Ricerche

Appalti Pubblici, misurare la reputazione dei fornitori. Una chimera, un rischio o un’opportunità?

Un’indagine condotta da Promo PA Fondazione, in collaborazione con BravoSolution su oltre 250 Stazioni Appaltanti rileva il punto di vista di queste organizzazioni sul tema della valutazione dei fornitori, sia in fase di qualificazione che di esecuzione del contratto

Pubblicato il 04 Dic 2015

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Il Disegno di legge delega per il recepimento delle Direttive Europee sugli Appalti prevede la revisione del vigente sistema di qualificazione degli operatori economici attraverso l’introduzione di criteri reputazionali basati su parametri oggettivi e misurabili inerenti la valutazione della performance contrattuale.

La possibilità di misurare la “reputazione” dei fornitori fornirebbe alla PA strumenti più adeguati per presidiare la spesa complessiva ed effettiva: i costi di una fornitura comprendono infatti anche i costi della “non qualità” (pensiamo solo ai meccanismi delle “varianti in corso d’opera” rispetto a quanto contrattualizzato). Qual è la percezione delle Stazioni Appaltanti su questo scenario? Sono soddisfatte dei propri fornitori? Come viene misurata questa soddisfazione oggi?

I risultati della ricerca, condotta da Promo PA Fondazione in collaborazione con BravoSolution su oltre 250 Stazioni Appaltanti, sono stati presentati nel corso di un convegno presso la sede della Città Metropolitana di Roma.

Alcuni risultati dell’indagine “Rating reputazionale fornitori e buona esecuzione del contratto” :

  • circa l’80% del campione è favorevole all’introduzione di criteri reputazionali, fermo restando alcune “preoccupazioni” in termini di applicabilità
  • la metà delle stazioni appaltanti italiane non si riesce a mettere in atto alcuna forma di controllo della performance in fase di esecuzione del contratto
  • solo una stazione appaltante su cinque inserisce nei propri capitolati indicatori di performance oggettivi
  • i sistemi di qualificazione esistenti sono considerati appena “sufficienti” e comunque poco utili per rilevare la qualità del fornitore

Le Stazioni Appaltanti lamentano inoltre la mancanza di strumenti di monitoraggio adeguati: quelli utilizzati sono prevalentemente tradizionali e si basano su un controllo solo formale dei contenuti del contratto.

Questa carenza potrebbe essere agevolmente superata dall’adozione di tecnologie attualmente già disponibili e molto consolidate. Moltissime organizzazioni pubbliche nel mondo le stanno già utilizzando, con soddisfazione. Il problema del nostro Paese non è dunque “strumentale” ma, probabilmente, più culturale.

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