Tendenze

IT manager sotto pressione per le richieste della Mobile Generation

Crescono nel mondo gli investimenti in wireless e device per soddisfare le nuove esigenze di lavoro. L’Italia arranca, non c’è attitudine al mobile working, ma i manager ne comprendono la necessità

Pubblicato il 03 Lug 2014

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Giocoforza, con la rivoluzione digitale l’organizzazione del lavoro sta cambiando verso una maggiore flessibilità, mobilità e commistione fra device personali e professionali nell’attività giornaliera. Quantomeno è ciò che chiedono, a livello globale, le nuove generazioni al lavoro e ora anche il management (il 77% dei dirigenti), che inizia a riconoscerne i vantaggi in termini di produttività, riduzione dei costi e retention delle new entry in azienda.

Secondo l’ultima ricerca globale #GenMobile di Aruba Networks – che ha coinvolto 1.000 professionisti IT a livello globale – sette responsabili su dieci sentono la pressione dei manager di alto livello e dei dipendenti di creare un ambiente di lavoro all-wireless, a supporto di una maggiore flessibilità e collaborazione.

Secondo la società specializzata in infrastrutture mobile per l’azienda, Il picco nella mobilità, espresso dall’aumento del lavoro da remoto (per un’azienda su due) e dall’incremento dell’uso di dispositivi personali sul posto di lavoro (per il 77%), fa avvertire alle divisioni IT l’urgenza di creare le condizioni adeguate.

«L’ambiente di lavoro del futuro richiederà un’infrastruttura mobile-centrica e wireless protetta, un passo verso il self-service da parte del dipendente e la volontà di abbracciare le tecnologie consumer per migliorare la produttività della generazione mobile», commenta Ben Gibson, direttore marketing di Aruba Networks.

Al momento, tuttavia, solo il 14% dei dipendenti ritiene di avere la flessibilità e la libertà necessarie. In Italia, addirittura, per la maggior parte non c’è ancora attitudine al mobile working e non c’è una policy per gestire il BYOD (Bring your own device), benché se ne senta l’esigenza.

A livello globale, invece, il 59% ha già previsto il BYOD o ha attuato nuove politiche per sostenerlo. Una su due, infatti, ha aumentato gli investimenti in Mobile Device Management e oltre il 70% ha incrementato quelli in Wi-Fi, mentre al 46% è stato concesso un aumento di budget per progetti futuri. Sei su dieci hanno invece dotato la popolazione aziendale di smartphone e tablet. In Italia, invece, cresce sì la pressione da parte della classe dirigente di lavorare in mobilità, ma non è ancora stato destinato un budget specifico.

Inoltre, sempre a livello globale, il 56% incoraggia o almeno non vieta l’uso di dispositivi personali sul posto di lavoro, mentre solo il 12% ne scoraggia l’uso per lavoro. Ma in ogni caso la sicurezza è al primo posto: il 74% sceglie o autorizza i dispositivi in modo da mantenere in sicurezza il flusso dei dati, mentre un 13% ne ha vietato la mobilità proprio per problemi di sicurezza. Anche in l’Italia le soluzioni di mobility sono scelte in base al grado di sicurezza.

Con la trasformazione digitale e i nuovi modelli di lavoro anche l’ufficio diventerà obsoleto e verrà sostituito da un hub, con una formula mista tra chi viaggia per lavoro e chi per piacere, tra spazi di lavoro condivisi e ambienti di lavoro flessibili (dal rapporto commissionato da Aruba alla società di analisi dei trend The Future Laboratory). In pratica, posti di lavoro più aperti e collaborativi, meno gerarchici, e dove le persone della generazione mobile gestiranno in autonomia gli orari di lavoro, come in parte sta già avvenendo nelle aziende più tecnologiche legate a business ICT e digital.

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