Formazione

Asse scuola-impresa: partire dalle buone pratiche per giocare la partita dell’innovazione

La legge di riforma 107/15 ha moltiplicato le occasioni d’incontro tra giovani e aziende, un esempio virtuoso sono i progetti di IBM Italia, CA Technologies Italia, Oracle Italia, Schneider Electric, Cisco Italia e Goglio Group. Tuttavia il sistema fatica ad andare a regime: compito del governo è incentivare queste iniziative

Pubblicato il 19 Mar 2018

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La legge di riforma 107/15 sull’alternanza scuola – lavoro è al terzo anno di vita e sul tema c’è una gran mobilitazione per potenziare l’asse scuola-impresa. Lo scopo dell’obbligatorietà per l’ultimo triennio delle scuole secondarie a frequentare in azienda 400 ore per gli istituti tecnici e 200 per i licei è quello di creare un ponte tra il mondo dell’istruzione scolastica e le necessità pratiche delle aziende. Quelle che fanno innovazione tecnologica stanno contribuendo alla diffusione della cultura digitale e del valore delle materie STEM su larga scala.

Ma il sistema fatica ad andare a regime: l’offerta di studenti è superiore alla disponibilità delle imprese; spesso non c’è un adeguato collegamento sul territorio e non sempre funziona la pianificazione delle attività, sia a scuola che in azienda, anche perché non tutte le imprese sono organizzate per accogliere e seguire questi giovani.

Una via, suggerita da Confindustria, è quella di puntare su una maggiore autonomia scolastica con più sottoindirizzi specialistici, in accordo con la domanda di competenze dei diversi territori.

Inoltre, nascono associazioni che cercano di fare da collegamento, come Thumbs up che, aggiudicatasi un bando della Fondazione Cariplo nel 2017, ha sviluppato l’iniziativa “Un ponte verso il futuro” in 15 scuole superiori milanesi, per un totale di 1.500 studenti coinvolti. Il progetto prevede la presenza di aziende (7 in questa prima edizione, da Vodafone a Chiesi Farmaceutici), che adottano uno o più istituti. In GFT Technologies, per esempio, sono stati coinvolti 400 ragazzi di un istituto tecnico e di un liceo scientifico di Milano nello sviluppo di una nuova soluzione per i pagamenti digitali, con relativo piano di marketing.

In generale, benché ci siano aspetti migliorabili per favorire l’ottimale applicazione della normativa, la legge ha fatto da propellente per accelerare la cultura dell’innovazione, inserendo in una cornice definita le iniziative che le realtà più avanzate avevano già in corso presso le scuole superiori e, al tempo stesso, stimolando negli insegnanti una maggiore apertura al mondo delle imprese.

IBM, un modello centrato sulle esigenze delle scuole superiori

IBM, per esempio, è stata invitata dal Miur nell’ottobre del 2016 a far parte delle aziende “Campioni per l’Alternanza Scuola Lavoro”, con un progetto triennale di cui ha quadruplicato il risultato atteso. Obiettivo per potenziare l’asse scuola-lavoro è coinvolgere 500 ragazzi, mentre i 200 volontari IBM ne hanno raggiunti 2.200, con una media di 70 ore procapite. Una quarantina di scuole a Milano, Roma, Torino, Bologna, Napoli e Bari; con lezioni su tematiche come intelligenza aumentata, Watson e dati. I volontari, divisi in squadre, hanno “adottato” le scuole selezionate, in linea anche con la campagna”Skills Build” che ha l’obiettivo mondiale di raggiungere 5 milioni di studenti in 5 anni per sviluppare competenze Stem.

«L’impegno dedicato all’istruzione è una costante nella storia di Ibm. La legge 107 ci ha consentito di mettere a punto un modello centrato sulle esigenze delle scuole superiori, aprendo un canale costruttivo con gli istituti che ci hanno individuato come uno dei partner di riferimento nel percorso previsto dalla legge. Coniughiamo lezioni in aula con attività in remoto sulle nostre piattaforme cloud e di collaboration per trasferire modelli di lavoro collaborativo, tipici dell’Impresa 4.0 ed esperienze in azienda», racconta Alessandra Santacroce, Direttore relazioni istituzionali IBM Italia.

CA Technologies, colmare il divario tra domanda e offerta di competenze Stem

Anche CA Technologies ha inserito nel protocollo della legge sull’alternanza scuola lavoro il progetto internazionale “Create Tomorrow”, che ha l’obiettivo di creare cultura scientifica già a scuola, in modo da colmare il gap tra domanda e offerta di competenze Stem. In Italia è declinato da 5 anni con il format “Deploy your Talent”, in collaborazione con la Fondazione Sodalitas, che coinvolge ogni anno sui 400 studenti di istituti tecnici e licei classici e linguistici. Oltre un centinaio quelli ospitati ogni anno negli uffici milanesi di Ca Technologies, per un totale di 20 ore fra incontri a scuola da parte dei manager e visite in azienda dei ragazzi.

«Il progetto piace molto alle scuole, perché è un pacchetto già organizzato e strutturato che aiuta anche gli studenti degli indirizzi umanistici ad avvicinarsi alle materie scientifiche. Quello che ho notato di diverso con l’introduzione della legge è un maggiore interesse da parte degli insegnanti a conoscere e valutare il nostro progetto. La legge ha dato loro una motivazione in più a cercare strade alternative alla classica lezione e a interessarsi all’evoluzione delle tecnologie e ai nuovi sbocchi professionali», commenta Maria Teresa Faregna, Responsabile della comunicazione e delle attività di responsabilità sociale in CA Technologies Italia.

Oracle Academy: a scuola di Big Data, Internet of Things, Machine Learning, Cloud, Security, Web Marketing

Un centinaio all’anno anche i ragazzi coinvolti nel programma di Alternanza Scuola Lavoro di Oracle Italia. L’obiettivo è far conoscere le tecnologie e i trend che stanno guidando la trasformazione digitale, come i Big Data, Internet of Things, Machine Learning, Cloud, Security, Web Marketing, ma anche iniziare a capire sia come si lavora in azienda, sia cominciare ad affrontare il tema dell’imprenditoria digitale. L’anno scorso, alla fine del percorso, gli studenti hanno lavorato in gruppo per sviluppare un’idea innovativa di start up, che sfruttasse le opportunità offerte dalle tecnologie scoperte durante il percorso. Ma Oracle lavora con le scuole da anni attraverso il programma Oracle Academy, che mette a disposizione di scuole e università le proprie tecnologie, in particolare Java e Oracle database e comincia a preparare i ragazzi per i percorsi di certificazione.

«Il programma che abbiamo messo a punto offre un mix di lezioni frontali, di workshop e di “compiti a casa” – spiega Gabriela Bizzozero, HR director Oracle Italia – che vanno ben oltre l’acquisizione di nozioni o di tecnicalità. È importante che i ragazzi prendano coscienza prima di tutto di cosa significa il mondo del lavoro, quindi delle nuove tecnologie al centro della trasformazione digitale e inizino a mettere in pratica, quanto appreso, con la realizzazione di business plan. In questo modo acquisiscono altre capacità, come lavorare in gruppo e rispettare piani e impegni, che fanno la differenza nel modo in cui si presenteranno nel mondo del lavoro. Non è certo poco in un contesto così competitivo e, anche in questo modo, si crea un ponte tra i due mondi».

Schneider Electric, 10.000 studenti coinvolti nei prossimi 3 anni

A sua volta Schneider Electric è stata sostenitrice del modello di alternanza scuola lavoro fin dall’inizio, nel quadro di una collaborazione con il Miur attiva già da diversi anni e suggellata a Roma con un protocollo d’intesa lo scorso dicembre.

«L’impegno per la formazione dei giovani è una parte fondamentale del nostro modo di essere impresa e nella legge abbiamo trovato uno strumento con cui moltiplicare l’impatto della nostra azione – racconta Gianfranco Mereu, Responsabile del rapporto con le scuole e le università di Schneider Electric -. Ad oggi, attraverso le nostre accademie formative su efficienza energetica, Industria 4.0 e progettazione elettrica, abbiamo formato circa 2.000 studenti di scuole tecniche e professionali di tutto il territorio, toccando oltre 100 istituti, ma puntiamo a raggiungere 10.000 studenti nei prossimi 3 anni, anche attraverso alcuni partner, come Mondo Scuola Lavoro. Il nostro approccio è multidisciplinare: coinvolgiamo spesso studenti provenienti da indirizzi di studio diversi, perché questo è il modo in cui si lavora oggi, integrando le professionalità. In questo modo creiamo valore verso il mercato, perché questi giovani si propongono alle aziende con un approccio già “nuovo” e pronto al futuro, e anche noi ne otteniamo un grande ritorno umano, di esperienza e anche pratico».

Degli studenti che hanno frequentato i percorsi di alternanza con Schneider nel 2017, per esempio, 16 hanno già avuto una opportunità di impiego presso l’azienda o in imprese partner e il 20% ha scelto di proseguire gli studi negli ITS, le scuole di formazione superiore.

Cisco, con la legge si diffonde cultura digitale e didattica innovativa

Anche Cisco ha firmato l’accordo con il Miur per il progetto di alternanza Impres@Digitale lo scorso anno, coinvolgendo finora 1.300 ragazzi. Sono anni che il gruppo americano, attraverso la Cisco Networking Academy, tiene corsi nelle scuole e in molti istituti sono diventati parte della proposta formativa: tecnologie di rete, IoT, cybersecurity.

«Con la legge abbiamo colto con entusiasmo la possibilità di integrare questi contenuti in un modello che lega direttamente il mondo dell’azienda a quello della scuola, con un valore aggiunto importante: portare a bordo la nostra rete di partner per favorire l’apprendimento e l’incontro diretto tra giovani e aziende del territorio – spiega Luca Lepore, Csr Corporate Affairs Program Manager Cisco Italia -. In pratica si è istituzionalizzata una occasione di incontro che prima si verificava solo in determinati casi. Abbiamo puntato sul concetto di impresa digitale perché consideriamo il digitale uno strumento eccezionale per cambiare, risolvere problemi, innovare. Ci piace pensare che chi fa l’alternanza da noi e presso i nostri partner acquisisca una “cassetta degli attrezzi” di consapevolezza e di conoscenza essenziale per qualsiasi percorso di vita». Positivo dunque il giudizio di Cisco sulla legge per la capacità di diffusione della cultura digitale e per aver introdotto una didattica innovativa con project work e team work, ma restano alcune aree da potenziare: «Il modello è sicuramente da migliorare, sono passati tre anni e c’è ancora molto da fare, soprattutto perché tante scuole si sono trovate in difficoltà a realizzare, da un anno all’altro, progetti di alternanza, specie in quei territori in cui di aziende ce ne sono proprio poche. Riteniamo che con il tempo, la creatività e la flessibilità, ci saranno sempre più progetti interessanti, che permetteranno agli studenti di avvicinarsi al mondo del lavoro senza dover aspettare il diploma», conclude Lepore.

Goglio Group: «La legge porta in azienda freschezza ed entusiasmo»

In altri casi, a mancare sono proprio gli indirizzi scolastici che servono alle aziende del territorio, creando nuovamente un gap tra domanda e offerta che, se ora è sul progetto dell’alternanza, domani sarà sulle competenze necessarie alle imprese per crescere e competere. È il caso di Goglio Group che realizza impianti per il packaging alimentare e che, nell’area di Varese, non trova sufficienti interlocutori scolastici a indirizzo chimico-plastico. «La legge sull’alternanza è di grande utilità perché porta in azienda freschezza ed entusiasmo, che aiutano a ringiovanire i dipartimenti tecnici che spesso, proprio nelle aziende innovative, sono poco aperti ai contributi che possono arrivare dall’esterno. Noi avevamo, già prima di questa legge, esperienza di scambio con le scuole grazie al progetto “Generazione d’industria” dell’Unione Industriali di Varese. Quanto all’attuale legge, avrebbe bisogno di poter contare su una maggiore autonomia scolastica in modo da creare ulteriori sottoindirizzi, anche in deroga al numero minimo e massimo per classe (18-27 studenti), che formino skill tecniche per le aziende sul territorio, anche attraverso un sistema di alternanza estesa, pensata anche con più ore on the job negli istituti tecnici», suggerisce Marco Crippa, Direttore risorse umane Goglio Group, che ha preso parte a un tavolo di lavoro di Confindustria, che ha preparato un fascicolo di proposte migliorative del sistema educativo in connessione al mondo delle aziende, da presentare al prossimo governo. Per il manager, un modello perseguibile potrebbe essere quello duale svizzero-tedesco, che prevede la compresenza in modo strutturale di insegnamento tradizionale scolastico e attività lavorativa in azienda. Tale sistema assicura una base di competenze minime generali per tutti, in modo da poter sostenere l’esame di Stato, e a seguire una maggiore specializzazione in base alle richieste di competenze dei diversi distretti.

C’è poi tutto un tema di organizzazione: «Attualmente le scuole tendono a mandare gli studenti in azienda d’estate, al termine dell’anno scolastico, con un affollamento che crea non pochi problemi di gestione. Dato che è sempre difficile riuscire a mandare in trasferta una intera classe nello stesso periodo per carenza di aziende disponibili, bisognerebbe dare la possibilità di frazionare le classi sotto il minimo di 17, aiutando le scuole a collegare in modo più flessibile e integrato il piano di studi con la permanenza in azienda nel corso dell’anno scolastico. A loro volta, molte pmi non sono ancora “culturalmente pronte” ad accogliere questi ragazzi, insomma il sistema ha bisogno di essere maggiormente armonizzato».

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