Digital transformation - Pubblica Amministrazione

ACI sulla strada del digitale

La dematerializzazione del Certificato di Proprietà, che ha preso il via il 5 ottobre, è il primo importante risultato di un percorso di innovazione intrapreso da Automobile Club Italia nell’ottica di semplificare la vita ai 40 milioni di automobilisti italiani e migliorare l’offerta di servizi: nel 2016 sono previste altre novità, come un’App e l’accesso online alle informazioni sul pagamento del bollo. Le anticipazioni nell’intervista a Vincenzo Pensa, Direttore innovazione e sviluppo e Responsabile IT

Pubblicato il 05 Nov 2015

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Vincenzo Pensa, Direttore innovazione e sviluppo e Responsabile IT di ACI

A partire da lunedì 5 ottobre chi acquista un’auto, una moto o un camion non deve più ritirare il consueto Certificato di Proprietà del veicolo, ma un codice e una ricevuta dell’avvenuta registrazione. Il documento, digitale, resta al sicuro negli archivi informatici del PRA e può essere recuperato dall’automobilista quando ne ha bisogno, semplicemente collegandosi on line dal sito dell’ACI.

Si tratta di una piccola rivoluzione per i 40 milioni di automobilisti italiani, e quindi una buona notizia per l’intero Paese. Sono oltre 38mila i certificati emessi ogni giorno e 300.000 quelli smarriti ogni anno, con relativo costo per richiedere un duplicato: considerando anche i bolli che si aggiungono al costo del servizio, si stima un risparmio annuo per i cittadini pari a 15 milioni di euro. Tanta carta e un fiume di inchiostro risparmiati, dunque, ma soprattutto più efficienza, meno burocrazia e una via aperta verso nuovi servizi. Il Certificato di Proprietà digitale rappresenta infatti il primo risultato concreto di un programma di digital transformation che ACI ha avviato da un paio d’anni e che nel 2016 porterà altre novità per gli automobilisti, fra cui servizi online per verificare il pagamento del bollo e un’App integrata che offrirà tutti i servizi ACI, dal soccorso stradale all’infomobilità.

Il PRA, gestito dall’ACI da 88 anni, diventa così una delle PA centrali più avanzate sulla frontiera della digitalizzazione. Da un paio d’anni, ACI infatti ha intensificato gli sforzi, creando anche una nuova figura, quella del Direttore Innovazione e Sviluppo, ruolo affidato a Vincenzo Pensa, che ricopre anche la responsabilità dei sistemi IT.

Un Direttore dell’Innovazione in una PA è un bel segnale per il Paese. In questi due anni di attività, quali obiettivi avete perseguito?

Aver creato una struttura che ha come scopo principale quello di innovare e dare un contributo allo sviluppo dell’organizzazione è stato un investimento di ampie prospettive che comincia a dare i suoi frutti. L’esigenza era quella di spingere l’innovazione a 360 gradi: non solo da un punto di vista tecnologico, ma anche di modelli di business e di comportamenti. E non in modo fumoso ma con un forte aggancio alla realtà per ottenere risultati concreti. L‘innovazione non è un processo creativo, ma scientifico: abbiamo lavorato molto sui metodi e sugli aspetti strutturali.

Ci siamo immediatamente posti due obiettivi. Innanzitutto diffondere la cultura dell’innovazione in modo pervasivo. La contaminazione è importante: volevamo ampliare il perimetro e far toccare con mano il nuovo approccio, dimostrando che anche con piccole iniziative si può fare molto, in modo da far salire a bordo altre persone: in questo modo si crea un circolo virtuoso. Oggi l’innovazione fa parte di tutte le strutture interne dell’ACI, con team multisciplinari, e questo arricchisce molto l’organizzazione.

L’altro obiettivo è stato quello di inserire nei processi di sviluppo e pianificazione un approccio orientato all’innovazione, in cui la figura centrale è l’utente finale. In ACI, che da sempre si occupa di soccorso stradale, l’attenzione alle esigenze degli utenti è già forte, ma vogliamo enfatizzare ancora di più l’orientamento al cliente: tradizionalmente nella PA l’attenzione è sulla norma, mentre noi cerchiamo il quid pluris, quel qualcosa in più, in termini di opportunità da cogliere, all’interno del quadro normativo.

E sappiamo che limitandosi all’efficientamento dei processi non si producono risultati eclatanti.

Come si articola il progetto di trasformazione digitale in corso?

La digitalizzazione del certificato di proprietà è il primo concreto risultato di questo ampio programma di innovazione che stiamo portando avanti: oggi sono oltre un milione i documenti emessi (c’è un contatore sul sito dell’Aci -ndr), 38mila i documenti emessi ogni giorno. Ma è solo uno dei tasselli nell’ambito in particolare della gestione delle attività del pubblico registro automobilistico. Di fatto, il Certificato di Proprietà, o comunemente CdP, è l’output di un processo che è stato ripensato e che a breve sarà interamente digitalizzato. Molto di più, insomma della semplice dematerializzazione di un documento. E questo ha richiesto un ripensamento radicale della macchina organizzativa oltreché dei metodi di lavoro.

Quali saranno i prossimi step?

A febbraio sarà possibile per l’automobilista firmare il passaggio di proprietà direttamente su una tavoletta e in questo modo avremo digitalizzato tutta la filiera, come dicevo.

Nel Cloud, ci sarà una sorta di cassetto riservato all’utente e questo renderà l’attività più efficiente, trasparente e sicura. Non si potranno verificare più situazioni ambigue e truffe: in passato è capitato che alcuni veicoli fossero intestati a persone che neanche ne erano a conoscenza. Anche le marche da bollo ora sono virtuali: è un ulteriore elemento di efficientamento, quelli cartacei possono essere contraffatti o riciclati.

Inoltre, dall’identità digitale e dal contatto diretto con gli utenti possono nascere nuovi servizi. L’obiettivo è l’accesso ai dati in tempo reale, non solo dalle 106 sedi del PRA o dalle 5.500 agenzie indipendenti collegate, ma anche dal pc o dal tablet, comodamente seduti a casa o in auto, garantendone il pieno valore legale. Sarà possibile per ciascuno verificare la propria situazione, incluso il pagamento del bollo auto.

In agenda abbiamo una serie di servizi per gli automobilisti, che metteranno il nostro paese all’avanguardia in ambito Europeo: l’innovazione che stiamo portando avanti non ha paragoni in altre realtà.

Quando si fanno progetti di innovazione nella Pubblica Amministrazione in genere uno dei principali ostacoli è il change management, il cambiamento delle abitudini consolidate del personale. Che tipo di reazioni avete riscontrato?

La forza di questa organizzazione sta anche nella professionalità e coinvolgimento del proprio personale quindi i processi di innovazione trovano un terreno fertile. È una cultura aziendale che ha radici profonde. Per esempio, il telelavoro è una realtà consolidata da tanti anni, siamo stati tra i primi a far pagare con carta di credito e ad offrire servizi a domicilio: i nostri funzionari in casi particolari, ad esempio disabili o lungo degenti, vanno a casa o nella struttura ospedaliera, muniti di pc e stampante.

Sul progetto della digitalizzazione c’è un forte coinvolgimento di tutto il management: il team è trasversale all’organizzazione. E c’è un lavoro di condivisione molto importante, per far sentire tutti partecipi e arricchire l’iniziativa con il contributo di vari soggetti. Il personale è stato formato e messo nelle condizioni di operare al meglio con vari strumenti: dal classico incontro informativo, a strumenti di e-learning.

Che impatto ha avuto il CdP digitale in termini di investimenti IT?

In realtà il grande sforzo è stato di natura progettuale. Ci siamo posti l’obiettivo di non gravare sulle agenzie, che non devono sostenere investimenti: è sufficiente la connessione internet e i pc di cui già dispongono. L’unico elemento che si aggiunge è la tavoletta per la firma digitale. Lo sviluppo delle applicazioni, invece, è stato fatto internamente da ACI informatica, la società in house che si occupa di IT.

È stato realizzato un potenziamento dell’infrastruttura di rete: gli uffici presenti in tutti i capoluoghi dovranno trattare una quantità più importante di dati, garantendo sicurezza.

Che ruolo ha lo smartphone nella vostra strategia?

C’è una particolare attenzione ovviamente: tutti abbiamo lo smartphone mentre siamo in auto. La nostra Mobile strategy punta a fornire tutti i servizi utili a chi si muove, sia informativi sia di assistenza stradale. Stiamo razionalizzando le diverse iniziative già disponibili, realizzando una piattaforma unica, in modo da gestire le informazioni in modo integrato e creare servizi ad hoc, personalizzati. A breve rilasceremo un’App da cui l’automobilista potrà accedere a una serie di informazioni, incluso il CdP digitale.

E nel lungo termine, cosa si aspetta?

L’infomobilità è un grande tema: potremo fornire ogni genere di informazioni utili a chi guida e alla sua sicurezza. Pensiamo ad un sistema di alert per segnalare le manutenzioni programmate del veicolo, o addirittura info sulla modalità di guida personale, grazie a sensori collegati allo smartphone. C’è uno spazio enorme: è un mercato di 40milioni di veicoli.

****************** Il Certificato di Proprietà in cifre *****************

  • 11 milioni di operazioni effettuate dal PRA ogni anno, ossia circa 50.000 ogni giorno
  • 15 minuti il tempo medio per la maggior parte delle operazioni, tutto comunque è 
concluso e registrato in tempo reale ed entro la giornata, senza “sospesi” che si 
accumulano
  • 1.800.000 circa le iscrizioni che hanno riguardato nel 2014 l’acquisto di nuovi veicoli 
(autovetture, autocarri, motocicli oltre i 125 cc, rimorchi oltre le 3.5 ton.)
  • 6 milioni sono stati i trasferimenti di proprietà e 1.7 milioni le radiazioni
  • Ben 1.2 milioni di trascrizioni riguardano ipoteche, fermi amministrativi, duplicati per 
smarrimento, ecc.
  • Dal 5 al 7% è il valore medio degli emolumenti del PRA per lo svolgimento della pratica 
(da Euro 13.50 a 27, zero per i disabili) rispetto al totale dell’importo pagato, il restante 
sono imposte
  • Oltre 300.000 gli smarrimenti ogni anno del Certificato, che si eliminano con la 
digitalizzazione
  • 30.000.000 di fogli risparmiati ogni anno con la digitalizzazione, equivalenti a oltre 9.000 
km di carta (come andare da Roma a Rio de Janeiro)
  • 106 gli Uffici in tutta Italia del PRA e oltre 5.500 le Agenzie (Studi di Consulenza) 
collegate telematicamente al PRA

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