Infrastructure management

Bolton: Virtual Private Cloud e SaaS pubblico trasformano gli skill IT

Un progetto con l’obiettivo di estendere i servizi ICT centrali a tutte le società del Gruppo di consumer goods, famoso per marchi come Rio Mare, Omino Bianco, Simmenthal, WC Net, Bostik, Neutro Roberts e Borotalco. La necessità di nuove competenze di demand management e governance ha rivoluzionato la struttura ICT

Pubblicato il 28 Apr 2014

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Il Gruppo Bolton fabbrica e commercializza prodotti di marca nelle categorie Alimentari, Cura della Casa, Adesivi, Cura della Persona e Cosmetica, attraverso una varietà di canali che comprendono la grande distribuzione, le profumerie, le farmacie e i negozi fai da te. I marchi più noti del Gruppo in Italia sono Rio Mare, Palmera, Simmenthal, Omino Bianco, WC Net, Smac, UHU, Bostik, Neutro Roberts, Borotalco, Chilly, Brioschi, Collistar e Somatoline.

L’obiettivo dell’iniziativa Cloud è stato di estendere i servizi ICT centrali gradualmente a tutte le società del Gruppo, permettendo loro di abbandonare la gestione locale di tali servizi IT e focalizzarsi così sul rispettivo core business. Lo sviluppo del progetto è stato seguito dalla società di servizi del Gruppo, Bolton Services, a cui fanno capo anche le attività di IT.

Il progetto consiste nel rinnovamento dell’infrastruttura mediante l’affiancamento di un Virtual Private Cloud erogato da un provider esterno, sul quale poggiare alcune componenti chiave del Sistema Informativo aziendale, mentre sul piano applicativo vi è la compresenza di sistemi on premise e di SaaS pubblico, integrati tramite ETL/EAI (Extract, Transform e Load/Enterprise Application Integration).

In particolare, il SaaS pubblico comprende software di HR (payroll, budgeting, travelling, timesheet, …) e UC&C (Unified Communication & Collaboration). La componente di applicativi meno critici invece è ospitata su piattaforme virtualizzate, per un totale di circa 100 macchine virtuali. I servizi applicativi per le aziende industriali si appoggiano all’ERP di gruppo in modalità on premise; le realtà commerciali si appoggiano su gestionali più semplici e locali: l’obiettivo è consolidare anche questi applicativi su partizioni virtuali centralizzate rendendoli disponibili a tutte le realtà aziendali che ne necessitano.

Il modello a tendere prevede quindi la revisione completa dei CED delle sedi locali, facendo convergere sull’infrastruttura di gruppo tutti i servizi ICT. Attualmente la transizione è già stata completata per Italia, Francia e Grecia, mentre è ancora in essere in altre Country, come Spagna e Svizzera. La direzione ICT di Bolton Services da anni ha delegato all’esterno la gestione dell’infrastruttura, lasciando a un provider esterno la proprietà e gestione dei Data Center (housing). La medesima strategia di sourcing (leasing) è applicata ai dispositivi client (circa 1.500 pc). L’unità IT centrale gestisce l’intero ciclo di vita dei terminali, dalla delivery al supporto utente, e offre a ciascun utente un ambiente di lavoro standard preconfigurato.

Recentemente è stato avviato un progetto pilota per una sede commerciale estera del Gruppo, finalizzato alla virtualizzazione dei client e all’erogazione di applicativi aziendali tramite application streaming. Questo progetto pilota pone le basi per la gestione di dispositivi mobile (Mobile Device Management), in ottica di futura estensione ad altre sedi estere del Gruppo.

Per quanto riguarda i benefici generati dall’iniziativa, flessibilità e scalabilità sono sicuramente tra i principali, con una netta riduzione dei tempi di provisioning di nuovi server, ridotti da 3-4 settimane a una (sebbene siano necessari solo pochi minuti per l’effettiva erogazione del servizio, la presa in carico della richiesta d’attivazione prevede tempistiche di circa una settimana), riducendo a un quarto la durata dell’intero processo.

Questo, ovviamente, non impatta esclusivamente sui tempi, ma anche sui costi della struttura: è stato riscontrato, infatti, un risparmio del 30% rispetto alla gestione tradizionale, con la possibilità di ottenere ulteriori risparmi anno su anno dovuti all’evoluzione tecnologica. In generale, la centralizzazione dei servizi applicativi e infrastrutturali e della gestione dei device ha portato a una riduzione dello sforzo amministrativo per la Direzione ICT, in termini di semplificazione della fase di budgeting e consuntivazione.

Questo ha consentito di rifocalizzare il ruolo delle risorse umane in modo da orientarle su attività a maggior valore aggiunto. L’iniziativa, infatti, sta producendo parallelamente un rinnovamento di competenze nella Direzione ICT, dove la componente di gestione sistemistica e operativa è completamente esternalizzata. Di contro, l’area ICT interna si è arricchita di profili caratterizzati da maggiori competenze gestionali, quali quelle relative a demand e project management. Questo ha portato a un investimento in formazione, in particolare in relazione a una nuova figura, il demand manager, che si occupa di intercettare i bisogni in logica di delivery operativo, raccogliendo e consolidando in soluzioni omogenee le domande di servizi provenienti dalle diverse realtà aziendali.

Il passaggio a una logica Cloud, e con essa al concetto di SLA contrattualizzati con i fornitori, ha posto l’accento su competenze fortemente orientate alla governance dei sistemi: il risultato è un’evoluzione della struttura IT interna con l’obiettivo di offrire un servizio migliore a un ambito di aziende man mano più esteso, mantenendosi snella e focalizzata. Proprio il tema del rinnovamento delle competenze si è rivelato uno di quelli più delicati, che ha causato una serie di impatti radicali nella struttura ICT, che si è riorganizzata per essere maggiormente efficace e in linea con il suo nuovo ruolo.

Caso tratto dall’Osservatorio Cloud & ICT as a Service “Cloud Journey: un cambiamento possibile!” della School of Management del Politecnico di Milano

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