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Sanità pubblica e digitale, binomio sempre più imprescindibile

La sanità ha sempre più bisogno del digitale. Ne è cosciente il Governo che, anche attraverso il PNRR, intende puntare proprio sulla digitalizzazione per migliorare i servizi sanitari. E non mancano soluzioni concrete, affidabili e già testate per mettere sul campo queste nuove tendenze dell’innovazione in sanità

Pubblicato il 03 Mar 2022

Sanità pubblica e digitale concept

L’emergenza dovuta alla pandemia e le limitazioni imposte dalla diffusione del Covid-19 hanno mostrato come, anche nella sanità pubblica, il ricorso al digitale rivesta un ruolo rilevante in molti dei servizi rivolti al cittadino.
Prove pratiche si sono avute dalla teleassistenza, dalle ricette elettroniche o dal Fascicolo Sanitario Elettronico. Molte di queste procedure e servizi non solo sono destinati a rimanere ma – grazie anche alla spinta economica dei fondi provenienti dal PNRR – saranno sempre più oggetto di nuovi e importanti investimenti finalizzati al loro miglioramento e alla loro diffusione capillare.

La crescente esigenza di digitalizzazione nella sanità pubblica

Già da molto tempo, con la “Strategia per la crescita digitale”, veniva ratificato dal Consiglio dei Ministri che “l’innovazione digitale dei processi sanitari è un passaggio fondamentale per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze tra i territori, nonché innovare le relazioni di front-end per migliorare la qualità percepita dal cittadino”. Una lucida analisi dei benefici che comporta un’efficace transizione al digitale, sia per chi lavora nella sanità sia per chi usufruisce dei servizi forniti.

Nel piano 2014-2020 erano previsti diversi interventi di digitalizzazione ma, complice anche la situazione congiunturale, molti non hanno raggiunto l’obiettivo prefissato.
Tuttavia, ciò che è sancito è che la sanità pubblica, per poter fornire al cittadino i servizi al passo con i tempi, deve puntare su soluzioni integrate, caratterizzate da una forte interazione tra i sistemi informativi sanitari, aziendali e ospedalieri. E la tendenza all’utilizzo diffuso di tecnologie cloud e all’applicazione di criteri per omogeneizzare e standardizzare la raccolta e il trattamento dei dati sanitari non fa che avvalorare ancor di più questa esigenza.

La centralizzazione e condivisione dei dati

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è uno dei più evidenti esempi di aggregazione di dati differenti in ambito sanitario e, come noto, permette di avere sott’occhio la situazione dello stato di salute dei pazienti. In esso sono raccolti molteplici tipi di dati: anagrafici, inerenti a esami, ricette, diagnosi di interventi chirurgici, terapie e così via. È la concretizzazione, cioè, del processo di abbattimento di quei silos in cui, tradizionalmente, i dipartimenti sanitari conservavano – e, in molti casi, conservano tuttora – i dati raccolti, mostrando grandi difficoltà a condividerli.

Il nuovo corso della sanità pubblica – sempre più ispirata alla filosofia data driven, non può ormai più prescindere da una gestione strategica dei dati e dalla centralizzazione e condivisione di tutte le informazioni sanitarie che ruotano attorno al paziente-cittadino.
Per tali ragioni, dunque, la creazione di servizi quali la cartella clinica elettronica e – più in generale – del FSE, assurgono a tecnologie e prestazioni abilitanti dell’intero ecosistema sanitario. A tutto beneficio, ovviamente, del sistema sanitario pubblico ma, anche, degli stessi pazienti. Perché avere a disposizione i dati di tutti gli esami e delle situazioni cliniche consente di prendere decisioni più accurate a fronte della necessità di effettuare, ad esempio, determinati interventi e, perfino, di prevedere e prevenire potenziali evoluzioni di una malattia prima che essa si manifesti.

Il ruolo chiave della telemedicina nel futuro della sanità

Il Presidente del Consiglio Draghi, nel delineare il suo programma di governo, ha confermato l’indirizzo della politica di riformare la sanità territoriale, facendo diventare la casa dei pazienti il principale luogo di cura.
È l’ennesima riprova del valore che ha assunto la possibilità di decentralizzare le cure, spostando il baricentro della sanità dagli ospedali al territorio.
Uno dei mezzi che consente questo nuovo corso della sanità è proprio il digitale.
Esso, infatti, abilita la telemedicina e il telemonitoraggio dei pazienti.
Dispositivi come gli smartwatch o i tracker per le attività sportive sono sempre più diffusi ed evoluti e consentono di rilevare facilmente e in modo non invasivo una serie di parametri.
Alcuni dispositivi wearable, inoltre, grazie a particolari sensori, si avviano a svolgere addirittura il ruolo di veri e propri dispositivi medici per il controllo di parametri anche vitali del paziente e per la somministrazione di cure a distanza, aprendo la strada – pur se tra molte difficoltà di tipo regolatorio – all’autorizzazione e alla diffusione delle terapie digitali.

In riferimento alla telemedicina, si sono avute importanti evoluzioni dal punto di vista normativo. A fronte di quanto accaduto durante l’emergenza da Covid-19, infatti, le regioni si sono mosse stabilendo precise regole in relazione non solo al ricorso alla televisita, al teleconsulto e alla telerefertazione, ma anche al rimborso delle prestazioni ottenute dai pazienti attraverso tali strumenti.
A dicembre 2020, sono state anche approvate le Indicazioni Nazionali sulla Telemedicina che hanno regolato molte delle prestazioni erogabili da remoto. A tali indicazioni, nel novembre dello scorso anno, sono seguite quelle per l’erogazione di prestazioni e servizi di teleriabilitazione da parte delle professioni sanitarie, ponendo così una nuova pietra miliare nell’applicazione della telemedicina.
Telemedicina e telemonitoraggio, dunque, si avviano a essere definitivamente una concreta realtà e una grande opportunità dalle quali il sistema sanitario non potrà più prescindere.

Il ruolo dei PNRR per i servizi al cittadino

Lo sviluppo più significativo atteso nell’ambito della sanità pubblica è il PNRR, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo le previsioni della Missione 6, dovrebbe rendere disponibili fondi per 15,63 miliardi di euro, sostanzialmente con due blocchi di riforme: 7 miliardi di euro per assistenza di prossimità e telemedicina e 8,63 miliardi di euro per innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria.

Tra i diversi obiettivi del PNRR spiccano il rafforzamento dei sistemi informativi sanitari e degli strumenti digitali a tutti i livelli del sistema sanitario, anche grazie a una maggior diffusione della cartella clinica elettronica e a un ampiamento del Fascicolo Sanitario Elettronico.
L’obiettivo è fornire ai cittadini servizi migliori, nell’ambito della sanità, attraverso la realizzazione di ospedali sicuri, più tecnologici, digitali e sostenibili. Ma anche grazie alla diffusione di strumenti e servizi di telemedicina e a uno sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti che operano nel mondo dell’healthcare.

Assistenza sanitaria: la telemedicina dalla teoria alla pratica

Consentire un utilizzo più ampio della tecnologia per permettere un modello assistenziale che potenzi l’assistenza territoriale e domiciliare intervenendo proattivamente nella cura delle persone ed evitando le ospedalizzazioni: è quanto può avvenire, ad esempio, con la Digital Health Platform, un servizio di telemedicina ideato da Vodafone Business – basato su una piattaforma multicanale – con lo scopo di ottimizzare e automatizzare i processi di comunicazione in sanità.

Per la comunicazione con i pazienti, il servizio sfrutta i canali SMS, voce (tramite IVR), chatbot e App, oltre a fornire un cruscotto di monitoraggio accessibile dal personale sanitario.
Ambiti di impiego della Digital Health Platform possono essere, ad esempio, lo screening oncologico e la gestione di campagne vaccinali.
Nel primo caso, la piattaforma digitale permette di informare e sensibilizzare la popolazione in merito alla necessità e all’opportunità di fare prevenzione e migliorare gli indici di adesione ai programmi regionali di screening.

Riguardo le vaccinazioni, invece, consente di migliorare gli indici di adesione ai programmi regionali, di ottimizzare i processi operativi e l’uso di risorse umane e strumentali dedicate alle campagne, di informare correttamente gli assistiti, di migliorare la qualità, reale e percepita, del Servizio Sanitario Regionale e di ottimizzare gli investimenti.
E l’emergenza COVID ha permesso ampiamente di testarne l’efficacia.

Le soluzioni innovative per il telemonitoraggio

Sempre nell’ambito dell’assistenza sanitaria a distanza, un altro esempio di applicazione concreta è Wearables per la Telemedicina, una soluzione avanzata di telemonitoraggio – creata da Vodafone Business – che permette di acquisire da remoto, tramite dispositivi indossabili, i valori dei principali parametri vitali (come battito cardiaco, temperatura corporea, pressione arteriosa e via dicendo). Tali valori sono poi trasmessi a una piattaforma che li rende disponibili sia al soggetto stesso sia al medico curante.
Questo servizio è pensato, in particolare, per l’impiego con esami diagnostici e monitoraggio continuo di pazienti cronici o in fase post operatoria.

Esso sfrutta dispositivi di misura non invasivi per una gestione totalmente da remoto dei pazienti e delle loro problematiche. Più in dettaglio, si tratta di indossare, per alcune ore al giorno o in maniera continuativa, una particolare maglia dotata di sensori. Questi vengono connessi a un device con una SIM integrata e, quindi, possono essere controllati a distanza senza limitare in alcun modo la persona oggetto delle rilevazioni.
Una piattaforma di monitoraggio, accessibile via web o tramite un applicativo desktop, permette la visualizzazione dei dati grezzi e real time. Gli esami sono archiviati sul cloud.

Una nuova sanità pubblica

Appare evidente, dunque, come il nuovo corso della sanità pubblica non possa prescindere dal digitale. Solo grazie al suo impiego, infatti, si potranno raggiungere gli obiettivi – che si è posto in maniera decisa anche l’attuale Governo Draghi – per riuscire a migliorare il servizio agli utenti facendo diventare la casa dei pazienti il principale luogo di cura.
Centralizzazione dei dati, sanità guidata dai dati, telemedicina, telemonitoraggio e teleassistenza sono solo alcuni degli aspetti della nuova sanità pubblica, la punta di quell’iceberg che deve ancora rivelare la sua reale entità e che lo potrà fare solo dopo un’adeguata digitalizzazione del settore.
E, come visto, non mancano soluzioni concrete, affidabili e già testate per mettere sul campo queste nuove tendenze dell’innovazione digitale in sanità.

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