Reportage

Microsoft: «La IoT si fa interconnettendo oggetti e competenza di business»

Le tecnologie per la Internet of Things sono mature, ma collegare le ‘cose’ non basta. Per realizzare facilmente e rapidamente applicazioni IoT è indispensabile sfruttare anche le specifiche conoscenze dei CIO nei diversi ambiti applicativi. Ecco la visione scaturita dall’evento Symposium 2015, presso il quartier generale italiano del vendor a Milano

Pubblicato il 24 Feb 2015

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Non semplicemente Internet of Things, ma Internet of Your Things. È stato il titolo della terza edizione del Symposium 2015, che Microsoft ha organizzato a metà febbraio nell’Innovation Campus di Peschiera Borromeo, con la partecipazione di numerosi CIO italiani, provenienti da realtà impreditoriali molto differenti.

«Internet of Your Thing, perché oggi vogliamo parlare delle cose che sono nelle nostre aziende, di un fenomeno discusso nel mercato da molte persone e player, ma calato in una realtà che è la nostra», ha sottolineato Tiziana Olivieri, Direttore della Divisione Enterprise & Partner Group di Microsoft Italia.

«Pensiamo che Internet of Your Things sia un punto importante, tra i più importanti di qualsiasi digital agenda che voi stiate portando avanti all’interno delle vostre imprese», ha aggiunto, rivolgendosi a tutti i CIO presenti in platea.

A testimoniarlo, dice, è l’enorme numero di oggetti connessi, in continua crescita, e il fatto che i principali attori del comparto stanno cercando di creare valore da questo fenomeno. Ma sul tema c’è anche molto rumore, e c’è tanto bisogno di trovare risposte, in mezzo a tante domande e tecnologie differenti.

“Tipping point” raggiunto

In ogni caso, dice Olivieri, la Internet delle cose (IoT) è senza dubbio un fenomeno di ampiezza significativa, e sulla cresta dell’onda. Lo confermano alcune stime della società di ricerche Gartner: la IoT ha raggiunto il ‘tipping point’, la fase critica, in cui la tecnologia dalla pura innovazione può trasformarsi in tecnologia implementata. E i fattori che fanno pensare che tale momento è arrivato sono i costi dei device, dei microchip, che stanno scendendo, rendendo la tecnologia più abbordabile; più semplice l’interconnessione degli oggetti.

Poi c’è il software, le interfacce utente, semplificate per accostarsi alla capacità ed esperienza d’uso di qualunque consumatore.

«Esiste una grande domanda di oggetti da interconnettere, ed esiste il paradigma cloud, senza il quale sarebbe impossibile immaginare di poter gestire un volume di dati così grande come quello che viene generato dalla IoT, velocemente e su grandissima scala». Da una survey di Gartner, che sonda le opinioni di business leader nel mondo, emerge un dato chiaro: il 40% di loro ritiene che la IoT trasformerà il business, portando non solo efficienza e risparmi, ma anche nuovo valore, ricavi, opportunità di mercato.

Tuttavia, ricorda Olivieri, la IoT non è un fenomeno realmente nuovo: un’analisi della società Netconsulting indica che dal 2012 gli investimenti in quest’area hanno registrato un trend costante: dunque le aziende stanno facendo anche progetti. Ma il punto chiave è che le implementazioni realizzate sino ad oggi sono state concepite a ‘silos’, sono applicazioni molto verticalizzate e con funzioni delimitate entro certi ambiti.

«Il salto di qualità, invece, sarà passare, dall’utilizzo della IoT per progetti limitati, alla creazione di applicazioni in grado di interconnettere più sistemi». Secondo gli analisti, l’impatto di questo fenomeno di trasformazione potrà essere trasversale a tutti i settori, compreso il sociale. «In Italia, in media, il beneficio potrebbe essere pari a un 1% di PIL in più all’anno, quindi sicuramente una prospettiva molto incoraggiante», commenta la manager.

Cloud, tecnologia abilitante

Tradurre tutte le potenzialità della IoT in business reale significa disporre di reti per interconnettere gli oggetti, avere la capacità di fornire loro intelligenza, essere in grado di estrarre valore dai dati che generano. Nella visione di Microsoft il Cloud è dunque l’elemento indispensabile per implementare un ambiente IoT. Primo perché, senza Cloud, e senza la capacità computazionale in grado di elaborare velocemente enormi moli di dati, tutti questi progetti sarebbero impossibili.

Secondo, perché il Cloud fornisce anche l’intelligenza che consente di interpretare i dati secondo modelli correlati al business, e poi di estrarre informazioni di valore, che aiutano a prendere migliori decisioni imprenditoriali.

Proprio in questo contesto, Microsoft inserisce la propria offerta tecnologica, ossia i servizi Microsoft Azure per la IoT. Una soluzione che Olivieri definisce ‘end-to-end’: «Con Windows 10 abbiamo portato il nostro sistema operativo su tutti i device».

Poi la manager cita alcuni tra i pilastri fondamentali: dal servizio Machine Learning, per le analisi predittive su Cloud, a Power BI, che fornisce un’infrastruttura di business intelligence basata su Excel. A Mobile Services, un motore per l’invio di notifiche push a qualunque dispositivo (iOS, Android, Windows). Altri due elementi su cui Microsoft pone l’accento sono l’apertura, l’interoperabilità dell’ambiente Azure, e la sua flessibilità di adattamento. Azure può infatti funzionare al 100% su Cloud, ma anche essere un ambiente ibrido, con fonti dati e processi che anziché risiedere fuori, nella nuvola, sono ospitabili on-premise.

Infine, ma non certo per ultima, la sicurezza. Il Cloud, in generale, genera ancora scetticismo nei CIO, e a questo, spiega Olivieri, Microsoft risponde, già dal 2003, con l’iniziativa chiamata Trustworthy Computing, che pone al cuore dello sviluppo software proprio la sicurezza. E sottolinea che in termini di compliance il Cloud di Microsoft è l’unico a rispondere al 100% alle restrittive normative di data privacy della Comunità europea.

Essendo oggi disponibile la tecnologia per connettere gli oggetti in modo semplice, diventa anche possibile estendere i progetti IoT da un settore a un altro, una volta che se ne individuano le opportunità applicative. E questo, chiarisce Olivieri, significa “spaccare i silos” e interconnettere tra loro i sistemi. Ma per farlo, serve un ultimo ingrediente, e cioè la competenza, l’intelligenza di business dei CIO. Solo infatti comprendendo il contesto di mercato e la particolare evoluzione di un dato settore diventa possibile generare valore e realizzare progetti IoT in modo rapido e produttivo.

Qualcuno lo ha già fatto. Due i casi utente posti in evidenza. AEG Power Solutions, fornitore globale di soluzioni per la protezione dell’alimentazione elettrica, in collaborazione con Microsoft e il partner software Solair, ha realizzato un sistema di monitoraggio dei gruppi di continuità (UPS) in grado di ottimizzare le operazioni di manutenzione degli UPS installati presso le sedi dei clienti. L’altro user case interessante è quello di Siemens Italia che, in partnership con Enel, ha utilizzato la piattaforma Azure per sviluppare un sistema di gestione dell’energia per la smart grid che alimenterà le infrastrutture di Expo Milano 2015.

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