Dall’industrial IoT allo Smart Manufacturing

Con un focus dedicato all’evoluzione dell’Internet of Things nel mondo industriale il workshop dell’Osservatorio IoT mette in evidenza gli sviluppi, le criticità e le opportunità grazie anche a una serie di casi di successo

Pubblicato il 06 Dic 2015

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L’introduzione di soluzioni IoT in azienda apre da una parte nuove prospettive per le attività produttive, ma impone necessariamente un importante ripensamento del business. In altre parole, se si vuole tradurre in business l’enorme mole di dati che gli apparati di Internet of Things mettono a disposizione delle imprese di produzione diventa necessario ridigitalizzare in modo completo tutte le operation coinvolte.

E il tema della digitalizzazione delle attività delle imprese industriali e delle opportunità strettamente legate all’IoT è al centro del workshop dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano ed è il punto di partenza di una serie di valutazioni sullo sviluppo di questo mercato.

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per le Applicazioni Industriali

Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio IoT, fissa innanzitutto i confini del tema Industrial IoT: “Con questo termine – afferma – intendiamo la integrazione di macchine complesse, di network sensor e di software dedicato all’analisi dei dati. L’industrial IoT ha direttamente a che fare con i temi della integrazione con il mondo della machinery e contiene una commistione importante di elementi hardware e software con una logica che unisce alla produzione tradizionale il supporto di oggetti che portano dati e intelligenza. Inoltre il concetto di Industrial IoT unisce altri campi che entrano in gioco in questo scenario e che vanno dall’industrial analytics, al machine learning, dai big data alle soluzioni M2M sino ai Cyber Physical System”.

Dal punto di vista del mercato l’Industrial IoT presenta dei tassi di crescita superiori rispetto al mondo IoT in generale e non a caso ci sono società di consulenza che hanno strutturato delle strategie per seguire direttamente questo mondo nel rispetto delle sue specifiche peculiarità, considerando che si tratta di un mondo che ha bisogno di intelligenza e di una visione di insieme.

“Queste basi conducono l’industrial IoT – prosegue Miragliotta – a rappresentare la base della quarta rivoluzione industriale o della Smart Manufacturing, ma perché questo avvenga l’IoT deve sviluppare un processo di manifattura in grado di andare oltre la fase di inizio del ciclo di vita e deve comprendere tutte le componenti della produzione per estendersi anche alla fase di fine del ciclo di vita stesso con un approccio di tipo circular economy, che diventa un paradigma di sostenibilità e di vantaggio competitivo”.

Va aggiunto poi che se nelle prime fasi del ciclo di vita e della gestione della produzione le logiche IoT sono già consolidate; è nella seconda fase del ciclo di vita del prodotto che l’IoT oggi può dare un ulteriore slancio competitivo”.

SMART MANUFACTURING AND INDUSTRIAL IOT

Questi temi introducono allo Smart Manufacturing, ovvero all’utilizzo di tutte le risorse, fuori e dentro l’impresa, allo scopo di aumentare l’efficienza e il valore della produzione. Per arrivare a questo scenario un ruolo fondamentale è giocato dalle smart technologies che danno intelligenza ai processi produttivi come la sensoristica diffusa che costituisce di fatto una sorta di estensione dell’azienda stessa. Proprio per gestire le problematiche di questo “allargamento” dell’azienda Miragliotta avverte che “il percorso di ridigitalizzazione delle operations di una impresa deve essere basato su una solida spina dorsale delle soluzioni di produzione tradizionale che devono essere molto ben strutturate e organizzate per poter reagire all’impatto che arriva dall’implementazione delle soluzioni IoT”.

Per quanto riguarda il quadro applicativo dell’IoT nell’ambito dei processi ci sono 3 grandi ambiti applicativi che sono al centro di questa trasformazione: la Smart Integration, la Smart Planning e la Smart Execution. Miragliotta evidenzia da subito l’avanzamento applicativo della Smart Execution sottolineando lo sviluppo di tutte quelle applicazioni dove l’IoT facilità le attività di logistica, di sicurezza, di controllo, di manutenzione e qualità, vale a dire tutte le classiche applicazioni di supporto alle operations. All’estremo opposto c’è la Smart Integration che ha al suo interno il grande tema del Product Lifecycle con i temi relativi ad esempio ai sottoprocessi di sviluppo di nuovi prodotti e dei rapporti con i fornitori, oltre all’aspetto di valutazione del rischio, di gestione dei tempi e delle specifiche di lavoro.

In mezzo c’è il planning, cioè la capacità di gestire le informazioni raccolte in modo da sviluppare dei criteri di pianificazione più avanzati e concreti e per pianificare le attività di reazione agli eventi di execution.

Dai casi analizzati emerge che la realtà italiana è caratterizzata da una avanzata maturità nell’utilizzo di IoT per quanto riguarda le soluzioni di controllo, di metering e di smart asset management, mentre cresce parallelamente l’utilizzo dei dati come riscontro per tutte le decisioni che riguardano l’utilizzo e le statistiche legate al controllo di processo. Diversa è la situazione nelle aree della gestione dei processi dei fornitori e dello smart planning. Una delle ragioni va addebitato alla giovinezza di queste soluzioni e non è ancora stato definito compiutamente come questi dati possono essere concretamente utilizzati per attività di pianificazione. Lo smart planning è debole anche in ragione del fatto che manca una vera cultura di sviluppo su questo tema.

Criticità a parte il mercato è ricco di soluzioni di successo e Miragliotta cita il caso di una industria alimentare che con il progetto di una nuova linea di produzione del cioccolato, ha portato alla attivazione di una linea interamente sensorizzata per tutte le attività e all’avvio di un flusso costante di dati verso un motore di analytics alimentando tre grandi applicazioni: il controllo della replicabilità di processo, il monitoraggio costante di tutti i possibili errori, tecnici e umani, che portano a una improduttività e infine la possibilità di disporre di dati preziosi per la manutenzione mirata sull’impianto in tutte le sue funzionalità. Il risultato finale è un notevole incremento dell’efficienza.

Se poi si guarda alle novità che arrivano dalle start up sul mondo IoT emerge che il settore della sensoristica è tra i più vitali, sollecitata in particolare dalle esigenze di nuovi dati che arrivano dalle applicazioni del mondo industriale.

Se si guarda al tema dei benefici la questione è più complicata. Ci sono alcune applicazioni come quelle di energy metering che hanno una struttura piramidale di raccolta e analisi delle informazioni, hanno una vasta diffusione e i benefici sono stati ormai compresi e condivisi. Altri ambiti, proprio per il fatto che vedono una diffusione polverizzata e orizzontale dell’IoT, sono più difficili da misurare e da controllare.

In conclusione Miragliotta sottolinea provocatoriamente che se è vero che per certi aspetti l’Industrial IoT poteva anche essere realizzato 10 anni fa, è altrettanto vero che oggi riceve l’attenzione e il commitment di figure C-level che vedono nella mole di dati e di analitycs collegati una nuova importante occasione di business.

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