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Professioni Digitali, identikit dei nuovi ruoli e quali vantaggi portano nelle aziende

Con la diffusione della digitalizzazione, le aziende hanno bisogno di professionisti del digitale per crescere ed essere competitive. Dal canto loro, le persone hanno bisogno acquisire competenze a prova di Digital transformation per essere al passo con un mercato del lavoro in evoluzione e che chiede figure professionali qualificate. Ecco una panoramica dei profili richiesti e i cambiamenti per il mercato del lavoro

Pubblicato il 25 Gen 2021

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La più recente classifica dei migliori posti di lavoro negli Stati Uniti stilata da Glassdoor ha dato il segnale: le professioni digitali dominano il mondo del lavoro. Secondo il report annuale “50 Best jobs in America 2020”, venti su cinquanta delle professioni top del 2020 sono nel settore tecnologico. La digitalizzazione delle imprese e del lavoro è qui per restare e l’emergenza Coronavirus lo sta sottolineando in maniera drammatica: restare nell’era analogica ci taglia fuori dal mondo produttivo e dalla socialità. Ecco quali sono le professioni digitali più richieste (e pagate meglio), i vantaggi per le imprese e l’impatto sul mondo del lavoro.

Che cosa si intende per professioni digitali

Quando si parla di professioni digitali si fa riferimento ai lavori nati con la Digital Transformation. Rientrano in questa accezione numerose figure con un denominatore comune: si lavora sul web, sul software, su reti e applicativi, applicazioni mobili, dati digitali e analytics, intelligenza artificiale e automazione, connettività, comunicazione, formazione e gestione nell’economia digitalizzata. I professionisti del digitale aiutano l’organizzazione (o la propria impresa personale) ad avere successo e restare competitiva in un’economia che corre sul filo delle comunicazioni e delle transazioni digitali. Si tratta non solo di ruoli strettamente tecnici (come il Data scientist o lo Sviluppatore software), ma anche di figure che operano nel campo dell’attività di ricerca e selezione del personale, della comunicazione social e della brand awareness o della formazione.

Le professioni digitali più gettonate in Italia

Secondo la ricerca 2019 condotta dall’Osservatorio HR Innovation Practicedel Politecnico di Milano, il 96% delle aziende italiane si è già mossa per introdurre o sviluppare nuove professionalità digitali nei contesti organizzativi. Tre in particolare sono gli ambiti professionali che suscitano l’interesse: Gestione e analisi dei dati, Agile Transformation e HR Innovation.

Nel primo ambito, il 38% delle aziende ambisce a introdurre la figura del Data Scientist, il professionista che gestisce i Big Data (dati in grandi quantità, strutturati e non strutturati) e ne trae indicazioni utili per l’attività e il successo dell’organizzazione per cui lavora. Il 31% cerca il Data Architect, che nella progettazione dei sistemi informatici si occupa dell’organizzazione dei dati in modo che vengano raggiunti gli obiettivi prefissati.

Sul tema dell’Agile, il 28% delle aziende dichiara di voler introdurre un Lean/Agile specialist, figura che si occupa del miglioramento continuo in un’organizzazione produttiva ispirando chi lavora con lui a risolvere i problemi e ad implementare soluzioni economicamente sostenibili, facendo leva sulla collaborazione e comunicazione costante tra team, su tecniche di problem-solving, nonché sviluppo di competenze tecniche e miglioramento della velocità di produzione dei risultati.

In ambito HR le aziende puntano su figure come lo specialista del Digital Learning (28%), che si occupa di aggiornare contenuti e modalità di fruizione della formazione (per esempio con videocorsi, webinar e MOOC), e lo specialista del Recruiting sui social media (28%), esperto di selezione del personale sui canali social.

Alcune figure professionali del digitale sono già presenti nelle aziende: il 43% ha introdotto il Digital Marketing manager per raggiungere gli obiettivi di vendita grazie ai canali Social, Web e Mobile; quasi il 40% è dotato di un Chief Information Security Officer, incaricato di definire programmi per minimizzare i rischi legati all’adozione delle tecnologie digitali in termini di sicurezza dei dati e delle informazioni; oltre il 30% ha professionisti digitali come l’Enterprise Architect (gestisce l’infrastruttura IT) e il Data Engineer (gestisce il flusso di dati).

Le professioni digitali più ricercate e pagate negli Usa

La citata classifica di Glassdoor contenuta nel report “50 Best jobs in America 2020” prende in considerazione tre parametri: lo stipendio di base annuo, la soddisfazione del lavoratore e il numero di posizioni aperte, ovvero la facilità di trovare lavoro. Il podio è tutto hitech: al numero uno c’è il Front-end engineer, che seleziona, installa e testa gli elementi di interfaccia utente di un sito web; al numero due c’è lo Sviluppatore nel linguaggio di programmazione Java; in terza posizione c’è il Data scientist, la figura che – come abbiamo già descrittogestisce i Big Data e ne trae indicazioni utili per l’attività e il successo dell’organizzazione per cui lavora.

In top ten troviamo anche:

  • lo Sviluppatore DevOps, che si occupa sia di sviluppo di sistemi che di operatività secondo il paradigma DevOps, in cui progettazione, testing e rilascio del software possono avvenire in maniera rapida ed efficiente;
  • il Data engineer, che si dedica alla gestione del flusso di dati (Data Pipeline) e li fornisce tempestivamente al Data scientist in formati utilizzabili per le analisi;
  • il Software engineer, che progetta e sviluppa il software in modo che soddisfi requisiti predeterminati.

Glassdoor sottolinea che le opportunità di lavoro hitech riguardano solo i colossi del digitale, come Apple, Google, Facebook, Amazon e Microsoft, ma tutte le industrie e anche le piccole e medie imprese, perché tecnologie come DevOps, sviluppo software, integrazione di sistemi, analisi dei dati toccano ormai ogni attività e settore.

Le professioni digitali del Cloud e del Web

L’era del Cloud computing è ormai matura e in piena espansione e le figure professionali dedicate sono molteplici. L’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano del 2018 ne ha individuate alcune:

  • il Cloud Security specialist, responsabile di creare e coordinare una strategia che garantisca la sicurezza sia dei sistemi interni, sia dei servizi in Cloud;
  • il Cloud architect, che governa l’architettura Cloud mantenendola in linea con quella aziendale, creando una strategia di Cloud adoption;
  • il Cloud specialist, che supporta il processo di migrazione in Cloud;
  • il Cloud Operations administrator, che si occupa della gestione delle Operations nel Cloud;
  • il Cloud Systems Engineer, che si occupa di gestione dei sistemi, supportando un’evoluzione strutturata di tutte le risorse IT aziendali;
  • il Cloud Native DevOps Engineer, che supporta una maggiore continuità tra le attività di sviluppo, rilascio e gestione di applicazioni in Cloud.

Anche la presenza sul Web – un fattore da dare per scontato per qualunque attività commerciale e non solo – e l’integrazione dei vari canali di comunicazione hanno creato figure professionali digitali differenziate. Tra queste:

  • il Conversion Rate Optimization specialist, che si occupa di ottimizzare il tasso delle conversioni su un determinato sito web;
  • il Communication Specialist, che si occupa della creazione dei contenuti, della stesura del piano editoriale e della decisione di quali canali utilizzare per veicolare ciascun contenuto;
  • il Brand specialist, che gestisce il marchio di un’azienda sui vari canali al fine di generare valore e profitto extra;
  • il Web Trafficker, cui si rivolgono le agenzie o le concessionarie pubblicitarie per generare e convertire traffico web di utenti potenzialmente interessati ai loro prodotti e servizi.

Vantaggi e sfide dell’introduzione delle professioni digitali

All’interno dell’ultimo rapporto annuale, l’Istat segnala che in Italia solo il 4,7% delle imprese presenta un elevato livello di digitalizzazione e fa sostenuti investimenti in tecnologie; tuttavia questa minoranza contribuisce a un terzo del valore aggiunto complessivo del paese e impiega 7,5 milioni di addetti con elevate competenze.

Non c’è dunque crescita senza digitalizzazione e senza professionisti del digitale. Secondo l’Osservatorio delle Competenze Digitali 2019 condotto da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, le aziende sono “affamate” di professionisti digitali, ma nel nostro paese mancano la capacità di formare le competenze che le aziende richiedono e una “cultura digitale condivisa”.

Secondo l’Osservatorio il web è il maggior canale in cui le aziende ricercano professionisti ICT: circa 106.000 annunci di lavoro nel 2018, con una crescita di oltre il 27% rispetto al 2017. Queste le posizioni più ricercate:

  • Software developer, che progetta, scrive e verifica codici per nuovi sistemi e software al fine di garantirne qualità ed efficienza;
  • Digital consultant, che aiuta le organizzazioni nella loro strategia digitale occupandosi, tra l’altro, di gestione del SEO, dell’advertising sui canali online, del web design e della comunicazione sui social media;
  • Digital media specialist, che orienta la gestione del cliente/utente finale e del rapporto con i vari partner che lo assistono nella fase di post-vendita e fidelizzazione, e supporta la fase di vendita di un’azienda in termini di sales vision, gestione delle comunicazioni e dei sistemi sociali sul web.

La classificazione delle figure professionali del digitale

Le professioni ICT sono state catalogate dalla sezione italiana dell’IWA/HWG, Associazione internazionale dei professionisti del web (rappresentata in Italia da IWA Italy), che ha definito i compiti di ciascuna (e anche titoli di studio e certificazioni necessari). Eccone alcune.

  • Community manager: crea e contribuisce a potenziare le relazioni tra i membri di una “comunità virtuale” e tra questa e l’organizzazione committente;
  • Web Project manager: è un project manager specializzato in ambito web;
  • User Experience designer: è lo sviluppatore dell’interfaccia utente, con il compito di integrare i requisiti dell’utente, i requisiti dell’applicazione, i vincoli di accessibilità e di usabilità in un’interfaccia visuale e in un modello di interazione il più possibile uniforme;
  • Business analyst: analizza e definisce i flussi dei processi di business, garantendo l’integrità della soluzione e l’allineamento con gli obiettivi strategici;
  • DB administrator: definisce, progetta e ottimizza la struttura delle banche dati;
  • Search Engine expert: si occupa del supporto e della verifica dei risultati inerenti il posizionamento sui motori di ricerca, impartendo le regole di relativa ottimizzazione;
  • Advertising manager: definisce la natura delle campagne promozionali in relazione ai mezzi di comunicazione più adeguati;
  • Web Content specialist: produce contenuti, sia testuali che multimediali, che siano efficaci sul web (sito, social network, blog, interfaccia) e per qualunque utenza;
  • Web Server administrator: installa software, configura e aggiorna sistemi ICT;
  • Digital Strategic planner: supporta il management di un’organizzazione nelle scelte strategiche relative alla presenza e alle attività sulla rete;
  • Web Security expert: valuta e propone l’adeguata politica di sicurezza da implementare in accordo con le policy aziendali per proteggere le applicazioni, i server web, i dati e i processi correlati;
  • Mobile Application developer: assicura la realizzazione e l’implementazione di applicazioni per dispositivi mobili;
  • E-commerce specialist: progetta l’implementazione di soluzioni per il commercio elettronico;
  • Reputation manager: analizza, gestisce e influenza la reputazione di chiunque (organizzazione o individuo) sia presente sulla rete;
  • Augmented Reality expert: si occupa di progettare e realizzare esperienze di realtà aumentata a partire dal design visuale dell’interfaccia fino all’interazione fra utente e sistema;
  • E-learning specialist: progetta, gestisce e monitora percorsi e ambienti di apprendimento online;
  • Data scientist (lo abbiamo già incontrato in questa carrellata): identifica, raccoglie, prepara, valida, analizza, interpreta dati inerenti a diverse attività dell’organizzazione per estrarne informazione, anche tramite lo sviluppo di modelli predittivi.

Le professioni digitali: evoluzione continua

Il digitale è un settore potenzialmente sconfinato e in continua evoluzione. Alcune professioni digitali molto ricercate oggi potrebbero perdere rilevanza nel prossimo futuro, mentre nuove se ne creeranno e saliranno al top delle richieste. Come ci ha raccontato Silvia Zanella, manager, autrice ed esperta di futuro del lavoro, nell’era della trasformazione digitale saper cambiare e non smettere mai di imparare sono le competenze più importanti.

Inoltre, ogni settore, nel momento del suo pieno sviluppo, tende a creare una moltitudine di figure professionali digitali dedicate. Lo abbiamo visto con i Big data, con il Cloud, con il Web.

Ci sono infine le professioni digitali emergenti, legate alle tecnologie più innovative: di queste dobbiamo aspettarci una rapida diffusione. Si tratta, fra gli altri dello specialista di Intelligenza artificiale, un esperto di AI, machine learning, computer vision, linguaggio di programmazione Python e reti neurali; lo specialista della Blockchain, capace di sviluppare applicazioni basate sulla nuova tecnologia della “catena di blocchi”; lo specialista della Internet of Things (IoT), fondamentale anche per la comprensione e l’implementazione di Industria 4.0 nelle nostre economie; e lo specialista di Robotica, un esperto di automazione e sistemi robotizzati.

Resta fermo che stiamo vivendo una fase di transizione così veloce che le indicazioni utili oggi potrebbero non essere più al passo domani, con l’emergere di nuove tecnologie o nuovi scenari economici, sociali e culturali. Seguire e anticipare il cambiamento è essenziale per le aziende; formazione continua e apertura mentale devono essere il mantra per le risorse umane.

Professioni digitali, l’impatto sul mondo del lavoro

La digitalizzazione fornisce uno dei maggiori stimoli al mercato del lavoro. Secondo i dati Ocse, quattro posti su dieci creati dal 2006 al 2016 sono in settori altamente digitalizzati e pari a 30 milioni di nuovi occupati nei Paesi che fanno parte dell’organizzazione. Non è tuttavia un quadro omogeneo: dipende dai settori e dalle aree geografiche. E mentre si creano posti di lavoro altri spariscono, in una “distruzione creativa” che va gestista.

Questa transizione verso un numero crescente di professionalità digitali va accompagna dai Paesi trovando un equilibrio tra flessibilità e stabilità del lavoro. Il mercato del lavoro deve diventare più dinamico ma non per questo dimenticare i diritti. Se le imprese vogliono in grado di adeguare la forza lavoro quasi on-demand, i lavoratori dovranno essere in grado di spostarsi facilmente da un lavoro all’altro e magari trasferire anche i loro benefit. Per questo occorrerà porre l’accento sulla formazione continua e mettere a disposizione efficaci servizi per l’impiego e politiche del lavoro attive.

Ciò include una nuova interpretazione delle stesse skill e professioni digitali. Non ci sono solo le competenze tecnico-scientifiche-matematiche-ingegneristiche incluse nella sigla STEM, ma anche quelle soft come il problem solving, il pensiero creativo, l’attitudine alla collaborazione e all’apprendimento continuo, perché le professioni digitali di oggi potrebbero essere obsolete domani mentre ne emergeranno di nuove e inattese.

I nuovi trend: outsourcing e piattaforme digitali

Anche un recente studio della Commissione europea ha indagato l’impatto della digitalizzazione sul mercato del lavoro. Il report si focalizza su tre aree: l’interconnessione tra nuove tecnologie, occupazione e organizzazione del lavoro; come si configura e quanto pesa il lavoro mediato dalle piattaforme digitali; i cambiamenti strutturali sui mercati del lavoro.

Anche l’Ue sottolinea che le professioni che richiedono un mix di competenze digitali e soft skill sono pagati di più e che i datori di lavoro cercano persone capaci di lavorare in team, comunicare, adattarsi ai cambiamenti e imparare. Al tempo stesso, le tecnologie digitali permettono alle imprese di esternalizzare certi lavori.  L’outsourcing, la concorrenza internazionale e l’ascesa della piattaforme digitali possono accrescere la quota dei lavoratori a tempo, tolgono certezza e equilibrio al mercato.

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