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Gestire la complessità, una bussola per i manager

Viviamo in un sistema sempre più complesso, interconnesso, diversificato, in accelerazione e in trasformazione continua. Non è più possibile pensare che gli strumenti del passato siano in grado di aiutarci a risolvere i problemi di oggi. Inauguriamo una nuova rubrica dedicata al Design Thinking, un disciplina che aiuta a trovare la migliore soluzione per le problematiche di tutti i giorni in modo differente

Pubblicato il 18 Mar 2015

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Andrea Guida, Senior Consultant in Co-design Facilitation Methods for Business

Dal 1900 ad oggi non è solo cambiato completamente il modo di lavorare, spinto da una innovazione drastica in tutti i settori, è cambiata anche la tipologia e la natura stessa del lavoro.

La complessitá del sistema in cui siamo chiamati ad operare, è poi aumentata conseguentemente: ogni cosa è sempre più collegata alle altre, la velocità e vastità delle informazioni rende sempre più necessario e difficile contemplare la diversità, la linearità dei fenomeni è messa sempre più in discussione, insomma il villaggio globale risulta ben più complesso di quello che ci avevano prospettato.

Aggiungete a questo quadro la formidabile complessità della natura umana ed ecco che anche l’implementazione delle decisioni (già difficoltose da prendere), diventa qualcosa molto difficile da mettere in pratica. Armi manageriali prima sicure ed efficaci, sembrano oggi soluzioni spuntate: lente, complicate, già inadeguate prima ancora di essere implementate.

E non pensate che sia finita. Anzi, come molti esperti dicono, siamo davanti ad una accelerazione esponenziale. Le innovazioni tecnologiche che ci aspettano nei prossimi anni saranno superiori, a livello di impatto economico e sociale, di quanto non sia accaduto in tutta la storia precedente.

Siamo pronti?

Il quadro è evidente: siamo davanti ad una innovazione continua, unita ad una tale complessitá delle cose e delle situazioni, che non è più possibile pensare che gli strumenti del passato siano in grado di aiutarci a risolvere i problemi di oggi (e soprattutto quelli di domani mattina). La complessità oggi non deve essere più ignorata, sperando di avere fortuna nel progettare la soluzione migliore, ma tenuta in considerazione e intorno adessa va costruita la soluzione.

Come fare?

E’ di moda parlare di Design Thinking ma certamente è la disciplina che più si avvicina al giusto approccio manageriale: multidisciplinare, con l’uomo al centro, basato su precise fasi di lavoro la cui partenza è sempre una attenta fase di ricerca a 360°, con un approccio fondamentale basato sul try & fail, dove cioè il prototipo è un elemento fondamentale del processo di creazione. Tuttavia a livello organizzativo, non c’è solo la complessità del problema e delle persone che ne sono parte, c’è anche la stessa azienda con le sue dinamiche, politiche, capacità e mancanze.

Il Design Thinking quindi va messo in uno spazio intellettuale e fisico dove tutti gli elementi che sono parte del problema da risolvere (e quindi parte della soluzione) possano costruire insieme (co-design) la soluzione più idonea.

A livello individuale invece è possibile migliorare la nostra capacità di gestire la complessità, ad esempio iniziando ad affrontare le questioni di tutti i giorni in modo differente. Un esempio? Davanti ad un problema provate a vederlo sotto diversi punti divista per stimolare un po’ il pensiero laterale, e un po’ per scovare quello che non è evidente. Ho coinvolto le persone giuste? Più complesso è il problema da gestire, più contano non solo le competenze specifiche ma anche altre abilità.

Sarebbe stato meglio coinvolgere più persone? Meno persone? Diverse persone? Ho tenuto in considerazione tutti gli elementi? A volte non riuscire a mettere un numero davanti ad un elemento non significa che questo abbia un impatto zero. Anzi! Potrebbe addirittura risultare determinante per il successo. Mi sono onestamente detto il perché non funzionerà? Riuscire a mediare tra mente e pancia non è facile, ma spesso basta scrivere per avere qualche chiarificazione. Compilare un elenco di motivi che farebbero fallire il progetto (scavando a fondo e senzacondizionamenti) aiuta a visualizzare gli ostacoli e quindi a superarli!

Nei prossimi articoli approfondiremo questi temi sotto il duplice aspetto aziendale e individuale, partendo da case-history italiani e internazionali. L’obiettivo è dichiarato: colmare la mancanza di un adeguato dibattito in lingua italiana e per il nostro paese, su un tema fondamentale come quello della complessità.

Senza mai dimenticare che comunque “se tutto sembra sotto controllo, vuol dire che non stai andando forte abbastanza”. Mario Andretti

*Andrea Guida,

Principal, CO Collaboration in Organizations SA

Founding Curator of Lugano Hub – Global Shapers Community

Co-founder, Voicemap LTD

@jidanet

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