Reportage

Gestire il cambiamento: come deve agire un HR Leader quando mutano le regole del gioco?

Gestire gli imprevisti è uno degli aspetti affascinanti della vita di un leader. Il cambiamento costringe a guardare le cose sotto una prospettiva diversa, e a prendere in considerazione elementi nuovi e inaspettati. Raccontando la sua esperienza di arbitro, prima in Serie A e poi in ambito internazionale, Gianluca Rocchi è stato fonte di ispirazione ed esempio per gli HR Manager italiani che hanno partecipato a Richmond Human Resources Forum 2020

Pubblicato il 29 Ott 2020

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Oggi viviamo in un contesto in continuo cambiamento. La pandemia ci ha sradicati dalle nostre abitudini e costretti a rivedere il modo di vivere, lavorare e interagire con gli altri. Ma «il cambiamento non sempre ha una connotazione negativa. Per coglierne le potenzialità è necessario attraversarlo nel modo giusto. Pur difficoltoso da gestire, il cambiamento può portare delle novità imprevedibili, perché mette nella posizione di guardare le cose sotto una prospettiva diversa», ha sottolineato l’arbitro internazionale di calcio, Gianluca Rocchi*, che in occasione della conferenza di apertura di Richmond Human Resources Forum 2020 ha raccontato la sua esperienza in un continuo parallelismo con la professione degli HR Manager. «Alla base dell’arbitraggio c’è un gruppo di professionisti, e l’arbitro è come l’HR Manager: ha una divisa – e quindi un ruolo –, si trova a dover decidere e imporre anche cose difficili da accettare e il suo modo di gestire gli episodi condiziona tutto il gruppo».

Dal suo arrivo in Seria A nel 2004, nel corso della sua carriera, Rocchi ha dovuto fare i conti con diversi cambiamenti, dettati anche dal progresso tecnologico. «Innanzitutto, il numero dei giudici di gara è passato da quattro a sei, e poi via via è stato introdotto l’uso degli auricolari per comunicare con i colleghi, della video assistenza per rivedere i passaggi e della gol line technology per valutare le reti. Il percorso che abbiamo fatto nell’attraversare questi cambiamenti è stato di sicuro impegnativo e abbiamo dovuto superare diverse difficoltà, ma la fatica del cambiamento è più che ripagata dal livello di efficacia che oggi raggiungiamo in campo».

L’importante lungo il percorso è ricordarsi che i dettagli fanno la differenza: bisogna sempre essere vigili per evitare che sfuggano. «Da qualche mese si è conclusa la mia carriera di arbitro in campo e adesso ho intrapreso un altro percorso. Quando penso al passato mi rendo conto che quando ero in campo ero concentrato e attento a qualsiasi aspetto, fuori invece ho lasciato per strada tanti dettagli che mi avrebbero permesso di cogliere nuove opportunità».

In particolare, questo vale per il mondo dell’HR che ogni giorno ha a che fare con le persone: «Non fermatevi mai all’apparenza nel giudicare quello che sta succedendo e, anche, chi avete davanti. La vera capacità di un HR Manager è andare oltre, e capire anche quale persona c’è dietro il professionista. È solo in questo modo che si possono trovare persone grandi che abbiano una grande professionalità. Ed è così che il cambiamento imposto ci può far scoprire cose e persone, rendendoci migliori».

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Il ruolo del Leader in campo e nella gestione dell’HR

«In ognuno di noi c’è un arbitro – ha ribadito Rocchi –, ma è necessario capire quanto ci si vuole mettere in gioco e quanto si vuole essere colui che dirige. Gli HR Manager sono arbitri tutti i giorni nella loro azienda, anche se non se ne rendono conto, ed è a loro che le persone affidano grandi responsabilità, attese, delusioni, aspettative. In questo contesto, per essere dei leader bisogna fare affidamento sulla consapevolezza che le azioni che si intraprenderanno saranno dettate da una forte preparazione e coscienza di sé stessi, ma è altrettanto importante sapere che nella gestione di ogni dubbio è possibile trovare qualcuno con qui condividerlo e ricordarsi che in ogni momento si è cercato di fare il massimo. Il vero grande problema di noi arbitri non è sapere come si è andati, ma ammetterlo e questo vale anche per gli HR Manager che devono imparare a osservarsi e a farsi delle domande “a mente fredda”: un grande leader è il primo critico di sé stesso».

Secondo l’arbitro è poi altrettanto importante seguire sempre il proprio istinto, anche quando si tratta di prendere delle decisioni, ed accettare il fatto di poter fare degli errori. «Gli arbitri bravi lo diventano ancora di più sbagliando: non si può infatti migliorare se non si sbaglia. Fare un errore fa talmente male da portare a riflettere ed evitare di reiterare gli stessi comportamenti».

Inoltre, così come gli arbitri, anche gli HR leader devono avere ben presente che il loro ruolo è estremamente delicato, perché hanno a che fare con le persone, e come ha ricordato Rocchi, questo vuol dire non lasciare indietro la componente umana che c’è in ciascuno di noi. Per avere un team coeso serve, infatti, gestirlo con empatia e rendere le persone partecipi del contesto: è così che la squadra ne esce rafforzata. «Quando in campo io percepivo che qualcuno del mio team era in difficoltà, perché gli era stato affidato un ruolo che non voleva avere o perché non riusciva a ottenere quello a cui aspirava, ho sempre cercato di stargli accanto, e di far sentire in ogni caso la mia vicinanza».

Ma quando si parla di persone non c’è solo l’aspetto del supporto, ma anche quello della comunicazione. «Quello che consiglio agli HR Manager è di dire i “no” e i “non va bene” guardando in faccia le persone: questo è quello che è successo a me durante la mia carriera e quei “no” hanno avuto un valore grandissimo, perché mi sono sentito rispettato. Non solo: nel momento in cui si dice un “no” bisogna sapere che molto probabilmente la reazione che l’interlocutore avrà non sarà quella che ci si auspicherebbe»

Infine, bisogna fare i conti con il fatto che non si può avere il controllo di tutto e che quindi bisogna delegare, «con la consapevolezza che l’altro possa sbagliare e che è comunque necessario assumersi la responsabilità dell’errore».

Regole e cambiamenti: come si devono comportare gli HR Manager?

In qualsiasi contesto che si tratti del campo, della vita normale, di un’azienda, le regole vanno rispettate, per poi farle rispettare. Nelle organizzazioni gli HR Manager sono tra coloro che devono dare l’esempio, per aiutare l’intera organizzazione ad accettarle. Come ha sottolineato Rocchi, quando si rispettano le regole, i risultati arrivano perché le regole sono alla base del successo. «Oggi più che mai sono proprio le regole a fare la differenza, non sempre sono logiche e non sempre sono conosciute, e quindi il compito degli arbitri, così come degli HR Manager, è renderle più comprensibili, farle rispettare, e far sì che tutti le conoscano. Più si è trasparenti, più i meccanismi di alcune scelte e processi sono noti, più gli altri vi rispetteranno e nessuno potrà mettervi in discussione».

Ma cosa succede quando le regole cambiano? «Innanzitutto, i leader hanno il compito di farne comprendere il valore e invitare le persone a lasciarsi alle spalle quelle vecchie. È inutile nascondere che quando il cambiamento delle regole non è logico è necessario lavorare di più per farlo comprendere, in quel caso bisogna sforzarsi ovviamente ancora di più», ha ribadito Rocchi.

I leader, per essere tali, devono infatti assumersi la responsabilità del cambiamento e gestire l’imprevedibilità. «Lungo la mia carriera ho capito che gestire gli imprevisti è uno degli aspetti affascinanti della vita del leader. Noi arbitri possiamo prepararci e allenarci per un’intera settimana per una partita, ma dal momento stesso in cui si fischia il calcio di inizio non è possibile avere idea di cosa succederà e di come andranno le cose. Io lo chiamo “il grande dubbio”, ed è quello che c’è dietro i veri professionisti e i grandi leader, perché porta a mettersi continuamente in discussione e a lasciare spazio alle persone per essere supportati. Anche perché costringe a fare un passaggio continuo dall’”io” al “noi”. Oggi non si può pensare di arbitrare da soli perché sarebbe incosciente, in campo così come in azienda. La propria competenza la si deve traferire quanto più è possibile nel “noi”».

Di fronte a cambiamento infatti si modificano le priorità, le regole, i punti di vista e i bisogni. «La parola “bisogno” oggi è molto importante. Ognuno di noi necessita di qualcosa, compreso l’aiuto. Io nella mia carriera ho avuto dei momenti di difficoltà e ho avuto la fortuna di avere delle persone che mi hanno aiutato. E i Leader non devono farsi scrupoli in tal senso, anzi devono ricercare nei collaboratori la forza per superare i momenti complicati», ha concluso Rocchi.

Richmond Human Resources Forum 2020: un’edizione specchio dei tempi che stiamo vivendo

Richmond Human Resources Forum è giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione, e come ha raccontato Marina Carnevale, Conference Director di Richmond Italia, questo ciclo rispecchia perfettamente il momento storico che stiamo vivendo. «Di solito Human Resources Forum dà agli HR Manager che partecipano la possibilità di seguire per due giorni un percorso personalizzato di conferenze, networking e incontri di business e laboratori nella bellissima cornice del Park Hotel Cappuccini di Gubbio. Ma quest’anno, con l’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm a due giorni dall’inizio dell’evento, abbiamo dovuto rivedere l’organizzazione in tempi strettissimi rendendolo interamente digitale. Ma anche il programma dell’evento rispecchia i tempi che viviamo: è stato concepito infatti durante il lockdown, quando in modo insistente stavano venendo fuori le nuove esigenze dell’area Risorse Umane».

La pandemia ha portato, infatti, a rivedere il modo di lavorare di tutti noi e l’HR ha dovuto ridisegnare i processi che riguardano le persone e trovare nuove modalità di gestione e motivazione.

Come ha sottolineato Claudio Honegger, Amministratore Unico di Richmond Italia, «l’uomo è abitudinario, ha bisogno di certezze. Adesso viviamo una fase di disorientamento: la nostra quotidianità, scandita da ritmi, pianificazione, regolamenti, si è interrotta all’improvviso. E non solo cambiano le priorità, ma sopraggiungono nuovi bisogni e c’è un momento in cui riflettere. Le regole devono essere reinventate, e questo vale tanto nella vita privata quanto in quella lavorativa: ci troviamo di fronte alla necessità di ridisegnare e ripensare le nostre strategie future. E questo vale in modo ancora più forte per la funzione HR».

Da qui la decisione di coinvolgere per la conferenza di apertura un arbitro, una figura fondamentale nel mondo del calcio e dello sport. «In lui si racchiudono l’uomo e il professionista – sottolinea Carnevale -. È il direttore di gara, il leader, colui che prende decisioni, gestisce un team, che garantisce il rispetto delle regole. E nonostante il mondo degli arbitri possa sembrare lontano da quello dell’HR, ci siamo resi conto che il contesto calcistico è pieno di spunti anche per il business: è un ambito in cui c’è una forte attenzione alla disciplina, al lavoro in gruppo, alla crescita personale e alla gestione delle relazioni. Sono moltissimi i fattori che cambiano e influenzano i ritmi del gioco e il clima della gara: emozioni, aspettative, sogni, bisogni, obiettivi».

*Chi è Gianluca Rocchi

Nel corso della sua carriera Rocchi ha collezionato 266 presenze in Serie A, in campo internazionale ha diretto 47 gare di Champions League, 3 semifinali di Europa League, 1 Finale di Super Coppa (Real Madrid – Manchester United), 1 Finale di Europa League (Chelsea – Arsenal) e 3 gare nel Mondiale Russia 2018. Nel 2017 è diventato il rappresentante degli Arbitri in attività e si è sempre dedicato alle persone e alla crescita dei giovani arbitri. In tutti gli anni di carriera, ha acquisito grande conoscenza delle dinamiche relazionali che avvengono all’interno di una squadra, e compreso che cosa vuol dire coordinare un team di lavoro, e soprattutto qual è valore della disciplina, della resilienza e della gestione degli errori, dovendosi rimettere in gioco anche dopo partite difficili con grande visibilità mediatica.

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