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Data Center, il traffico triplicherà in quattro anni. E il 76% sarà Cloud

Il Cisco Global Cloud Index conferma la crescita del peso dello storage personale, ma i servizi “public” rimarranno minoranza: nel 2018 il 70% dei workload Cloud sarà in ambienti privati, e sarà sempre più sentita l’esigenza di gestire passaggi di workload da ambienti privati a pubblici e viceversa. L’Italia è fuori da tutte le graduatorie di “cloud readiness”, sia per reti fisse che mobili

Pubblicato il 13 Gen 2015

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La tendenza di crescita del Cloud Computing nell’insieme è ormai assodata, confermata in un modo o nell’altro da tutte le indagini e analisi di mercato. Meno prevedibile invece, soprattutto rispetto alle intenzioni originarie della tecnologia, è l’evoluzione delle modalità di impiego. Molto interessanti in questo senso risultano i numerosi spunti della quarta edizione del Cisco Global Cloud Index, che prima di tutto conferma una crescita globale ormai in fase di consolidamento.

Secondo la ricerca, nel corso dei prossimi cinque anni l’accesso ai data center triplicherà e il Cloud rappresenterà il 76% del traffico totale. Il contributo principale arriverà però dal mondo consumer e da contesti privati. Grazie anche al fatto che entro il 2018 la metà della popolazione mondiale – che secondo le Nazioni Unite a quell’epoca sarà di 7,6 miliardi di persone – disporrà di accesso residenziale, e più di metà (53%) dei contenuti di questi utenti sarà gestita attraverso servizi di storage personale.

Nella visione globale della ricerca, l’Italia appare al di fuori delle principali graduatorie per volumi di traffico e ampiezza di banda sia fissa sia mobile, e di conseguenza nella capacità di favorire l’avvento del Cloud. Soltanto Cipro condivide con l’Italia la definizione di nazione europea “emergente” per crescita dell’infrastruttura. Complessivamente, dal 2013 al 2018, il traffico data center globale è destinato a triplicare, con un CAGR del 23%, crescendo da 3,1 zettabyte all’anno nel 2013 a 8,6 zettabyte all’anno nel 2018. RIcordiamo che uno zettabyte è un miliardo di terabyte: in termini concreti, 8,6 zettabyte equivalgono a 250mila volte lo streaming in UHD (ultra-high definition) di tutti i film (circa mezzo milione) e spettacoli televisivi (3 milioni) fino a oggi prodotti nel mondo.

Un aspetto interessante della ricerca è come il traffico Cloud globale stia crescendo più rapidamente del traffico data center complessivo globale. Nel 2013 infatti, il Cloud ha rappresentato il 54% del traffico data center totale mentre nel 2018 rappresenterà il 76%. Per traffico data center si intende quello verso l’utente e quello da data center a data center, oltre al traffico all’interno.

Tendenze quali l’impiego di più dispositivi da parte dell’utente finale, e la diffusione di soluzioni sviluppate direttamente in ottica Cloud, e non adattate, contribuiranno entro il 2018 a un’importante affermazione in ambito consumer. Al 53% di utenti Internet residenziali dotati di storage cloud personale, corrisponderà un traffico consumer medio per utente pari a 811 MB al mese, più del quadruplo dei 186 MB riscontrati nel 2013.

Nonostante questo però la grande maggioranza dei workload di Cloud Computing sono processati in ambienti Cloud privati, e la tendenza continuerà, perché secondo il Global Cloud Index di Cisco nel 2018 circa il 70% dei workload Cloud sarà in ambienti Private Cloud, e sarà sempre più sentita l’esigenza di gestire passaggi di workload da ambienti privati ad ambienti pubblici, e viceversa.

Le difficoltà dell’Italia a reggere il passo con i Paesi più avanzati emergono dall’assenza del nostro Paese nella graduatoria relativa al 2014, comprendente 109 Paesi valutati come in grado di soddisfare i requisiti applicativi per le reti fisse in ambito Cloud. Trenta in più rispetto all’anno precedente. Inoltre, sono 52 i Paesi in linea con i criteri applicativi per le reti mobili, dieci più del 2013. Una valutazione basata su velocità di upload/download e le latenze medie e mediane, calcolate in base all’analisi di test di velocità delle reti fisse e mobile globali.

Nella lista, stilata non come classifica, dei dieci Paesi con le migliori prestazioni della rete fissa, non può fare a meno di colpire la presenza della Romania, che insieme a Olanda, Svezia, Svizzera e Lussemburgo colloca l’Europa in posizione di avanguardia. Più delicato il discorso relativo alla reti mobili, dove oltre alla conferma del solo Lussemburgo, l’Europa è rappresentata da Danimarca e Belgio. L’Italia invece, resta fuori anche dai Paesi in grado di registrare significativi passi avanti nelle infrastrutture.

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