Connected device: sono gli assicuratori a spingere l’exploit di questo mercato IoT

Dai dati di Accenture e dalle tante operazioni negli Stati Uniti emerge un fenomeno che vede le grandi compagnie patrocinare le startup per la creazione di nuovi sistemi a portata di polizza. Ci si interroga sui temi della privacy e della data protection.

Pubblicato il 25 Gen 2016

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Non è certo sul fronte consumer che gli sviluppatori di servizi, prodotti e applicazioni IoT dedicati agli ambienti domestici devono aspettarsi importanti riscontri di mercato. Almeno, non nell’immediato. Il consumatore medio, come dimostrato anche da anni di lenta affermazione delle soluzioni avanzate di domotica, il più delle volte non è ancora disposto a spendere per acquistare sistemi di automazione per il riscaldamento, la sicurezza e l’illuminazione di casa. Questo non significa però che il giro d’affari sia destinato a stagnare, tutt’altro. I soggetti più interessati agli oggetti intelligenti sono infatti gli assicuratori che, nel tentativo di differenziare l’offerta – creando servizi a valore aggiunto – e semplificare le relazioni con i propri clienti stanno investendo con sempre maggior slancio nelle soluzioni IoT sempre più spesso associate a soluzioni Cloud. Secondo Accenture nell’ultimo anno due compagnie su cinque hanno dato vita a programmi realizzati in collaborazione con startup e produttori di device connessi, mentre il 45% delle società dichiara che questi ultimi saranno un elemento fondamentale per la crescita delle revenue nel prossimo triennio.

State Farm Canary

Tutto questo è particolarmente vero negli Stati Uniti dove, come descritto da Fortune, i principali assicuratori stanno attivando offerte specifiche basate sull’introduzione nelle case dei sottoscrittori di dispositivi che abbattono rischi di incidenti domestici e di furti. Se State Farm ha adottato Canary, un sistema completo per il monitoraggio delle proprietà immobiliari da smartphone, American Family, oltre all’allarme antincendio Nest Protect, ha inserito nella propria offering Ring, che controlla le porte attraverso un device inserito, come dice la parola, nel campanello, garantendo a chi lo installa un rimborso in caso di effrazione da parte di malintenzionati. Rispetto al settore automobilistico, USAA sta invece sostenendo economicamente una startup di nome Automatic, specializzata nelle tecnologie dedicate alla connected car, mentre Progressive si è alleata con Zubie, altro specialista dei black box, per proporre sconti ai clienti che accettano di condividere con l’assicuratore i dati prodotti dal veicolo mentre sono al volante.

Per Ryan Ryst, Director of Innovation di American Family, l’IoT è una grande opportunità per aiutare i consumatori a rendersi conto del reale valore di una polizza assicurativa. “La maggior parte della gente considera l’assicurazione un male necessario, mentre ora possiamo dimostrare che un buon piano non ha a che fare semplicemente col prezzo più basso, ma con la capacità della società di proteggere davvero i sogni dei clienti”. Come? Attraverso piccoli grandi suggerimenti disseminati nel quotidiano, contestualizzati in maniera corretta grazie alle notifiche attivate dai connected device. Dal memo sull’accensione del timer delle luci quando si parte alla segnalazione di qualche parametro fuori norma negli impianti casalinghi. “È anche l’occasione per mettere a frutto tutti i dati statistici di cui disponiamo su incendi, allagamenti e furti”, rilancia Heather Paul di State Farm.

In effetti la sfida più complessa non sembra tanto quella tecnologica o men che meno quella giocata sui nuovi modelli di business, nei confronti dei quali gli assicuratori stanno dando prova di rapida capacità di adattamento, quanto sulla gestione dei dati – specialmente quelli sensibili – prodotti dai sistemi sempre più diffusi nelle case e nelle auto dei clienti. In un mondo in cui l’IoT è destinato a crescere con lo stesso ritmo degli attacchi informatici rivolti agli oggetti connessi, il tema della privacy e della data protection si fa sempre più cruciale.

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