EDITORIALE

Cronache dalla digital disruption: PayPal, Ikea, Aldi e l’ebook

American Express superata da PayPal. Il colosso svedese dei mobili che sbarca sull’eCommerce di Amazon. Il big tedesco del discount Aldi che apre punti vendita negli Usa. E a sorpresa, torna in auge il libro cartaceo, dato per morto con l’avvento del lettore digitale. Quattro storie diverse, con un unico fil rouge: la disruption causata dalla digitalizzazione. L’editoriale di Umberto Bertelè

Pubblicato il 23 Ott 2017

digital-disruption

Umberto Bertelè, professore emerito al Politecnico di Milano, è autore di “Strategia”, edizioni Egea, disponibile nella seconda edizione, focalizzata sulla trasformazione digitale.

Da un lato PayPal che supera American Express in Borsa e Ikea che, come era già successo a Nike, è costretta a venire a patti con le grandi piattaforme di ecommerce (quali Amazon o Alibaba). Dall’altro il libro cartaceo che riprende slancio rispetto all’ebook  e Aldi che punta sul suo ormai storico modello discount per crescere (sfidando Walmart e Amazon) sul mercato US. Quattro storie recentissime, che ho scelto per mostrare come la digitalizzazione continui in molti comparti a generare disruption, ma come in altri le imprese incumbent stiano reagendo, non necessariamente digitalizzandosi.

PayPal supera per la prima volta American Express. In Cina i pagamenti e i trasferimenti di danaro sono da tempo saldamente nelle mani delle grandi del digitale, Alibaba e Tencent (ambedue con una capitalizzazione di Borsa di oltre 400 miliardi di $), che hanno saputo approfittare della debolezza del sistema bancario-finanziario locale per occupare i nuovi spazi che la crescita tumultuosa del PIL metteva progressivamente a disposizione. Alibaba ha anche creato un fondo monetario che – con 370 milioni di sottoscrittori e oltre 200 miliardi di dollari raccolti – è ora il più grande del mondo, con una consistenza doppia rispetto al secondo (gestito da JPMorgan). Ma in Occidente le grandi banche e le società che gestiscono le carte di credito continuano a essere molto forti, per cui il temporaneo superamento da parte di PayPal di un mostro sacro come American Express e il suo avvicinamento (sempre in termini di capitalizzazione) ad altri due mostri sacri come Morgan Stanley e Goldman Sachs appare molto sintomatico delle scommesse che la finanza fa sul futuro del comparto. E non va dimenticato che alle spalle di PayPal, e in concorrenza con essa, ci sono i sistemi di pagamento di Apple e Amazon.

Ikea è costretta dopo 74 anni a cambiare il suo storico business model. Fino a poco fa un business model di grandissimo successo, quello di Ikea, che aveva nei suoi enormi punti di vendita – alla periferia delle città – e nel loro coinvolgente layout uno degli elementi più caratterizzanti. Ma in questa fase storica Ikea soffre un problema simile a quello dei grandi centri commerciali periferici: c’è sempre meno gente disposta a spostarsi fisicamente, quando molta informazione è rintracciabile sui siti delle grandi piattaforme di ecommerce. E disporre di un proprio sito di vendita può non bastare. Di qui l’annuncio che Ikea, a 74 anni dalla nascita, ha deciso di essere presente anche sulle grandi piattaforme di terzi (quali Amazon e Alibaba): con un potenziale impatto sui margini ma soprattutto con la necessità di ripensare il suo rapporto con i clienti.

Aldi scommette invece sul suo business model pre-digitale per crescere negli US. Sull’onda del successo del modello discount sul mercato UK, ai danni del gruppo leader Tesco e in concorrenza con l’ecommerce, la tedesca Aldi vuole accrescere del 50% le sue vendite negli US e per questo ha deciso di investire 3,4 miliardi di $. Il modello discount, che vede come co-protagonista in Europa l’altra tedesca Liedl e ha diversi epigoni, è un tipico modello low cost (come peraltro quello di Ikea): la qualità dei prodotti offerti è buona, ma la scelta (ovvero il numero di referenze) è limitata, l’arredamento dei punti vendita è spartano e il servizio – agli antipodi rispetto a quello offerto dall’ecommerce – è al livello minimo indispensabile.

Il libro cartaceo riacquista fascino. Dato prematuramente come moribondo, quando la crescita dell’ebook (introdotto nel 2007) sembrava inarrestabile, il libro cartaceo ha ripreso fiato. Ovviamente è cambiata la domanda. Ma l’offerta ha giocato un ruolo importante, ricorrendo soprattutto a strumenti di ristrutturazione tradizionali: concentrandosi (si sono ridotti a 4 i grandi editori che dominano il mercato mondiale), accrescendo il controllo sui costi, riducendo sensibilmente  (con processi più snelli) il time to market, segmentando con più attenzione la domanda.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4