioni favorevoli: il Piano del ministro Calenda, il Quantitative Easing della Banca Europea, e la maturità delle tecnologie», ha spiegato ieri Enrico Cereda, Amministratore Delegato di IBM Italia, presentando un documento (“Ripensare il Made in Italy nell’era del digitale”, disponibile a questo link) che illustra appunto il punto di vista di IBM per affrontare Industria 4.0.

In Italia, ha sottolineato Cereda, ora c’è la consapevolezza negli imprenditori di dover fare qualcosa: «Le condizioni sono migliori di un anno fa quando sono diventato AD, quello che manca è il “come”, e per questo abbiamo fatto questo report».

Report che comprende otto capitoli, e spiega cos’è Industria 4.0 (con un glossario di parole chiave), perché è necessaria in Italia, perché ora è il momento giusto, quali benefici porta, qual è l’approccio di IBM e le soluzioni tecnologiche che propone. Il punto di partenza è appunto il Piano Calenda, su cui IBM è molto positiva: «Aiuta a superare la fase di esitazione e a muoversi in modo collaborativo, mettendo al centro i temi dell’innovazione organizzativa, dello sviluppo delle competenze, del trasferimento tecnologico sul territorio. Ma soprattutto riconosce alla tecnologia il suo potere differenziante».

E dal punto di vista tecnologico, ha detto Stefano Rebattoni, General Manager Global Technology Services, nonché responsabile della strategia Industria 4.0 di IBM Italia, tutto ciò che serve è disponibile: «In fabbrica la digitalizzazione delle singole macchine è già avvenuta, ora il punto è farle parlare tra loro, raccogliere i dati, analizzarli, interpretarli. Internet of Things, Cloud, Cognitive Computing, Intelligenza Artificiale permettono collaborazione, semplificazione, interconnessione, e nuove applicazioni prima neanche immaginabili, su cui lavoriamo da anni adattandole alla realtà produttiva italiana».

«Abbiamo le capacità per “mettere a terra” le tecnologie, trasferendo soluzioni nate per le multinazionali anche alle medie aziende italiane», ha aggiunto Massimo Zocche, IBM S&D ISST team Industry Leader Industrial di IBM Italia. «Per questo proponiamo dei “semilavorati” pensati per singoli settori verticali, per esempio nell’alimentare, che è un comparto di eccellenza del Made in Italy e ha forti esigenze di tracciamento del prodotto». Zocche ha parlato anche di un caso di fabbrica a zero difetti, e di manutenzione predittiva, come spiega questo articolo di Internet4Things.

Oggi in Italia, ha ripreso Cereda, IBM ha 700 persone dedicate al tema Industria 4.0. «Abbiamo già decine di casi di successo, che hanno come fattore comune la chiarezza sul punto d’arrivo, e il fatto di partire per piccoli passi e crescere: un modello “Thing Big, Start Small, Scale Fast”. Facciamo leva su best practice maturate in tutti i mercati e su investimenti, in Europa e in particolare in Italia, che hanno una sostanziale ricaduta in termini di innovazione, per esempio il centro di eccellenza mondiale Watson IoT appena aperto a Monaco di Baviera, il Cloud Data center inaugurato presso Milano l’anno scorso, e il centro Watson europeo per il settore Health che è in progetto nell’area “ex-Expo” sempre presso Milano».

Il tutto però in un’ottica di ecosistema, di innovazione “aperta”, a stretto contatto con aziende utenti, partner, fornitori, università e startup. È fondamentale fare sistema ed essere inclusivi, raggruppando tecnologie anche di altri vendor, ha sottolineato Cereda, citando per esempio Siemens, Bosch, «e Cisco, con cui partiremo nelle prossime settimane con un roadshow su industria 4.0 in diverse città italiane».

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