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Anche il Manager diventa 4.0: l’identikit di Aldai-Federmanager

Dev’essere abile a interpretare i dati, prendere decisioni veloci e capace di sfruttare intelligenza artificiale, Cloud e Big Data. Per questo, al tempo dell’industria 4.0 è necessario un costante aggiornamento: 7 milioni di euro destinati alla formazione sul digitale da Fondirigenti, il fondo interprofessionale di Confindustria e Federmanager

Pubblicato il 29 Giu 2017

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Non solo specialisti, ma anche manager che comprendano la logica e il potenziale del digitale e dell’intelligenza artificiale per sfruttarli al massimo nel business. Questo serve all’Industria 4.0, ma c’è ancora molto da fare. I dati internazionali dicono che solo uno su 10 ai vertici ha esperienza e, nel complesso, prevale una scarsa cultura e formazione digitale. Accenture prevede che oltre un terzo delle competenze richieste entro il 2020 sarà fra quelle che oggi non sono ancora considerate fondamentali, eppure al Word Economic Forum di Davos si è detto che l’intelligenza artificiale potrà raddoppiare la crescita economica, con un balzo della produttività del 40% nei 12 Paesi considerati.

Un manager che “mastica” dati

L’identikit emerso al convegno “Industry 4.0: iniziative strategiche e competenze manageriali”, organizzato da Aldai-Federmanager, è quello di un manager capace di migliorare i processi attraverso la gestione e l’implementazione di piani di sviluppo tecnologici; abile nell’analisi dei dati e nella creazione di valore partendo da essi e in grado di sfruttare e gestire l’intelligenza artificiale con risorse smart, come i wearable device (dispositivi indossabili), il Cloud, i Big Data e le architetture IT-OT (Information Technology e Operation Technology), ossia la convergenza tra Information Technology e Operation Technology. Ma per gestire i nuovi cyber-physical system, dove dati e processi e prodotti sono interconnessi, serve appunto una nuova formazione anche per i capi. «Il nuovo protagonista nell’Industry 4.0 è e sarà sempre di più il dato e i manager devono avere le competenze per gestire questo nuovo fattore – commenta Marco Taisch, professore del Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano -. L’attività decisionale avrà tempi sempre più ridotti e dovrà necessariamente essere basata sulla lettura e sull’analisi degli elementi raccolti attraverso le nuove tecnologie».

Focus sulla digital transformation

Le associazioni dei manager sono dunque impegnate nel passaggio culturale dall’analogico al digitale e a tal fine Fondirigenti, il fondo interprofessionale italiano che si occupa della formazione dei manager promosso da Confindustria e Federmanager, nel 2016 ha destinato 5 milioni di euro e quest’anno 2,7 milioni di euro per la diffusione della cultura digitale e il supporto del passaggio dall’analogico al digitale, attraverso iniziative strategiche in collaborazione con le associazioni dei soci su tutto il territorio nazionale. «Da studi scientifici dell’Università di Berkeley sulle imprese aderenti a Fondirigenti – ha spiegato Carlo Poledrini, il Presidente dell’associazione – è emerso che l’aumento dell’1% di investimento in formazione manageriale si traduce in +0,08% di produttività aziendale. Per questo il nostro ruolo diventa sempre più importante».

In aggiunta ai servizi forniti con il fondo interprofessionale, Aldai stipula ogni anno accordi per la formazione manageriale con enti e università, come la recente partnership con il MIP, la business school internazionale del Politecnico di Milano. «Per noi è prioritario attivarci sul fronte della formazione affinché i dirigenti sul mercato del lavoro maturino tutte le competenze utili per diventare manager 4.0», sottolinea il Vicepresidente Aldai-Federmanager Bruno Villani. A tal fine l’associazione che riunisce i manager dell’industria ha messo in campo numerose iniziative per aggiornare e certificare le competenze indispensabili a un’industria italiana che sia competitiva e forte sui mercati esteri. «Il conflitto tra uomini e robot si può superare attraverso un piano nazionale di sostegno alla crescita del capitale umano – ha rilanciato il Presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla -. Il nostro impegno è massimo perché questa è l’occasione per modernizzare il Paese e non possiamo perderla».

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