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Maire Tecnimont scommette sullo Smart Working. Obiettivo: responsabilizzare le persone

Ripensamento degli spazi e totale flessibilità nell’organizzazione del lavoro sono le due leve su cui punta il gruppo industriale per introdurre il lavoro agile, con forti investimenti in tecnologie e formazione. Il progetto coinvolgerà via via 1.800 dipendenti che fanno base a Milano; il primo gruppo pilota di 200 persone è stato coinvolto a novembre 2017

Pubblicato il 09 Gen 2018

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Smart Working inteso come pianificazione, scomposizione di un obiettivo in tanti micro-obiettivi, spalmati su un determinato asse temporale e affidati al singolo collaboratore, reso libero di decidere come organizzare il suo lavoro, dove e quando ritiene opportuno, nel tempo stabilito. In altre parole fiducia, responsabilizzazione, autonomia. Questa la sintesi dell’incontro organizzato da Maire Tecnimont “Be adaptive, be smart. Lavoro agile a Milano”, dove alla presenza del sindaco Beppe Sala ha annunciato che metterà a disposizione della cittadinanza “MEETinG – MaireTecnimontHub Garibaldi”, lo spazio d’incontro e di coworking nella hall dell’azienda.

Il Gruppo industriale del settore Oil&gas sta ripensando il proprio modello organizzativo, puntando sulla massima flessibilità e sulla piena responsabilizzazione dei collaboratori. La sua soluzione di Smart Working è tra le più avanzate in Italia in quanto da settembre, a seguito di un accordo sindacale, è richiesta la presenza in ufficio un solo giorno alla settimana per incontrare il proprio team e fare il punto sullo stato dei progetti. Per il resto, per 4 giorni alla settimana i dipendenti possono lavorare in remoto, con la piena libertà di determinare assieme al proprio capo il luogo migliore in cui lavorare. «Ci entusiasma lo Smart Working perché meno siamo in ufficio e meglio è. Vuol dire che siamo sul cantiere, dove le cose devono accadere, dove realizziamo i risultati. Quando servirà l’incontro di persona sarà nel posto giusto. Siamo convinti che combinando ingaggio, qualità della vita e focus sui risultati avremo anche un aumento di produttività. Questo nuovo modo di lavorare deve diventare misurabile con i risultati e dobbiamo essere misurati sui risultati», commenta Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato di Maire Tecnimont.

Il Gruppo sta lavorando anche sul ripensamento degli spazi di lavoro, nelle torri Garibaldi di Milano, con la trasformazione della mensa in un luogo adatto a riunioni lungo l’arco della giornata, oltre alla hall come spazio di co-working, con un aumento anche di redditività degli spazi stessi. Il Gruppo ha verificato infatti che a rotazione, anche per motivi di servizio, il 20% delle postazioni non vengono utilizzate. Il lavoro agile coinvolgerà via via i 1.800 dipendenti che fanno base a Milano, a partire dal primo gruppo pilota di 200 persone avviato a novembre. Il progetto prevede un investimento complessivo di 5 milioni di euro in due anni per adeguamenti tecnologici con particolare attenzione alla sicurezza, interventi strutturali con potenziamento del cablaggio e tanta formazione.

«Siamo abituati a lavorare con orientamento ai risultati. Pertanto, affrontare la sfida di nuove modalità di lavoro in grado di favorire e rafforzare la competitività del nostro Gruppo fa parte del nostro DNA e, in questo caso, si coniuga anche con il miglioramento della qualità lavorativa del nostro asset principale: l’HR», commenta Franco Ghiringhelli, Senior Vice President Risorse Umane, Organizzazione e ICT. «Il nostro Gruppo, infatti, punta sulle persone, come confermano i circa 2.200 nuovi assunti degli ultimi tre anni e sullo sviluppo delle loro competenze, come attesta l’investimento costante in formazione e potenziamento del know-how». Anche in relazione all’introduzione del lavoro agile, sono state previste 5.000 ore di formazione e coaching per i responsabili, per agevolare il rafforzamento della filosofia del lavoro basata sulla definizione degli obiettivi, sulla programmazione delle attività, sulla valutazione delle performance e sulla condivisione del feedback. «Il lavoro non è un luogo, ma un risultato. Dobbiamo imparare a misurare ed essere misurati sui risultati, in questo modo aumenterà anche la meritocrazia e l’inclusione. Per farlo il middle management deve imparare a scomporre gli obiettivi sul singolo collaboratore e disporli su un asse temporale dato», ha concluso Folgiero.

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