Il lavoro che cambia

Il Workplace e l’impatto (reale) delle tecnologie mobile

L’evoluzione delle tecnologie sta determinando enormi cambiamenti nel modo in cui collaboriamo e interagiamo con le persone, rinnovando i concetti di luogo di lavoro e natura del lavoro, sempre più in correlazione con il digitale

Pubblicato il 17 Feb 2020

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Le tecnologie mobile hanno determinato enormi cambiamenti nel modo in cui collaboriamo ed entriamo in contatto con le persone, trasformando completamente il concetto di Workplace e il modo in cui si lavora. La diffusione della paradigma del Byod (Bring-your-own-device) testimonia come le organizzazioni abbiano ormai chiaramente percepito il cambiamento nel modo di lavorare: a decidere come e dove il lavoro viene svolto è il lavoratore, non l’impresa. Dispositivi e connettività mobile permettono a dipendenti e collaboratori di completare le attività secondo le modalità a loro più congeniali, come sottolinea un recente articolo di DXC Technology.

Una trasformazione senza sosta

Device e applicazioni continuano a evolvere e il modo di lavorare si trasforma senza sosta: negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria accelerazione del processo di evoluzione. Gli uffici marketing non si affidano più ai comunicati stampa per diffondere le loro campagne, ma usano Snippet Video su YouTube e i tweet. Non finisce qui: i messaggi stanno soppiantando le email, le presentazioni sfruttano strumenti come Prezi o Microsoft Sway, nella data visualization cresce il ruolo di Tableau e Power BI, per la condivisione di file si usano Dropbox, Box, Citrix ShareFile, Google Drive e Microsoft OneDrive, si diffonde l’uso della messaggistica e di piattaforme come Facebook e LinkedIn.

Ma c’è di più. Siamo entrati a pieno titolo nella gig economy: siamo tutti “freelance”, compresi i lavoratori dipendenti. Cambiano gli strumenti di lavoro e di conseguenza si modifica anche il concetto di lavoratore moderno: le persone non possono svolgono più le stesse mansioni secondo le medesime modalità per anni e anni, anche loro devono adattarsi ai concetti di flessibilità e agilità che oggi sono imprescindibili per la sopravvivenza del business. Il lavoro si declina in task o attività che rientrano all’interno di una strategia più ampia: si punta così sulla crescente indipendenza delle persone e si favorisce la crescita della “gig economy”.

La tecnologie mobile devono essere parte integrante di questi cambiamenti che delineano un nuovo workplace, come supporto naturale che aiuta le persone a connettersi, collaborare e comunicare e che permette di seguire le varie attività. Tenere sotto controllo, misurare e rendere pubblici task e progetti, permette all’organizzazione di avere una visione aggiornata e completa del lavoro svolto e della capacità della forza lavoro di allinearsi. Un mercato incentrato sul concetto di “progetto” aiuta i singoli individui, e più in generale i team, ad allineare competenze, interessi e passioni rispetto a quanto è richiesto. Molte aziende tecnologiche stanno adottando il modello del “marketplace interno” dove vengono pubblicizzati i progetti da svolgere e i lavoratori possono candidarsi per ruoli che ritengono in linea con le loro competenze e i loro interessi. Mettere la persona “giusta” nel posto “giusto” da un lato massimizza l’engagement e la produttività degli individui, dall’altro aumenta le probabilità di successo del progetto.

AI, 5G, realtà virtuale sono le tecnologie che in influenzeranno il workplace

Nei prossimi anni si imporranno tecnologie emergenti che impatteranno ulteriormente il workplace e il modo di lavorare “mobile”. La prima è l’Intelligenza Artificiale, che ha reso l’uomo “augmented”. L’AI è una tecnologia “umanizzata”, utilizza l’analisi della voce, delle immagini e dei video per il riconoscimento facciale, degli stati d’animo e l’instradamento delle chiamate vocali (o di supporto).

Se poi guardiamo al futuro la consapevolezza che abbiamo già oggi è che ci porterà lontano: assisteremo alla combinazione di machine intelligence e automazione per fornire alle persone strumenti molto più avanzati (ecco perché si parla di “augmented humanity”, ndr), tra cui gli “intelligent helpers”, capaci di compiere alcuni task proattivamente, come aggiustare un device prima ancora che l’utente si accorga che c’è un problema o tradurre automaticamente e stilare la documentazione relativamente ai contenuti di una riunione. Gli assistenti AI interagiranno tra loro e eseguiranno in modo rapido ed efficiente i compiti necessari. Le persone potranno concentrarsi su attività che richiedono più alti livelli di logica e tutta quella creatività, emozione e empatia estranea all’AI.

Altra novità in arrivo è la connettività mobile di quinta generazione (5G): permetterà di godere a pieno dei vantaggi della realtà virtuale (VR) nel posto di lavoro e i meeting virtuali saranno all’ordine del giorno. Anche la realtà aumentata (AR) concorrerà a dare forma al mobile workplace del prossimo futuro. Molte aziende già la stanno sperimentando: per esempio, gli ingegneri che lavorano sul campo possono chiamare un tecnico specializzato e chiedere un intervento da remoto collegandosi in tempo reale via AR; questo permette al tecnico di “vedere” esattamente ciò che l’ingegnere vede in loco.

Va sottolineato che la connessione mobile “always-on” amplia la superficie d’attacco per hacker e malware: le strategie di cyber sicurezza devono fare un salto di qualità, ogni device, anzi ogni dato, va protetto e messo in sicurezza. L’AI aiuterà a isolare gli ambienti mobile e immersivi dalle minacce esterne, adattandosi in modo dinamico per minimizzare i rischi.

Inoltre – fermo restando che le tecnologie mobile al lavoro sono un grande abilitatore di opportunità – occorre evitare di cadere in alcune trappole. La prima è quella di un’aggressiva strategia “mobile first”: non si può risolvere ogni necessità in azienda con una app. Gli utenti hanno bisogno di dispositivi diversi per ottenere il massimo dell’efficienza; per esempio, uno smartphone o un tablet sono perfetti per lavorare sul campo, ma per inserire dati dettagliati sono più efficienti un Pc o laptop, con una vera tastiera.

Altra nozione da smentire è quella del “work anywhere”. Non è esattamente vero che la tecnologia mobile rende possibile lavorare in qualunque luogo. Il lavoro richiede spazi idonei, dove è possibile creare, comunicare e collaborare garantendo al lavoratore un’esperienza positiva e una buona produttività. Per questo una sala riunioni resta ancora il luogo più adatto per una presentazione a un ampio gruppo di persone e recarsi nell’ufficio del cliente è più efficace per illustrare una nuova proposta. Ed è vero che si può telefonare anche in metropolitana o in treno, ma nel limite del rispetto per gli altri. Redigere o revisionare un progetto finanziario è possibile anche sul tablet ma non si può fare in piedi sul tram. Meglio sedersi a un tavolo in un ambiente tranquillo.

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