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Cloud, chi decide tra business e IT? La partita resta aperta

Tra i dati del rapporto annuale RightScale emerge ancora una netta distanza di vedute sui ruoli nelle strategie di migrazione e gestione dei sistemi informativi nella “nuvola”. Ai manager di linea che reclamano maggiore autonomia nel nome della flessibilità, il CIO replica rivendicando la competenza sull’argomento

Pubblicato il 10 Apr 2015

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Il 93% delle aziende ha ormai introdotto il cloud nella propria infrastruttura. In particolare, il 58% applica una strategia mista pubblico/privato, mentre il 30% ha optato solo per la modalità pubblica e una minima parte, il 5%, si limita esclusivamente a quella privata. Solo il 3% è intenzionato a restarne fuori ancora per tutto il 2015. D’altra parte, in un anno è passato dal 25% al 33% chi si dice impegnato a estendere la portata del cloud computing. In discesa, dal 29% al 27% chi si dichiara ancora in fase di primo approccio

Sono i principali risultati dell’indagine State of the Cloud 2015 di RightScale, che tra le molte analisi sullo stato del cloud computing si distingue per l’estensione su scala internazionale e per il numero di intervistati. I 939 soggetti individuati come esperti sull’argomento, risultano infatti estremamente distribuiti per categoria, dimensione di azienda e residenza. Il 18% del campione opera in Europa, mentre il 45% è riferito ad aziende inferiori ai cento dipendenti. Nel complesso, due terzi vengono classificati nel contesto PMI.

Tra i diversi dati presentati dal rapporto, uno in particolare merita attenzione, quello relativo al tanto discusso rapporto tra responsabili IT e delle altre business line sulla competenza decisionale sull’argomento Cloud. All’apparenza, il 62% che attribuisce all’IT il potere decisionale in fase di acquisto può essere interpretato come una buona forma di controllo del CIO. In pratica esiste comunque oltre un terzo, il restante 38% di fatto escluso da scelte le cui conseguenze ricadono comunque sul reparto IT.

Fattori quali velocità d’azione nell’adottare le funzionalità desiderate, e desiderio di assumere il controllo, portano di fatto a un conflitto di ruolo per buona parte ancora da risolvere. Negli ambienti business infatti resta alta la pressione affinchè il ruolo dei responsabili IT sia ridimensionato in fase decisionale. La ragione principale, l’esigenza di maggiore flessibilità nell’agire, contrastata da troppa prudenza nell’introdurre nuovi strumenti cloud. La risposta non tarda ad arrivare. Nel giro di un anno infatti, i responsabili IT che considerano la sicurezza quale maggiore ostacolo all’adozione del cloud sono scesi dal 47% al 41%. D’altra parte, aumenta la pressione a livello manageriale, dove la nuova architettura aperta viene considerata una priorità nel 28% dei casi, contro il 18% di un anno fa.

Una comunione di intenti estesa resta tuttavia lontana. L’unico aspetto sul quale i punti di vista coincidono, è il 40% che su entrambi i fronti riconosce al dipartimento IT il ruolo di broker per i servizi da adottare. Grande differenza invece sulla scelta degli strumenti. Il 59% degli informatici che rivendica il diritto di decisione nel contesto pubblico è in contrasto con il 34% dei business manager disposto a riconoscerlo. Un divario confermato anche sul ruolo di chi debba stabilire tempi e regole. Il 55% pronto a rivendicare il diritto dell’IT a gestire in toto l’adozione contrasta con il 39% della componente business disposto a cedere la responsabilità. Un divario vicino a quello relativo alla stesura delle policy sulle modalità d’uso, con un 53% rivendicato dai CIO contro il 31% riconosciuto dai business manager.

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