Iniziative

Watson va in Africa: al via il Progetto Lucy di Ibm

Avviata un’iniziativa da 100 milioni di dollari che prevede l’utilizzo del cognitive computing come sostegno allo sviluppo, in particolare nella aree della sanità e dell’istruzione

Pubblicato il 11 Feb 2014

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Charity Wayua, Research Scientist, Agriculture Lead at IBM Research - Africa

Ibm ha lanciato ieri il “Progetto Lucy”, un’iniziativa decennale che prevede l’utilizzo di tecnologie di cognitive computing avanzate in Africa, grazie al supercalcotore Watson sviluppato da Ibm.

«Nel corso degli ultimi dieci anni l’Africa ha vissuto un’enorme crescita, eppure le difficoltà del continente provocate dall’aumantare della popolazione, dalla scarsità d’acqua, dalle malattie, dagli scarsi rendimenti dell’agricoltura e da altri fattori rappresentano impedimenti a un decollo economico», ha affermato Kamal Bhattacharya, Director Ibm Research Africa. «Con l’abilità di apprendere da modelli emergenti e scoprire nuove correlazioni, le capacità cognitive di Watson hanno un enorme potenziale per aiutare l’Africa a realizzare nei prossimi vent’anni quello che gli attuali mercati sviluppati hanno realizzato in due secoli».

Saranno proprio le tecnologie Watson – implementate dal nuovo Africa Research Laboratory di Ibm – a fornire ai ricercatori le risorse in grado di sviluppare soluzioni attuabili dal punto di vista commerciale in aree chiave quali la sanità, l’istruzione, l’acqua e l’igiene, la mobilità umana e l’agricoltura. Con il cognitive computing è possibile migliorare l’apprendimento e raccogliere informazioni importanti su varie aree, analizzando quantità massive di dati. Le tecnologie Big Data infatti hanno un ruolo critico nelle difficoltà dello sviluppo africano: dalla comprensione dei modelli dei prezzi del cibo, alla valutazione del GDP e dei numeri della povertà e ancora la prevenzione delle malattie – la chiave consiste nel trasformare i dati in conoscenza e informazioni in base alle quali agire.

Per contribuire ad alimentare il mercato del cognitive computing e creare un ecosistema intorno a Watson – si parla di 12 laboratori globali –, Ibm ha in programma di realizzare un nuovo Centre of Excellence panafricano per il Data-Driven Development (CEED), cercando partner di ricerca come università, agenzie di sviluppo, start-up e clienti in Africa e nel mondo. Con la fondazione di questo centro i partner del progetto potranno accedere ai dati ad alta frequenza e meglio organizzati in Cloud. Questo consentirà agli scienziati e agli analisti di calcolare in modo più preciso le condizioni economiche e sociali e di identificare quelle correlazioni prima invisibili tramite diversi domini.

«Per fare in modo che l’Africa si unisca alle altre economie e le superi, abbiamo bisogno di investimenti in scienza e tecnologia che siano ben integrati nella pianificazione economica e allineati allo scenario africano», ha affermato il Prof. Rahamon Bello, Vice Chancellor dell’Università di Lagos. «Vedo una grande opportunità per partnership di ricerca innovative tra società come Ibm e organizzazioni africane, che uniscono le tecnologie più avanzate del mondo alla competenza e alla conoscenza locale».

Due delle prime aree di interesse del nuovo centro sono la sanità – l’Africa sub-sahariana è sede del 25% circa delle malattie del mondo – e l’istruzione – attualmente metà dei bambini africani arriverà all’adolescenza senza essere in grado di leggere, scrivere e fare semplici calcoli. Nel primo ambito, Watson potrebbe fornire nuovi spunti nell’evoluzione del tumore della cervice uterina in Africa – che rappresenta il 22% del totale dei casi a livello mondiale – e consigliare nuovi approcci per la sua prevenzione, diagnosi e cura. Con la ritrasmissione di dati clinici preziosi relativi alle loro osservazioni sul campo, gli operatori sanitari saranno in grado di contribuire a migliorare le capacità di inferenza di Watson. Nel secondo, il CEDD si propone di creare nuovi approcci olistici per l’analisi dei dati volte a identificare correlazioni di cui non si ha memoria. Ad esempio, Watson potrebbe accertare il collegamento tra un pozzo d’acqua contaminata, un’epidemia di colera e i bassi livelli di frequenza scolastica che ne derivano nella regione. Potrebbe anche contribuire a scoprire altre cause di bassa frequenza scolastica in una regione particolare, come la mancanza di forniture sanitarie e tradizioni culturali che ripongono la responsabilità dell’assistenza all’infanzia nei fratelli maggiori.

IBM ha inoltre in programma altri investimenti nell’ecosistema di innovazione africano con l’apertura di nuovi Ibm Innovation Centers a Lagos in Nigeria, a Casablanca in Marocco e a Johannesburg in Sud Africa. Lo scopo è quello di spronare la crescita locale e di alimentare un ecosistema di sviluppo e imprenditorialità incentrato sui Big Data, l’analitica e il Cloud Computing nella regione.

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