Intese

Dall’accordo di Bali nuove opportunità per le Pmi

Il premier Enrico Letta lo ha definito storico e un importante opportunità per le Pmi. E’ l’accordo di Bali, la prima intesa globale da quando l’Uruguay round diede vita al Wto. 159 Paesi hanno faticosamente aderito all’intesa che spinge verso una ulteriore liberalizzazione degli scambi commerciali

Pubblicato il 19 Dic 2013

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Business

Si scrive accordo di Bali e si legge come la prima intesa globale da quando l’Uruguay round diede vita al Wto. All’accordo dovrebbero poi seguire accordi bilaterali che andranno nel senso di rendere sempre più facili gli scambi internazionali. E’ questo l’aspetto più importante per le Pmi italiane visto che secondo le stime si parla di un incremento superiore ai mille miliardi di dollari degli scambi.

Secondo Enrico letta “Per l’Europa e l’Italia sono di particolare importanza le misure di facilitazione commerciale, che permetteranno alle nostre imprese, Pmi in primo luogo, di esportare più facilmente, in tempi più rapidi e con minore burocrazia …Si aprono nuovi spazi che sono sicuro che le nostre imprese, a partire dalle piccole e medie imprese, sapranno cogliere in pieno, grazie al loro dinamismo e alla loro capacità di innovazione”.

L’accordo si basa su una semplificazione delle pratiche doganali attraverso un migliore utilizzo delle tecnologie della rete. In pratica è previsto il potenziamento delle norme Wto in materia di libertà di transito, requisiti e pedaggi per l’importazione e l’esportazione, pubblicazione e implementazione delle regole sul commercio. Altro obiettivo dell’accordo è migliorare l’assistenza tecnica e il potenziamento delle strutture, attraverso una cooperazione più efficace tra le autorità doganali, mirata alla facilitazione del commercio e il rispetto delle procedure.

Il secondo punto prevede una deroga all’apertura delle frontiere che consenta agli Stati di acquistare a prezzi sussidiati dai propri contadini più poveri derrate alimentari per fronteggiare il rischio di fame e povertà. Infine, si cerca di aiutare i paesi più poveri eliminando parte dei dazi a scalare, cui erano sottoposti in caso di esportazione di prodotti lavorati solo in parte sul loro territorio.

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