Nuovi scenari

Chief restart officer: ecco il professionista che aiuta le aziende a ripartire

In questo scenario comunicare, collaborare, organizzare, decidere richiede un nuovo mindset, un’evoluzione della cultura manageriale e l’acquisizione di nuove competenze. Le aziende hanno bisogno di affidarsi a un Chief Restart Officer, il cui primo compito è trasmettere la consapevolezza che è già ora di avviare le prime fasi di un nuovo grande inizio dopo l’emergenza

Pubblicato il 21 Apr 2020

Rosanna Del Noce*

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Il coronavirus non è solo un virus, è uno tsunami culturale, economico e sociale. Con il Covid-19 è cambiato tutto ciò che avevamo dato per scontato, compreso stili di leadership ora destinati a tramontare. È il momento per le aziende di cominciare a pensare alla ripartenza e un modo per farlo è individuare una o più persone che si dedichino a questa attività, i chief restart officer .

Cambiano paradigmi, priorità e abitudini e scelte

Al di là di quanto un manager sia “nativo digitale”, è fondamentale comprendere e accettare che siamo stati catapultati in una realtà onlife che richiede un nuovo equilibrio tra mondo offline e mondo online.

Questo nuovo equilibrio è possibile se al primato del comando affianchiamo il primato delle relazioni e delle connessioni. É il momento di riconoscere che sono cambiati i paradigmi e con essi le priorità, le abitudini, le scelte.

Bisogna passare dal paradigma dell’iceberg che lascia emergere solo una minima parte dell’ecosistema aziendale al paradigma del Diamante che privilegia la cultura high connected e trasforma il valore esponenziale delle interazioni in benessere economico.

Sviluppare una cultura aziendale high connected consente di essere collegati con la realtà in divenire e con tutte le persone che stanno attivando nuove risorse per affrontare questa emergenza e predisporsi alla ripartenza.

Equilibrio tra presenza virtuale e reale: da qui deve partire il restart management

Le misure mondiali adottate per debellare la pandemia Covid-19 hanno costretto le aziende a ricorrere in modo massivo allo Smart Working, a frammentarsi in migliaia di postazioni e a rivedere logiche e processi di lavoro. Ciascuna postazione coincide con ogni persona che fa parte dell’ecosistema aziendale, dipendenti, clienti, fornitori, prospect. Stiamo condividendo un momento storico dove le persone non sono semplicemente a casa a dare seguito alla loro vita professionale e privata.

Ci sono dipendenti che vivono il senso di isolamento, lo smarrimento e la difficoltà a mantenere alti livelli di concentrazione e performance. Ci sono clienti con poca familiarità con il digitale che hanno perso ogni contatto con le persone che li accoglievano allo sportello bancario o postale.

La comunicazione circolare, la continuità relazionale e la possibilità di rimanere connessi e attivi verso uno scopo condiviso sono le condizioni che ogni organizzazione è chiamata a garantire a clienti e collaboratori.

L’emergenza Covid-19 richiede un nuovo equilibrio tra realtà fisica e digitale, tra presenza virtuale e reale. Prima di chiedervi quanto sia semplice trovare questo nuovo equilibrio verificate voi stessi dove è localizzata la vostra azienda, dove sono i vostri clienti, i colleghi, i prospect. L’immagine che abbiamo di fronte è quella di migliaia di aziende frammentate in milioni di postazioni.

La compattezza fisica e digitale delle aziende è ora preservata dalla rete delle relazioni e delle connessioni con i rispettivi stakeholder: dipendenti, clienti, consulenti, prospect, partner.

Nasce una nuova figura professionale: il Chief Restart Officer

In questo scenario comunicare, collaborare, organizzare, decidere richiede un nuovo mindset, un’evoluzione della cultura manageriale e l’acquisizione di nuove competenze. La figura più ricercata sarà il Chief Restart Officer. Il suo compito preliminare è trasmettere la consapevolezza che è già ora di avviare le prime fasi di un nuovo grande inizio.

Il secondo compito è guidare l’organizzazione da una condizione offline a una realtà onlife fino al Restart. Questo passaggio dovrà avvenire in modo coerente con la capacità di progressione dell’azienda e sarà caratterizzato dalla costante crescita di empowerment dei collaboratori, dalla circolarità della comunicazione tra l’organizzazione e gli stakeholder, dalla capacità di tessere una evoluta mappa delle relazioni e delle connessioni.

Barbara Galli, co-ideatrice del modello Diamante, descrive chi sono le persone che possono ricoprire questo ruolo: “I chief restart officer sono manager con uno stile di leadership ecologica, persone che sanno comunicare, far accadere le cose, valutarne gli effetti e estenderne il valore all’intero ecosistema aziendale. Senza queste figure non si avrà un nuovo inizio, si ripartirà alla cieca: non si può ripartire applicando modelli vecchi a un contesto culturale nuovo. Questo ruolo può essere ricoperto dall’imprenditore, dal libero professionista, dal middle manager, dal C-level, dal talento. Servono persone che hanno compreso che la comunicazione è circolare e che bisogna operare con paradigmi coerenti con la realtà in divenire».

I settori in cui è più urgente prevedere una o più persone dedicate al Restart Management sono quelli che stanno mantenendo o migliorando il fatturato e il posizionamento sul mercato. Tra questi ci sono sicuramente quelli indicati dal Cerved Industry Forecast: il settore dell’e-commerce, del food, del farmaceutico e degli apparecchi medicali.

Molte di queste aziende rischiano di continuare a operare con paradigmi della realtà online o addirittura offline e perdere tutte le opportunità riservate a coloro che si muovono coerentemente con la realtà in divenire.

Il fenomeno Coronavirus è stato paragonato al Cigno Nero, a qualcosa di imprevedibile e dagli effetti esponenziali. Le sensazioni che stiamo provando sono infatti quelle di chi si trova di fronte a qualcosa di imprevedibile: attesa, sorpresa ma anche tristezza. In questo contesto emotivo è importante essere molto più concreti, passare ad esempio dai concetti più astratti di Employee Experience e Customer Experience e focalizzarsi sulle micro-esperienze vissute da dipendenti, clienti, prospect, follower. La qualità delle loro micro-esperienze ha un impatto esponenziale su altri dipendenti, clienti, prospect e follower. L’engagement o la demotivazione di un collaboratore, la soddisfazione o la scontentezza di un cliente, si propagheranno il modo esponenziale sulle persone con cui lavorano e si relazionano.

Desidero concludere questo articolo citando le parole del compositore Ezio Bosso. Sulla sua pagina Facebook ha recentemente scritto che “questi sono i giorni per ricordare. Le cose belle fatte. Le fortune vissute. I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci. Questi sono i giorni per ricordare. Per correggere e giocare. Si, giocare a immaginare domani. Perché il domani quello col sole vero arriva. E dovremo immaginarlo migliore. Per costruirlo. Perché domani non dovremo ricostruire. Ma costruire e costruendo sognare. Perché rinascere vuole dire costruire. Insieme uno per uno. Adesso però state a casa pensando a domani. E costruire è bellissimo. Il gioco più bello. Cominciamo”.

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